Suppl.
Ord. G.U. n. 114 del 16-05-08
Decreto Ministeriale del
28/03/2008
Linee guida per il superamento delle barriere
architettoniche nei luoghi di interesse culturale.
IL MINISTRO
PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
Visti gli articoli 3, comma 2 e 9
della Costituzione;
Visto il decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368,
recante «Istituzione del Ministero per i beni e le attivita' culturali», come
modificato dal decreto legislativo 8 gennaio 2004, n. 3;
Visto il decreto
del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007, n. 233, recante «Regolamento
di riorganizzazione del Ministero per i beni e le attivita' culturali, a norma
dell'art. 1, comma 404, della legge 27 dicembre 2006, n. 296»;
Visto il
decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il «Codice dei beni
culturali e del paesaggio ai sensi dell'art. 10 della legge 6 luglio 2002, n.
137», e successive modifiche ed integrazioni, di seguito denominato «Codice»; ed
in particolare gli articoli 3 e 6 che individuano nella fruizione pubblica del
patrimonio culturale italiano il fine istituzionale delle attivita' di tutela e
valorizzazione dello stesso, nonche' l'art. 4 che stabilisce che le funzioni di
tutela del patrimonio culturale sono attribuite allo Stato ed esercitate dal
Ministero per i beni e le attivita' culturali;
Visto altresi' l'art. 29,
comma 5 del predetto Codice, il quale dispone che il Ministero per i beni e le
attivita' culturali definisce, anche con il concorso con le regioni e con la
collaborazione delle universita' e degli istituti di ricerca competenti, linee
di indirizzo, norme tecniche, criteri e modelli di intervento in materia di
conservazione dei beni culturali;
Visto il decreto del Ministro per i
beni e le attivita' culturali del 26 febbraio 2007 istitutivo della «Commissione
per l'analisi delle problematiche relative alla disabilita' nello specifico
settore dei beni e delle attivita' culturali», nonche' i successivi decreti
integrativi del 29 novembre 2007 e del 30 gennaio 2008;
Premesso che e'
necessario garantire ad ogni cittadino la possibilita' di accesso e fruizione
del patrimonio culturale italiano, nonche' favorirne la conoscenza, anche per
finalita' di sviluppo della cultura, ai sensi dell'art. 9 della
Costituzione;
Premesso che l'integrazione delle persone con disabilita'
nella vita quotidiana rientra nel piu' ampio principio di uguaglianza garantito
dall'art. 3 della Costituzione e che le problematiche relative all'integrazione
e all'individuazione di percorsi di progettazione utili ad abbattere le barriere
materiali e culturali sono state oggetto di attenzione da parte
dell'Organizzazione delle Nazioni Unite sin dal 1992, del Parlamento europeo e
della Commissione nonche' del Consiglio d'Europa;
Premesso che la
Convenzione dei diritti delle persone con disabilita', adottata dall'Assemblea
generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, prevede all'art. 30 una
specifica attenzione per il settore della vita culturale e per l'accesso delle
persone con disabilita' al patrimonio culturale;
Premesso che l'Istituto
per la classificazione internazionale del funzionamento, della disabilita' e
della salute (ICF) ha favorito l'evolversi del concetto di disabilita', dal
modello medico a quello bio-psico-sociale, richiamando l'attenzione sulle
possibilita' di partecipazione, negate o favorite dalle condizioni ambientali e
inducendo pertanto gli operatori pubblici e privati alla individuazione ed alla
conduzione di azioni positive per assicurare la efficace e piena integrazione di
tutti i cittadini e la loro partecipazione alla vita sociale in ogni suo
aspetto, ivi compreso quello culturale;
Premesso che le azioni positive
svolte per garantire l'accessibilita' al patrimonio culturale italiano possono
costituire anche un mezzo per favorire lo sviluppo civile ed economico del
Paese;
Considerato che la fruizione pubblica del patrimonio culturale
italiano, ai sensi dell'art. 3 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, e'
il fine istituzionale delle attivita' di tutela e valorizzazione esplicate con
riguardo a detto patrimonio;
Considerato altresi' che l'applicazione
delle normative vigenti in materia di superamento delle barriere architettoniche
e' elemento costitutivo di qualunque tipo di intervento di tutela e
valorizzazione del patrimonio culturale italiano;
Rilevato che ai sensi
del comma 2 dell'art. 1 del decreto del Ministro per i beni e le attivita'
culturali del 26 febbraio 2007 tra i compiti della «Commissione per l'analisi
delle problematiche relative alla disabilita' nello specifico settore dei beni e
delle attivita' culturali» rientra la predisposizione di linee guida di
intervento da tradurre in strumenti operativi volti a favorire l'accessibilita'
ai beni e alle attivita' culturali alle persone con disabilita';
Rilevato
altresi' che ai sensi dell'art. 2 del suddetto decreto e delle successive
integrazioni la «Commissione per l'analisi delle problematiche relative alla
disabilita' nello specifico settore dei beni e delle attivita' culturali»
risulta costituita da dirigenti del Ministero per i beni e le attivita'
culturali, rappresentanti delle universita', esperti della materia,
rappresentanti delle associazioni del settore;
Rilevato che la suddetta
Commissione ha evidenziato quale obiettivo prioritario da perseguire la
definizione di indirizzi operativi per garantire l'accessibilita' e fruibilita'
agli istituti e luoghi della cultura nel rispetto delle istanze della tutela e
valorizzazione degli stessi;
Valutato il documento predisposto in tal
senso nell'ambito dalla suddetta Commissione dal titolo «Linee guida per il
superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse
culturale»;
Acquisito il parere della Conferenza Stato-regioni in data 26
marzo 2008;
Decreta:
Art. 1.
Sono approvate le linee
guida per il superamento delle barriere architettoniche negli istituti e luoghi
della cultura, come definite nell'allegato A del presente decreto, del quale
costituisce parte integrante e sostanziale.
ALLEGATO A
LINEE GUIDA PER IL SUPERAMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE NEI
LUOGHI DI INTERESSE CULTURALE
Premessa
Queste Linee Guida
sono rivolte a tutti coloro, architetti e ingegneri in primo luogo, funzionari
di amministrazioni pubbliche o liberi professionisti, che nel corso della
propria attività si trovano ad affrontare, seppur con ruoli diversi
(responsabili del procedimento, soggetti fìnanziatori, progettisti, direttori
dei lavori, collaudatori), il tema dell'accessibilità nell'ambito dei luoghi di
interesse culturale.
Il primo quesito emerso nella redazione di questo
documento ha riguardato una questione di natura terminologica. Trattando
prevalentemente di spazi ed ambienti già esistenti, ci si è interrogati,
infatti, sull'opportunità di parlare effettivamente di "accessibilità" - intesa,
secondo le norme vigenti, come "la possibilità, anche per persone con ridotta o
impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l'edificio e le sue
singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne
spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia" - o se
fosse più appropriato riferirsi al concetto, apparentemente più limitativo, di
"superamento delle barriere architettoniche" .
È indubbio che per i nuovi
immobili può ormai rilevarsi una diffusa tendenza a rivolgere fin dalla sua
genesi il progetto verso una "utenza ampliata" - in accordo con alcuni
fondamentali principi condivisi a livello internazionale, sintetizzati nel
concetto di universal design - tanto da rendere più che appropriato
l'impiego del termine "accessibilità". Tale orientamento, tuttavia, può
difficilmente essere applicato agli interventi sul patrimonio architettonico,
dove la presenza di condizioni pensate esclusivamente per ristrette fasce di
utenza appare spesso legata sia all'identità stessa degli immobili oggetto di
tutela, che alle loro particolari vicende storiche. A rigor di termini, dunque,
è necessario ancora parlare di superamento delle barriere architettoniche che il
costruito storico presenta, ad esso strettamente connaturate. Si è ritenuto
opportuno, pertanto, richiamare fin dal titolo tale specifica declinazione
dell'accessibilità, adottando la dizione di "superamento delle barriere
architettoniche nei luoghi di interesse culturale".
Nell'impostazione
fondamentale delle presenti Linee Guida si è cercato di superare la logica da
manuale di progettazione, evitando di suggerire soluzioni preconfezionate. Il
testo si propone dunque come strumento per stimolare la riflessione su un tema
la cui complessità viene spesso sottovalutata (si pensi ad esempio alle
cosiddette "barriere percettive" quasi sempre ignorate), al fine di superare la
prassi corrente della mera "messa a norma", evidenziando come le problematiche
connesse con l'accessibilità costituiscano la base stessa della progettazione e
della disciplina del restauro.
Si tratta, pertanto, di un documento sempre
rivedibile e aggiornabile in quanto, avanzando le conoscenze e gli studi, esso
dovrà necessariamente adeguarsi ai futuri sviluppi e alle esperienze
elaborate.
l. Introduzione
1.1 Conservazione e
accessibilità
È soltanto a partire dalla fine degli anni '80 che la
disciplina del restauro ha iniziato a confrontarsi con il tema
dell'accessibilità - a seguito dell'approvazione della legge 13/89 e del suo
regolamento di attuazione, il D.M. 236/89 - benché fin dal 1971 fossero presenti
in Italia precise disposizioni normative a riguardo. Rivolti agli edifici
privati, i due provvedimenti del 1989 si estendevano infatti esplicitamente
all'adeguamento di fabbriche esistenti, se sottoposte a ristrutturazione,
prevedendo procedure semplificate per gli immobili vincolati dalle leggi di
tutela, tra cui il silenzio-assenso nell'approvazione dei progetti in
Soprintendenza. Per la prima volta, inoltre, veniva introdotta una normativa a
carattere prestazionale, più tardi estesa anche agli edifici pubblici con la
legge 104 del 1992 ed il D.P.R 503 del 1996, che avrebbe ispirato una
significativa riflessione sul tema dell'accessibilità nel settore della tutela e
del restauro, anche alla luce dei più recenti orientamenti teorici della
disciplina della conservazione.
Allo stato attuale, possono ritenersi ormai
acquisiti alcuni principi fondamentali, che vedono il tema dell'accessibilità
collocarsi a pieno diritto all'interno del progetto di restauro, compreso ormai
nel più ampio concetto di "conservazione integrata". Lo stretto legame tra
monumento ed uso, infatti ribadito più volte non soltanto come migliore garanzia
per la conservazione del patrimonio, ma come condizione intrinseca
dell'architettura, per la quale non possono valere esclusivamente istanze di
"pura contemplazione" (1) - conduce a considerare il restauro come un
intervento "che non deve, come troppo spesso avviene, sottrarre al godimento
le opere, ma che ha lo scopo di salvarle consentendo che sussistano il più a
lungo possibile, come parti esteticamente e storicamente vive della nostra
società" (2)
Partendo dunque da un iniziale approccio
riduttivo, che limitava il problema delle barriere architettoniche ad una
semplice ottemperanza normativa - ritenuta quasi sempre in contrasto con le
istanze della tutela - si è giunti a comprendere il tema dell'accessibilità nel
più complesso ambito del rapporto tra conservazione e fruizione del patrimonio
architettonico. Occorre in proposito evidenziare che, in linea generale, non
esistono elementi aprioristici di incompatibilità tra la salvaguardia degli
immobili vincolati ed il loro adeguamento alla normativa per una fruizione
generalizzata degli spazi. Ciò anche alla luce di una mutata percezione della
condizione di disabilità, passata da evento "eccezionale" a fenomeno comune e
diffuso, come dimostrato dal notevole incremento delle percentuali europee, e
dal significativo ampliamento del concetto stesso di disabilità, esteso oggi
anche a situazioni transitorie, come la gravidanza, la convalescenza, la
temporanea immobilizzazione di un arto, ma anche la più semplice necessità di
trasportare oggetti pesanti.
Il tema dell'accessibilità è senza dubbio uno
dei più determinanti dal punto di vista della vivibilità degli spazi costruiti e
costituisce dunque una essenziale caratteristica qualitativa dell'immobile e
delle sue attrezzature. Tutto ciò vale, a maggior ragione, per gli immobili di
interesse culturale, in quanto gli stessi rappresentano generalmente luoghi
della memoria o "spazi preziosi" per la collettività, da utilizzarsi per
attività ed eventi che devono comunque risultare accessibili ed "accoglienti"
per tutti, trasformando così i vincoli in opportunità di partecipazione
(3). In tale prospettiva, le istanze dell'accessibilità "devono
considerarsi come normali elementi di progetto, quali la sicurezza, la solidità
strutturale, il comfort termoigrometrico, le norme edilizie e urbanistiche, le
disponibilità economiche, gli stessi principi-guida del restauro:
distinguibilità, reversibilità, compatibilità fisico-chimica, autenticità
espressiva. Il tutto diventa più facile se si accetta una condizione progressiva
e 'critica' del restauro (inteso come atto proprio del tempo presente) e non una
congelante, regressiva linea di ripristino più o meno .filologico o 'in stile'.
Il restauro infatti, guarda al futuro e non al passato. (4)
Se
il tema dell'accessibilità rientra pienamente nell'ambito del progetto di
restauro, è facilmente dimostrabile come esso si presenti fin dalle sue scelte
preliminari, potremmo dire già a partire dalla fase conoscitiva che interessa un
manufatto oggetto di tutela. Riferendoci infatti per un momento ai principi
teorici della disciplina e considerando che, al di là delle più recenti
riflessioni, può ritenersi ancora valida la concezione che individua le radici
dell'intervento di restauro in un preventivo "riconoscimento" dei molteplici
valori che caratterizzano un bene culturale, è possibile mostrare come già in
questa prima fase il tema dell'accessibilità appaia strettamente connaturato con
le ragioni stesse della conservazione. Nella sua celebre Teoria del restauro,
infatti, Cesare Brandi definisce il citato riconoscimento come esperienza
propria dell'individuo, precisando tuttavia che, nel momento stesso della
percezione individuale, tale riconoscimento "appartiene alla coscienza
universale, e l'individuo che gode di quella rivelazione immediata si pone
immediatamente l'imperativo categorico, come l'imperativo morale, della
conservazione"(5). Com'è stato osservato, dunque, tale
"richiamo al carattere collettivo della coscienza, e alla necessità che
l'esperienza del riconoscimento si ripeta nuovamente in altri fruitori, sembra
mostrare chiaramente come il problema di una completa accessibilità si manifesti
almeno sul piano teorico molto prima dell'intervento di restauro, fin dal primo
contatto con un bene di interesse culturale" (6).
Chiarito
quindi che il confronto con il problema del l'accessibilità di un edificio o di
un sito emerge già nell'approccio conoscitivo verso il patrimonio, è evidente
che esso accompagnerà il progetto di restauro in tutto il suo sviluppo, in
particolare nella progettazione preliminare dell'intervento, durante la quale si
definiscono le scelte relative alla destinazione d'uso e se ne valuta la
compatibilità con il bene oggetto di tutela. Proprio in questa fase - ma in una
certa misura già nel corso delle prime operazioni di rilievo della fabbrica
(7) è infatti possibile individuare punti di "minor resistenza"
dell'edificio su cui si interviene, idonei a collocare le necessarie opere di
adeguamento, pur con tutta la consapevolezza del rischio di definire diversi
"gradi" di tutela all'interno di uno stesso bene, che andrebbe salvaguardato
nella sua maggiore integrità possibile.
Occorre in proposito ricordare che in
alcuni casi l'accessibilità totale di un edificio o di un sito può realmente
rappresentare una condizione di pericolo per la sua conservazione. Un esempio
tipico è costituito dai siti di interesse culturale o paesaggistico in cui la
necessità di ridurre al minimo l'impatto antropico porta a limitare il numero
dei visitatori, come le Grotte di Altamira o il Cenacolo di
Leonardo(8). Analoghi casi si potrebbero riscontrare nei confronti di
particolari tipologie di beni culturali, come la Torre di Pisa o più in generale
le strutture a cupola, in cui gli interventi di adeguamento sarebbero di tale
impatto da entrare in contrasto con le più elementari istanze di tutela. Senza
dimenticare, inoltre, casi "estremi" in cui l'inaccessibilità rappresenta
l'essenza stessa del bene da salvaguardare, come la vetta del monte Bianco
(9).
In queste situazioni diventa fondamentale predisporre
adeguate misure compensative (postazioni multimediali, telecamere in presa
diretta, pubblicazioni, modelli tridimensionali, ecc.) che permettano comunque,
seppur in forma indiretta, la conoscenza e la valorizzazione dei luoghi. In
tutti i casi, la verifica della compatibilità della destinazione d'uso con le
istanze dell'accessibilità costituisce un passaggio fondamentale. La scelta di
una funzione d'uso poco invasiva, così come un' attenta organizzazione
distributiva del progetto, può ridurre l'impatto degli interventi di
adeguamento, consentendo di muoversi nell'ambito del requisito della
visitabilità, che appare sicuramente più compatibile con alcune particolari
situazioni che caratterizzano immobili fortemente stratificati ed articolati.
Inteso come accessibilità limitata alle parti essenziali dell'edificio, tale
requisito comporta in generale interventi più misurati, che si traducono,
secondo la normativa, nel garantire l'accesso ad almeno un servizio igienico ed
agli spazi di incontro e relazione. A questi ultimi vanno aggiunti,
naturalmente, gli ambienti più significativi di un edificio o di un sito,
fondamentali tanto per la comprensione della sua identità architettonica che per
la fruizione di tutti i suoi valori, intesi come "spazi preziosi" irrinunciabili
per l'intera collettività.
Molteplici riflessioni conducono dunque a
collocare il tema dell'accessibilità tra i nodi centrali del progetto di
restauro, in stretta relazione con il significato più profondo che la stessa
disciplina della conservazione contiene nei suoi assunti di principio. Se è vero
infatti che "un bene non è tale se non è fruibile" e che "la pura contemplazione
non appartiene all'architettura" (10), il superamento delle barriere
architettoniche non costituisce altro che uno degli aspetti sostanziali della
conservazione, da valutare all'interno del più ampio problema dell'uso
compatibile di un edificio o di un sito di interesse statico e
culturale.
____________
(1) A. Bellini, La pura
contemplazione non appartiene all'architettura, In "TeMa", n.1, 1998, p. 3;
cfr. anche R. Picone, Conservazione e accessibilità. Il superamento delle
barriere architettoniche negli edifici e nei siti storici, Arte tipografica,
Napoli 2004.
(2) G. Carbonara, Teoria e metodi del
restauro, in Id. (a cura di), Trattato di restauro architettonico,
Utet, Torino 1996. vol. I, p. 92.
(3) F. Vescovo, Barriere
architettoniche, in Enciclopedia Italiana G. Treccani, XXI secolo, settima
appendice, Roma 2006, p. 178.
(4) G. Carbonara, Testo della
lezione tenuta alla X edizione del corso post-lauream "Progettare per tutti
senza barriere architettoniche", Roma 2002 (dal silo
www.progettarepertulli.org).
(5) C. Brandi. Teoria del
restauro, Edizioni di storia e letteratura, Roma 963; Einaudi, Torino 1977.
da cui si cita, pp. 6-7.
(6) A. Pane, L'accessibilità nel
progetto di restauro, in R. Picone, Conservazione e accessibilità,
cit., p. 63.
(7) S. Della Torre Il progetto di una
conservazione senza barriere, in "TeMa", n. 1, 1998, p.
20.
(8) A. Pane, L 'accessibilità nel progetto di restauro,
cit, p. 64.
(9) A. Arenghi, Accessibilità degli edifici storici
e vincolati. 2005 (dal sito www.progettarepertutti.org).
(10)
A. Bellini, La pura contemplazione, cit., p.
3.
____________
1.2 Alcuni concetti base
Per la maggior
parte dei progettisti il superamento delle barriere architettoniche è
semplicemente un obbligo normativo; gli interventi che ne conseguono risultano
nella maggior parte dei casi incoerenti e appariscenti, oltre che limitati alla
progettazione di "rampe" e "servizi igienici per handicappati" in quanto
condizionati dallo stereotipo dell'individuo disabile visto unicamente come una
persona su sedia a ruote. Il concetto di persona con disabilità è, invece, molto
più ampio e comprende chiunque, in maniera permanente o temporanea, si trovi ad
avere delle difficoltà nei movimenti (cardiopatici, donne in gravidanza, persone
con passeggino, individui convalescenti o con un'ingessatura agli arti, obesi,
anziani, bambini, ecc.) o nelle percezioni sensoriali (ciechi e ipovedenti,
sordi e ipoacusici), nonché, le persone con difficoltà cognitive o
psicologiche.
Di recente, con la "Classificazione Internazionale del
Funzionamento, della Disabilità e della Salute"11 (ICF), elaborata
nel 2001 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, il concetto di disabilità è
stato esteso dal modello medico a quello bio-psico-sociale, richiamando
l'attenzione sulle possibilità di partecipazione delle persone, negate o
favorite dalle condizioni ambientali (in particolare i termini menomazione,
disabilità ed handicap presenti nelle precedenti classificazioni sono stati
sostituiti con quelli di funzione, attività e partecipazione). L'attenzione
viene così spostata dalla disabilità della persona all'ambiente, che può
presentare delle barriere, creando così l'eventuale handicap, o, viceversa, dei
facilitatori ambientali che annullano le limitazioni e favoriscono la piena
partecipazione sociale.
Tale concetto è stato ribadito anche nella
"Convenzione dei Diritti delle persone con disabilità" delle Nazioni
Unite12 in cui la disabilità viene definita come "il risultato
dell'interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed
ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla
società sulla base di uguaglianza con gli altri". Non è quindi sufficiente
soltanto garantire diritti alle persone, ma è anche necessario assicurare che le
persone possano fattibilmente accedere e fruire di ciò che è garantito da tali
diritti.
Tale concetto, d'altra parte, costituisce la base su cui è fondata
la Repubblica Italiana a partire dalla Costituzione che all'art. 3 cita: "Tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di lingua, di religione, dì opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e
l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese".
Anche il termine "barriera architettonica"
viene spesso frainteso e interpretato nel senso limitativo e semplicistico
dell'ostacolo fisico. Se questo era effettivamente il suo significato nei primi
riferimenti normativi, con l'emanazione della legge 13/89 e del suo regolamento
di attuazione D.M. 236/89, il significato del termine è stato notevolmente
ampliato giungendo a definire le "barriere architettoniche" come:
a. gli
ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in
particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria
ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;
b. gli ostacoli che
limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti,
attrezzature o componenti;
c. la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che
permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di
pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e
per i sordi 13 .
Il concetto di barriera architettonica è, quindi,
molto più esteso e articolato di quanto può apparire a prima vista e comprende
elementi della più svariata natura, che possono essere causa di limitazioni
percettive, oltre che fisiche, o particolari conformazioni degli oggetti e dei
luoghi che possono risultare fonte di disorientamento, di affaticamento, di
disagio o di pericolo. Sono quindi barriere architettoniche non solo i gradini o
i passaggi troppo angusti, ma anche i percorsi con pavimentazione
sdrucciolevole, irregolare o sconnessa, le scale prive di corrimano, le rampe
con forte pendenza o troppo lunghe, i luoghi d'attesa privi di sistemi di seduta
o di protezione dagli agenti atmosferici se all'aperto, i terminali degli
impianti posizionati troppo in alto o troppo in basso, la mancanza di
indicazioni che favoriscano l'orientamento o l'individuazione delle fonti di
pericolo, ecc.
Molto importante è anche il principio, richiamato più volte
nella definizione normativa, che le barriere architettoniche sono un ostacolo
per "chiunque", quindi non solo per particolari categorie di persone in
condizioni di disabilità, ma per tutti i potenziali fruitori di un bene.
Diventa, quindi, fondamentale analizzare le esigenze non solo di eventuali
utenti esterni, ma anche di tutti coloro che per i più svariati motivi si
trovano a dover utilizzare spazi non prettamente frequentati dal pubblico (area
del presbiterio nel caso di luoghi di culto in quanto anche gli officianti
possono avere delle disabilità; palcoscenico, camerini, locali tecnici nel caso
di teatri in quanto anche gli attori o i tecnici possono essere persone con
disabilità, ecc.).
Da sottolineare, anche, il riferimento nella definizione
normativa alle "attrezzature o componenti": gli interventi per il superamento
delle barriere architettoniche non devono limitarsi agli ostacoli
architettonici, ma vanno presi in considerazione anche gli arredi e qualsiasi
altro componente o attrezzatura indispensabile per la fruibilità degli
ambienti.
Altro concetto è, invece, la differenza tra i diversi livelli
qualitativi di fruibilità degli spazi: nelle disposizioni normative attualmente
in vigore sono stati introdotti al riguardo i termini di accessibilità.
visitabilità e adattabilità:
- "accessibilità": possibilità, anche per le
persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere
l'edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi
agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata
sicurezza e autonomia14;
- "visitabilità": possibilità, anche da
parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di
accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico di ogni unità
immobiliare. Sono spazi di relazione gli spazi di soggiorno o pranzo
dell'alloggio e quelli dei luoghi di lavoro, servizio ed incontro, nei quali il
cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta15;
-
"adattabilità": possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi
limitati, allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da
parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o
sensoriale16 .
Per ciascuno dei tre gradi di fruibilità le
normative fissano caratteristiche prestazionali che le varie unità ambientali
(porte, esterni, ecc.) devono soddisfare.
Spesso si tende a differenziare il
concetto di accessibilità da quello di fruibilità: il termine "accessibilità",
esplicitamente definito dalle leggi in vigore, rimanda al rispetto di precise
disposizioni normative affinché spazi e attrezzature possano essere utilizzati
in piena autonomia e sicurezza da persone con disabilità; il termine
"fruibilità", invece, fa riferimento alla effettiva possibilità di utilizzazione
di un ambiente o un'attrezzatura da parte di persone con disabilità seppur non
esplicitamente progettati per tale scopo. Per cui un ambiente o un'attrezzatura,
pur non essendo a norma di legge accessibile, può essere comunque fruibile se
presenta caratteristiche dimensionali, tipologiche, di raggiungibilità o è
oggetto di scelte gestionali che ne permettano l'utilizzo da parte di persone
con disabilità. D'altra parte c'è da osservare che ambienti considerati
accessibili possono di fatto risultare non fruibili: un ascensore, seppur
correttamente dimensionato e installato, rende l'ambiente non fruibile se non è
utilizzabile per un guasto tecnico; un percorso di larghezza e pendenza adeguate
non è fruibile se lungo di esso vengono posizionati ostacoli di vario tipo
(piante, cestini portarifiuti, veicoli, ecc.) o se presenta parti sconnesse per
la mancanza di interventi di manutenzione.
Molto spesso viene utilizzato
anche il termine di "accessibilità condizionata" che, secondo la definizione
normativa, indica la presenza negli edifici pubblici di "un sistema di chiamata
per attivare un servizio di assistenza tale da consentire alle persone con
ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale la fruizione dei servizi
espletati"17 .Tale concerto, introdotto dalla normativa solo come
intervento transitorio nell'attesa del prescritto adeguamento, è stato esteso
erroneamente, nell'accezione comune, a situazioni che richiedano, ai fini
dell'accessibilità, la presenza di un accompagnatore o, comunque, di un aiuto
aggiuntivo.
Il concetto di accessibilità, introdotto a livello normativo
nell'ambito delle strutture edilizie e delle immediate pertinenze, è stato
meglio precisato nel D.P.R 503/96 relativamente agli spazi urbani18.
In molte disposizioni legislative, soprattutto a carattere regionale, e in varie
linee guida elaborate sul tema delle barriere architettoniche è stato, quindi,
introdotto anche il concetto di "accessibilità urbana", pur non dandone nella
maggior parte dei casi una definizione dettagliata o comunque univoca. In linea
di massima per accessibilità urbana si intende l'insieme delle caratteristiche
spaziali, distributive ed organizzativo-gestionali dell'ambiente costruito, che
siano in grado di consentire la fruizione agevole, in condizioni di adeguata
sicurezza ed autonomia, dei luoghi e delle attrezzature della città, anche da
parte delle persone con ridotte o impedite capacità motorie, sensoriali o
psicocognitive.
Come si evince da queste brevi considerazioni, alcuni
concetti come barriere architettoniche e accessibilità hanno, a norma di legge,
un significato molto più complesso di quello che comunemente si intende; di
conseguenza anche gli interventi ad essi connessi coprono un campo molto più
ampio rispetto all'idea riduttiva di un semplice ausilio per "pochi
sfortunati".
____________
11 Lo scopo generale dell'ICF
è quello di fornire un linguaggio standard e unificato che serva da modello di
riferimento per la descrizione delle componenti della salute e delle situazioni
ad essa correlate. L'Italia è tra i paesi che hanno attivamente partecipato alla
sua validazione.
12 Adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni
Unite il 13 dicembre 2006: è stata firmata per l'Italia dal Ministro della
Solidarietà Sociale il 30 marzo 2007. È in corso l'iter parlamentare per la
ratifica.
13 Art. 1 del D.P.R. 503/96 e art. 2 punto A del D.M.
236/89. Cfr. anche F. Vescovo, Barriere architettoniche, cit., pp.
178-179.
14 Art. 2 punto G del D.M. 236/89.
15 Art.
2 punto H del D.M. 236/89.
16 Art. 2 punto I del D.M.
236/89.
17 Art. 1 comma 5 e art. 2 comma 3 del D.P.R. 503/90. Si
veda anche l'art. 5 comma 7 del D.M. 236/89 "Visitabilità condizionata. Negli
edifici, unità immobiliari o ambientali aperti al pubblico esistenti, che non
vengano sottoposti a ristrutturazione e che non siano in tutto o in parte
rispondenti ai criteri per l'accessibilità contenuti nel presente decreto, ma
nei quali esista la possibilità di fruizione mediante personale di aiuto anche
per le persone a ridotta o impedita capacità motoria, deve essere posto in
prossimità dell'ingresso un apposito pulsante di chiamata al quale deve essere
affiancato il simbolo internazionale di accessibilità cui all'art. 2 del Decreto
del Presidente della Repubblica 384/78".
18 Titolo II del DPR
503/96.
____________
1.3 Quadro delle principali disposizioni
normative
1.3.1 Normativa inerente le barriere
architettoniche
Il rispetto delle numerose leggi vigenti è un
obbligo per i tecnici e gli amministratori, non un "optional". Le norme e le
prescrizioni per il superamento delle barriere architettoniche devono essere
applicate costantemente in ogni progetto o attività e devono suscitare nei
professionisti lo stesso livello di attenzione delle altre prescrizioni
normative.
Il salto di scala, di tipo culturale, che va compiuto per ottenere
davvero risultati positivi è quello di considerare tali norme non come un
"vincolo" penalizzante, ma una "opportunità" positiva, finalizzata ad un
beneficio generalizzato. Non quindi rigide norme per le persone con disabilità
ma provvedimenti operativi e linee guida per ottenere un ambiente che sia più
confortevole e sicuro per "chiunque".
La legge italiana per il superamento
delle barriere architettoniche è tra le più avanzate e complete nell'ambito dei
paesi occidentali19. Fin dal 1989 l'impianto normativa italiano in
materia di accessibilità - le cui origini risalgono al 1971 - ha introdotto
disposizioni a carattere innovativo, fondate su un approccio di tipo
prestazionale che prevede, insieme al rispetto di alcuni parametri prescrittivi
in merito a specifici aspetti dimensionali, la possibilità che il progettista
consegua risultati analoghi o migliori di quelli prescritti ricorrendo a
"soluzioni alternative". Non è prestabilito, per esempio, che il bagno debba
avere sempre certe dimensioni, bensì che lo stesso, comunque sia realizzato,
abbia caratteristiche tali da poter essere utilizzato agevolmente anche da
persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, quindi anche da
chi usa la sedia a ruote.
Le disposizioni normative attualmente in vigore
sono:
- Circ. Min. LL.PP. 29 gennaio 1967, n. 425 "Standard
residenziali"; in particolare punto 1.6 (Aspetti qualitativi - Barriere
architettoniche) è il primo documento che si occupa dell' argomento ma per la
natura del provvedimento le indicazioni fornite non sono vincolanti.
-
Circ. Min. LL.PP. 19 giugno 1968, n. 4809 "Norme per assicurare la
utilizzazione degli edifici sociali da parte dei minorati fisici e per
migliorare !a godibilità generale": vengono
riportate per la prima volta
indicazioni dimensionali in gran parte riprese nei provvedimenti successivi
seppur con le limitazioni applicative proprie del dispositivo normativo
adottato.
- Legge 30 marzo 1971, n. 118 "Conversione in legge del
D.L. 30 gennaio 1971, n. 5 e nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi
civili"; in particolare l'art. 27 (barriere architettoniche e trasporti): è
il primo vero provvedimento legislativo in materia seppur limitato agli edifici
pubblici o aperti al pubblico. Si prescrive l'obbligo di realizzare le nuove
costruzioni in conformità alla circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n.
4809/68, anche apportando le possibili e conformi varianti agli edifici
appaltati o già costruiti. Il regolamento di attuazione è stato emanato con
D.P.R. 384/78 successivamente sostituito dal D.P.R. 503/96.
- Legge 28
febbraio 1986, n. 41 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale
e pluriennale dello Stato" (legge finanziaria 1986) in particolare il comma
20 dell' art. 32, il quale prescrive che non possono essere approvati e
finanziati progetti di costruzione di opere pubbliche che non siano conformi
alle disposizioni del D.P.R. 384/78. Nello stesso articolo viene, inoltre,
introdotto l'obbligo da parte di tutti gli enti pubblici di dotarsi di uno
specifico "Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche" (PEBA)
-
Legge 9 gennaio 1989, n. 13 (modificata dalla legge 27 febbraio 1989, n.
62) "Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere
architettoniche negli edifici privati" e la relativa circolare esplicativa
Cir. Min. LL. PP. 22 giugno 1989, n. 1669: con questa legge l'obbligo di
favorire la fruizione degli edifici di nuova costruzione o in fase di
ristrutturazione da parte di persone con disabilità viene esteso anche agli
edifici privati indipendentemente dalla loro destinazione d'uso.
- Decreto
Ministero dei Lavori Pubblici 14 giugno 1989, n. 236 "Prescrizioni
tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la
visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica
sovvenzionata e agevolata, ai .fini del superamento e dell'eliminazione delle
barriere architettoniche" regolamento di attuazione della legge
13/89.
Rappresenta un radicale cambiamento rispetto alle norme precedenti:
vengono fornite delle nuove definizioni e indicazioni progettuali anche di tipo
prestazionale che modificano la filosofia degli obblighi per il superamento
delle barriere architettoniche.
- Legge 5 febbraio 1992, n. 104
(integrata e modificata con Legge 28 gennaio 1999, n. 17) "Legge quadro per
l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone
handicappate", in particolare l'art. 24 (eliminazione o superamento delle
barriere architettoniche): rappresenta un ulteriore passo in avanti per ciò che
attiene le prescrizioni finalizzate ad agevolare l'accessibilità urbana e
l'eliminazione degli ostacoli fisici, apportando alcune modifiche ed
integrazioni sia alla legge 118/71 che alla legge 13/89 ed ai relativi decreti
di attuazione. In particolare, si rende obbligatorio l'adeguamento degli edifici
per qualsiasi tipologia di intervento anche se relativo a singole parti. Viene
inoltre stabilito l'obbligo di estendere il "Piano per l'eliminazione delle
barriere architettoniche", introdotto dalla Legge 41/86, all'accessibilità
urbana.
- Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n.
503 "Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere
architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici" sostituisce il
precedente D.P.R. 384/78 coordinandosi con le disposizioni normative del D.M.
236/89 ed estendendo il campo di applicazione anche agli spazi urbani.
-
Decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 "Testo
unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia",
in particolare il Capo III del Titolo IV Parte II "Disposizioni per favorire il
superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici
privati, pubblici e privati aperti al pubblico", dall'art. 77 all'art. 82:
questa norma, essendo un Testo Unico, ha il merito di aver unito e coordinato in
un provvedimento di carattere generale alcune disposizioni delle principali
normative in materia.
- Decreto Legislativo 12 aprile 2006, n. 163
"Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in
attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE": il decreto rimanda alla
normativa vigente per l'accessibilità e il superamento delle barriere
architettoniche e inserisce questo tema progettuale (artt. 68 e 154), quale
criterio determinante della qualità della proposta.
- varie norme regionali
che riportano indicazioni tecniche o disposizioni integrative o di recepimento
del D.M. 236/1989 e del D.P.R 503/1996.
Indicazioni e prescrizioni per il
superamento delle barriere architettoniche sono riportate in maniera trasversale
anche in numerose normative inerenti specifiche discipline20. In
questo paragrafo si ritiene opportuno soffermarsi brevemente sul raccordo con le
norme di sicurezza e antincendio per la stretta connessione che sussiste tra i
concetti di accessibilità e sicurezza nonché per le ripercussioni che esse hanno
nel campo della progettazione degli interventi di restauro.
Richiami alla
normativa antincendio sono presenti nel D.M. 236/89, in particolare negli
articoli 4.6 (Raccordi con la normativa antincendio), richiamato anche dall'art.
18 del D.P.R. 503/96, e 5.2 (Sale e luoghi per riunioni, spettacoli e
ristorazione).
Le norme tecniche di settore inerenti la sicurezza citano in
genere in modo sporadico le problematiche connesse con la presenza di persone
con disabilità. A titolo d'esempio, all'art. 30 del D. Lgs 626/94 si prevede che
i luoghi di lavoro "siano strutturati in modo da tener conto, se del caso, di
eventuali lavoratori portatori di handicap". Riferimenti più precisi si
trovano nel D.M. 10 marzo 1998, emanato ai sensi dell'art. 13 del D. Leg.vo
626/94 per la valutazione del rischio specifico d'incendio nei luoghi di lavoro,
e in particolare al punto 8.3 "Assistenza alle persone disabili in caso di
incendio", nonché nella Circolare del Ministero dell'Interno n. 4 del l marzo
2002 "linee guida per la valutazione della sicurezza antincendio nei luoghi di
lavoro ove siano presenti persone disabili" e nella successiva Lettera Circolare
n. 880/4122 del 18 agosto 2006 "La sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro
ove siano presenti persone disabili: strumento di verifica e controllo
(check-list)". In questi ultimi documenti, elaborati in collaborazione con la
Consulta Nazionale delle Persone Disabili e delle loro Famiglie, vengono
forniti, nell'ambito dei criteri generali stabiliti dal D.M. 10 marzo 1998,
alcuni indirizzi di carattere progettuale, gestionale e d'intervento al fine di
facilitare la mobilità, l'orientamento, la percezione dell'allarme e del
pericolo nonché la determinazione delle azioni da compiere in caso di
emergenza.
1.3.2. Riferimenti normativi specifici per i luoghi
d'interesse culturale
Spesso si ritiene che le nonne per
l'eliminazione delle barriere architettoniche non si applicano agli immobili
"vincolati", in quanto gli interventi prescritti potrebbero essere lesivi per le
caratteristiche storico-artistiche del bene tutelato (inserimento di rampe,
ascensori, ecc.). Di fatto la norma, pur prevedendo la possibilità che gli
organi competenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali possano
negare l'autorizzazione all'esecuzione degli interventi se costituiscono un
"serio pregiudizio" per il bene tutelato, insiste tuttavia affinché si provveda
alla soluzione del problema almeno con opere provvisionali (intese nel senso
della reversibilità, in modo da garantire la tutela del bene, ma eseguite con
buon materiale e a regola d'arte) o, in caso contrario, obbliga a fornire
espressa motivazione della mancata realizzazione delle opere.
I riferimenti
normativi al riguardo sono:
- Legge 9 gennaio 1989, n. 13 art. 4 e art.
5 e Circ. Min. LL. PP. 22 giugno 1989, n. 1669, par. 3.8: se
l'immobile è dichiarato di interesse culturale, l'autorizzazione all'esecuzione
dei lavori può essere negata solo ove non sia possibile realizzare le opere
senza serio pregiudizio del bene tutelato. Il diniego deve essere motivato con
la specificazione della natura e della serietà del pregiudizio, della sua
rilevanza in rapporto al complesso in cui l'opera si colloca e con riferimento a
tutte le alternative eventualmente prospettate dall' interessato. La mancata
pronuncia nei tempi fissati dalla normativa corrisponde ad assenso.
-
Legge 5 febbraio 1992, n. 104 art. 24: per gli edifici pubblici e privati
aperti al pubblico dichiarati di interesse culturale, qualora le autorizzazioni
previste agli art. 4 e 5 della legge 13/89 non possano venire concesse per il
mancato rilascio del nulla osta da parte delle autorità competenti alla tutela
del vincolo, la conformità alle norme vigenti in materia di accessibilità e di
superamento delle barriere architettoniche può essere realizzata con opere
provvisionali, come definite dall'art. 7 del D.P.R. 164/5621, nei
limiti della compatibilità suggerita dai vincoli stessi.
- Decreto del
Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503 art. 19: negli edifici
esistenti sono ammesse deroghe in caso di dimostrata impossibilità tecnica
connessa agli elementi strutturali e impiantistici. Per gli edifici dichiarati
di interesse culturale, la deroga è consentita nel caso in cui le opere di
adeguamento costituiscono pregiudizio per i valori storici ed estetici del bene
tutelato: in tal caso, il soddisfacimento del requisito di accessibilità è
realizzato attraverso opere provvisionali ovvero, in subordine, con attrezzature
d'ausilio e apparecchiature mobili non stabilmente ancorate alle strutture
edilizie. La mancata applicazione delle presenti norme deve essere motivata con
la specificazione della natura e della serietà del pregiudizio.
- Decreto
del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 art. 82: per gli
edifici pubblici e privati aperti al pubblico soggetti alle norme di tutela,
nonché ai vincoli previsti da leggi speciali aventi le medesime finalità,
qualora le autorizzazioni di legge, non possano venire concesse, per il mancato
rilascio del nulla osta da parte delle autorità competenti alla tutela del
vincolo, la conformità alle norme vigenti in materia di accessibilità e di
superamento delle barriere architettoniche può essere realizzata con opere
provvisionali, come definite dall'art. 7 del D.P.R. 164/5610, sulle
quali sia stata acquisita l'approvazione delle predette autorità.
Si
ritiene opportuno segnalare anche i seguenti articoli che, pur non riguardando
esplicitamente i luoghi dichiarati di interesse culturale, possono trovare ampia
applicazione negli interventi di restauro e in merito ai quali si entrerà più
nel dettaglio nel paragrafo 2.2:
- Decreto Ministero dei Lavori Pubblici
14 giugno 1989, n. 236 art. 7.2 (edifici privati) ripreso anche dal
Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503 artt. 19 e
20 (edifici pubblici e privati aperti al pubblico): si prevede la
possibilità di proporre soluzioni alternative alle specificazioni e alle
soluzioni tecniche, purché rispondano alle esigenze sottintese dai criteri di
progettazione. In questo caso, la dichiarazione di conformità della soluzione
proposta deve essere accompagnata da una relazione, corredata dai grafici
necessari, con la quale viene illustrata l'alternativa proposta e l'equivalente
o migliore qualità degli esiti ottenibili.
Anche il Codice dei Beni
Culturali e del Paesaggio (D.lgs. 22 gennaio 2004 42 e successive modifiche
ed integrazioni), pur non richiamando esplicitamente le barriere
architettoniche, pone in vari articoli l'accento sulla fruizione pubblica, e di
conseguenza sull'accessibilità, quale scopo primario della tutela e
valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico. In particolare:
-
art. 1: " ... Lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province e
i comuni assicurano e sostengono la conservazione del patrimonio culturale e ne
favoriscono la pubblica fruizione e la valorizzazione. Gli altri soggetti
pubblici, nello svolgimento della loro attività, assicurano la conservazione e
la pubblica fruizione del loro patrimonio culturale";
- art. 6: "La
valorizzazione consiste nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina delle
attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad
assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del
patrimonio stesso .... ";
- art. 101: "Gli istituti ed i luoghi della
cultura che appartengono a soggetti pubblici sono destinati alla pubblica
fruizione ed espletano un servizio pubblico.
Si ritiene, infine,
opportuno soffermarsi, per la sua specificità nel campo di applicazione di
queste Linee Guida, sul Decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
del 10 maggio 2001 "Atto di Indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli
standard di funzionamento e sviluppo dei musei" (art. 150, comma 6, D.L n.
112/1998). In particolare l'Ambito VII "Rapporti del Museo con il Pubblico e
relativi Servizi" si occupa dell'accesso al pubblico e delle condizioni
preliminari di accessibilità e fruibilità. In questo Ambito, viene affrontato il
tema dell'accessibilità dei musei partendo dalla raggiungibilità del sito, che
deve essere garantita sia con mezzo pubblico che privato, prevedendo anche il
parcheggio nelle immediate adiacenze (punto 4.1). Successivamente si affronta il
superamento delle barriere architettoniche all'entrata, all'uscita e nei
percorsi ribadendo la obbligatorietà prevista dalle normative vigenti e
inserendo, rispetto agli edifici di interesse culturale, la compatibilità degli
interventi progettati con le caratteristiche storico-artistiche degli edifici
stessi.
In particolare si afferma che il museo "deve risultare accessibile e
fruibile in ogni sua parte pubblica alla totalità dei visitatori", specificando
che anche i visitatori con svantaggi di vario genere devono essere messi in
grado di fruire pienamente della visita e dei servizi, con attenzione alle
disabilità sensoriali nella progettazione dell'allestimento, specificando anche
il riferimento alla leggibilità delle didascalie.
Si fa, inoltre, riferimento
all'assistenza da fornire a categorie di persone con esigenze diversificate fra
cui vengono citate le persone svantaggiate, le famiglie con bambini e i
visitatori della terza età (punto 3.4); viene raccomandata la progettazione di
spazi di riposo da posizionare durante il percorso espositivo, per evitare
l'affaticamento mentale e fisico, attrezzati e messi a disposizione, a titolo
gratuito, del pubblico (punto 3.5.3); si considera l'importanza della corretta
illuminazione al fine di evitare fenomeni di abbagliamento e alterazione
cromatica (punto 3.5.5.).
La parte dedicata alle "Dotazioni fisse e servizi
primari" affronta il tema dell'orientamento del visitatore, da attuare
attraverso un'adeguata segnaletica, posizionata anche all'esterno, lungo i
principali percorsi viari e alle fermate dei mezzi pubblici. La segnaletica
interna, finalizzata all'orientamento della visita, deve indicare la mappa del
sito e i servizi (bagni, aree di sosta, bookshop, caffetteria). Al punto 1.3 di
questa parte si afferma un importante principio: "è appena il caso di
raccomandare che, ove si profili un conflitto tra i valori estetici
dell'allestimento e la chiarezza della comunicazione, si tenda a privilegiare
quest'ultima" Al successivo punto 4 "Servizi accessori" si afferma che
"il museo deve garantire al pubblico una fruizione agevole e una permanenza
piacevole" ribadendo il concetto del raggiungimento della migliore qualità
del servizio che "va perseguita con ogni mezzo".
L'Atto di Indirizzo
assume una grande importanza nel definire la complessità del rapporto di
fruizione tra pubblico e museo/bene culturale.
Specifica chiaramente le
attività che devono essere assicurate e l'obbligo di garantirle a tutti i
visitatori per ogni livello di fruizione che non è limitato quindi alla sola
accessibilità dell'edificio, ma include la piena accessibilità per tutti di ogni
attività in esso svolta:
(..) Ogni museo è tenuto a garantire adeguati
livelli di servizi al pubblico. In particolare dovranno essere assicurati:
-
l'accesso agli spazi espositivi;
- la consultazione della documentazione
esistente presso il museo;
- la fruizione delle attività scientifiche e
culturali del museo;
- l 'informazione per la miglior fruizione dei servizi
stessi.
Ogni museo è tenuto, anche nel rispetto della normativa vigente, a
dedicare impegno e risorse affinché l'accesso al museo sia garantito a tutte le
categorie di visitatori/utenti dei servizi, rimuovendo barriere architettoniche
e ostacoli di ogni genere che possano impedirne o limitarne la fruizione a tutti
i livelli."
Gli intenti di quest'ultimo provvedimento, in buona parte
coincidenti con gli obiettivi delle presenti Linee Guida, verranno sviluppati
nei paragrafi successivi attraverso specifici criteri
progettuali.
____________
19 Per un excursus
sull'evoluzione della normativa italiana ed internazionale si rimanda a: A.
Ornati, Architettura e barriere. Storia e fatti delle barriere
architettoniche in Italia e all'estero, Franco Angeli, Milano 2000; R.
Picone, Conservazione e accessibilità, cit.; G. Vitagliano, Il
superamento delle barriere architettoniche in edifici di pregio storico
artistico nella normativa vigente in Italia, ivi; A. Pane,
L'accessibilità nel progetto di restauro, cit.; F. Marafini, Barriere
architettoniche, Edizioni di Legislazione Tecnica, Roma
2007.
20 A titolo d'esempio: L. 6 dicembre 1991, n. 394 "Legge
quadro sulle aree protette"; D. Lgs..30 aprile 1992, n. 285 "Nuovo Codice della
strada" e successive modifiche ed integrazioni, in particolare gli artt. 3, 40 e
188, nonché D.P.R. 16 dicembre 1992, n. 495 "Regolamento di esecuzione e di
attuazione del nuovo codice della strada", in particolare gli artt. 149 e 381;
L. 23 dicembre 1996, n. 647 "Disposizioni urgenti per i settori portuale,
cantieristico ed amatoriale, nonché interventi per assicurare taluni
collegamenti aerei", in particolare l'art. 8 "Disposizioni in materia di demanio
marittimo e di barriere architettoniche negli impianti di balneazione"; D. Lgs.
22 gennaio 2004, n. 42 "Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio", in
particolare gli artt. 1,6 e 101.
21 D.P.R. 7 gennaio 1956, n. 164
"Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni", art. 7
(stralcio): "Le opere provvisionai devono essere allestite con buon materiale ed
a regola d'arte, proporzionate ed idonee allo scopo; esse devono essere
conservate in efficienza per la intera durata del
lavoro".
____________
2. L'accessibilita' dei luoghi di
interesse culturale
2.1 Criteri e orientamenti dell'Universal
Design
Un ambiente e' accessibile se qualsiasi persona, anche con
ridotte o impedite capacita' motorie, sensoriali o psico-cognitive, puo'
accedervi e muoversi in sicurezza ed autonomia. Rendere un ambiente
"accessibile" vuol dire, pertanto, renderlo sicuro, confortevole e
qualitativamente migliore per tutti i potenziali
utilizzatori.
L'accessibilita' va quindi intesa in modo ampio come l'insieme
delle caratteristiche spaziali, distributive ed organizzativo-gestionali in
grado di assicurare una reale fruizione dei luoghi e delle attrezzature da parte
di chiunque.
Numerose esperienze e verifiche di atteggiamenti comuni, in
diverse parti del mondo, hanno portato al superamento del concetto di spazio o
oggetto appositamente pensato per persone con disabilita'. Si e' infatti
constatato che ambienti ed attrezzature pensati solo per una utenza disabile
comportano un atteggiamento negativo, se non di rifiuto, da parte della
popolazione, risultando di conseguenza emarginanti nei confronti di coloro che
hanno "particolari necessita'"e costituendo spesso fonte di angosce,
mortificazioni e frustrazioni. Per questi motivi e' necessario configurare spazi
urbani e architettonici "sentiti" come amichevoli, accoglienti ed inclusivi, che
permettano a tutti di muoversi ed interagire con gli altri in modo semplice ed
agevole 22.
L'accessibilita' riguarda, quindi, il vivere
quotidiano; ad essa si collegano concetti importanti come il pieno sviluppo
delle capacita' di ogni persona, la tutela della dignita' e dei diritti
personali o le pari opportunita' 23, che interessano prima o poi
tutti noi. Il semplice trascorrere del tempo modifica comunque fisiologicamente
le caratteristiche e le conseguenti esigenze di ciascuno: la vita media si va
progressivamente allungando con la conseguenza che il numero di anziani nella
societa' contemporanea e' in costante aumento; i progressi della medicina hanno
permesso alla gente di sopravvivere a incidenti e malattie in passato mortali,
seppur spesso riportando disabilita' temporanee o permanenti. Le caratteristiche
ed esigenze delle persone "reali" si vanno quindi sempre piu' discostando dal
modello antropometrico perfetto dell'individuo adulto e sano proposto in altri
tempi da Vitruvio, Leonardo da Vinci o Le Corbusier.
Progettare
l'accessibilita' vuol dire considerare non solo gli aspetti estetici e formali,
ma porre al centro dell'attenzione l'essere umano e le sue peculiarita' ed
esigenze: il suo essere uomo o donna che evolve da bambino ad anziano e che nel
corso della vita puo' andare incontro a cambiamenti temporanei o permanenti e
presentare caratteristiche differenti da quella "normalita'" definita
arbitrariamente da convenzioni che si dimostrano spesso inadeguate.
Questo
approccio e' conosciuto come "Design for all" o "Universal Design"
24, ossia la progettazione di spazi, ambienti ed oggetti utilizzabili
da un ampio numero di persone a prescindere dalla loro eta' e capacita'
psicofisica. Da qui il concetto di "Utenza Ampliata" 25 che
cerca di considerare le differenti caratteristiche individuali, dal bambino
all'anziano, includendo tra queste anche la molteplicita' delle condizioni di
disabilita', al fine di trovare soluzioni inclusive valide per tutti e non
"dedicate" esclusivamente agli "handicappati".
Nel 1997 la logica
dell'Universal Design e' stata esplicitata da un gruppo di lavoro formato
da architetti, designer, assistenti tecnici e ricercatori in sette principi base
26:
Principio 1: Uso equo
Il progetto e'
utilizzabile e commerciabile per persone con differenti abilita'.
Linee
guida:
- prevedere stessi mezzi di uso per tutti gli utilizzatori: identici
ove possibile, equivalenti dove non lo e';
- evitare l'isolamento o la
stigmatizzazione di ogni utilizzatore;
- i provvedimenti per la privacy, la
sicurezza e l'incolumita' dovrebbero essere disponibili in modo equo per tutti
gli utilizzatori;
- rendere il design attraente per tutti gli
utilizzatori.
Principio 2: Uso flessibile
Il progetto si
adatta ad un'ampia gamma di preferenze e di abilita' individuali.
Linee
guida:
- prevedere la scelta nei metodi di utilizzo;
- aiutare l'accesso e
l'uso della mano destra e sinistra;
- facilitare l'accuratezza e la
precisione dell'utilizzatore;
- prevedere adattabilita' nel passo
dell'utilizzatore.
Principio 3: Uso semplice ed intuitivo
L'uso del progetto e' facile da capire indifferentemente dalle esigenze
dell'utilizzatore, dalla conoscenza, dal linguaggio o dal livello corrente di
concentrazione.
Linee guida:
- eliminare la complessita' non
necessaria;
- essere compatibile con le aspettative e l'intuizione
dell'utilizzatore;
- prevedere un'ampia gamma di abilita' di lingua e di
cultura;
- disporre le informazioni in modo congruo con la loro
importanza;
- fornire efficaci suggerimenti e feedback durante e dopo il
lavoro di completamento.
Principio 4: Percettibilita' delle
informazioni
Il progetto comunica le necessarie ed effettive
informazioni all'utilizzatore, in modo indifferente rispetto alle condizioni
dell'ambiente o alle capacita' sensoriali dell'utilizzatore.
Linee
guida:
- uso di differenti modalita' (pittoriche, verbali, tattili) per una
presentazione ridondante dell'informazione essenziale;
- prevedere un
adeguato contrasto tra l'informazione essenziale e il suo intorno;
-
massimizzare la leggibilita' dell'informazione essenziale;
- differenziare
gli elementi nei modi che possono essere descritti (ad esempio rendere facile
dare informazioni o disposizioni);
- prevedere compatibilita' con una
varieta' di tecniche o strumenti usati da persone con limitazioni
sensoriali.
Principio 5: Tolleranza all'errore
Il progetto
minimizza i rischi e le conseguenze negative o accidentali o le azioni non
volute.
Linee guida:
- organizzare gli elementi per minimizzare i rischi e
gli errori: gli elementi piu' utilizzati, i piu' accessibili; eliminati, isolati
o schermati gli elementi di pericolo;
- prevedere sistemi di avvertimento per
pericoli o errori;
- prevedere caratteristiche che mettano in salvo
dall'insuccesso;
- disincentivare azioni inconsapevoli nei compiti che
richiedono vigilanza.
Principio 6: Contenimento dello sforzo
fisico
Il progetto puo' essere usato in modo efficace e comodo con la
fatica minima.
Linee guida:
- permettere all'utilizzatore di mantenere una
posizione del corpo neutrale;
- uso ragionevole della forza per
l'azionamento;
- minimizzare azioni ripetitive;
- minimizzare lo sforzo
fisico prolungato.
Principio 7: Misure e spazi per l'avvicinamento e
l'uso
Appropriate dimensioni e spazi sono previsti per l'avvicinamento,
la manovrabilita' e l'uso sicuro indipendentemente dalla statura, dalla postura
e dalla mobilita' dell'utilizzatore.
Linee guida:
- prevedere una chiara
visuale degli elementi importanti per ogni utilizzatore seduto o in posizione
eretta;
- rendere confortevole il raggiungimento di tutti i componenti ad
ogni utilizzatore seduto o in posizione eretta;
- prevedere variazioni nella
mano e nella misura della presa;
- prevedere adeguato spazio per l'uso di
sistemi di ausilio o assistenza personale.
L'Universal Design si
propone, quindi, di offrire soluzioni che possono adattarsi a persone con
disabilita' cosi' come al resto della popolazione, a costi contenuti rispetto
alle tecnologie per l'assistenza o ai servizi di tipo specializzato.
Da
questo punto di vista la progettazione per l'Utenza Ampliata non solo
supera la logica del "progetto per lo standard", che si rivolge ad un'utenza
astratta e ideale (uomo adulto, sano e perfettamente abile), ma anche quella del
"progetto senza barriere" (Barrier-free Design) 27, che
stigmatizza le differenze creando categorie di utenti ("normodotati"
versus "disabili", e quindi soluzioni per la disabilita' versus
soluzioni considerate "normali") 28.
Non si tratta piu' di
eliminare o superare qualcosa, ma di ridiscutere in modo dialettico le basi
stesse dell'attivita' di progettazione, considerando le esigenze delle persone
"reali" come elementi di partenza, in grado di stimolare le potenzialita' del
progetto, e non come vincolo al progetto stesso. In questa logica non esistono
soluzioni "speciali" per utenti "particolari" quali elementi aggiuntivi del
progetto, ma ogni intervento va concepito e sviluppato tenendo in considerazione
le esigenze se non di tutti, comunque del maggior numero possibile di persone,
siano esse "abili" o "disabili", poiche' progettare per coloro che si trovano in
situazioni di svantaggio non puo' che avere una ricaduta positiva anche sugli
individui che si trovano in condizioni psicofisiche "normali". Una rampa
progettata con accuratezza sia nella forma che nei materiali e ben integrata
architettonicamente con lo spazio circostante, costituisce un percorso
alternativo per tutti e non una corsia riservata a pochi "sfortunati"; al
contrario i servoscala sono praticamente inutilizzati in quanto sono le stesse
persone con disabilita' a non voler usare strutture destinate solo a loro, che
costituiscono elemento discriminatorio e quindi a sua volta emarginante e spesso
di difficile gestione, per non parlare della loro pericolosita' in situazioni di
emergenza. Indicazioni chiare e ben leggibili facilitano la mobilita' di
chiunque e non solo di persone con deficit visivi o psico-cognitivi. Pur non
sapendolo, molte persone che non hanno (o non ritengono di avere) una qualche
forma di disabilita', utilizzano oggi quotidianamente strumenti concepiti per
persone con disabilita': basti pensare ai telecomandi, prodotti originariamente
come ausili per le persone con gravi difficolta' nella mobilita', oggi diventati
un comodo accessorio di uso comune.
Ovviamente non esistono soluzioni ideali
per tutti: qualsiasi ambiente o prodotto presentera' sempre delle difficolta' di
fruizione o utilizzo per alcuni specifici utenti, cosi' come ci saranno sempre
situazioni particolari che richiederanno soluzioni personalizzate. Si pensi alle
diverse forme di disabilita' e alle varie problematiche ad esse connesse che
fanno si' che quello che e' un ostacolo per alcuni individui puo' essere un
elemento fondamentale per altri (vedasi per esempio il diverso approccio con le
barriere fisiche da parte delle persone su sedia a ruote e dei disabili visivi:
per i primi sono un ostacolo spesso insormontabile; per gli altri sono un
fondamentale elemento di riferimento ed orientamento). Tra l'impossibilita' di
progettare in modo specifico per ogni disabilita' e la consapevolezza che non
esiste la soluzione perfetta "per tutti", l'atteggiamento mentale del
progettista deve, comunque, essere quello di venire incontro alle esigenze del
maggior numero possibile di persone, accantonando la logica delle soluzioni
standard e ordinarie.
Il tema dell'accessibilita' non puo' essere, quindi,
ricondotto solo ad alcuni elementi, come la rampa per la sedia a ruote o il
bagno per gli "handicappati", che diventano modello dell'intervento attento alle
persone disabili secondo un approccio negativo, limitato e stigmatizzante. Esso
deve costituire un modo di "pensare" la progettazione di qualsiasi spazio o
oggetto per l'uomo, che tenga conto delle esigenze di una notevole fascia di
utenza, la piu' ampia possibile, evitando soluzioni e attrezzature "speciali".
"La progettazione accessibile presuppone una visione multi-disciplinare in
cui il limite diventa una sfida, un'occasione di stimolo per uno studio piu'
attento e approfondito, per proporre e 'inventare' soluzioni, per sviluppare la
creativita' e la fantasia, non disgiunte da una certa sensibilita' che tiene
conto dei delicati risvolti psicologici di cio' che si propone. Diventa, quindi,
un'occasione in cui il progettista e' invitato a dare il meglio di se', in un
atteggiamento di continua ricerca, sperimentazione e verifica delle
soluzioni." 29.
____________
22 F.
Vescovo, Obiettivo: progettare un ambiente urbano accessibile per una "utenza
ampliata", in "Paesaggio urbano", n. 1, 2002, p. 9.
23
Costituzione della Repubblica Italiana, art. 3: "Tutti i cittadini hanno pari
dignita' sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,
di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico
e sociale che, limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione
di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del
Paese".
24 Il termine Universal Design e' stato coniato nel
1985 dall'architetto americano Ronald Mace costretto ad usare una sedia a ruote
e un respiratore, morto improvvisamente nel 1998. Mace descrisse l'Universal
Design come "la progettazione di prodotti e ambienti utilizzabili da tutti,
nella maggior estensione possibile, senza necessita' di adattamenti o ausili
speciali". Il termine Universal Design, molto diffuso negli Stati Uniti, e'
stato in Europa riadattato in "Design for all".
25 Tale termine e'
stato utilizzato per la prima volta da alcuni progettisti italiani nell'ambito
dell'Istituto Italiano Design e Disabilita'.
26 The Principles of
Universal Design, Version 2.0 4/1/97, compiled by advocates of universal design,
listed in alphabetical order: Bettye Rose Connell, Mike Jones, Ron Mace, Jim
Mueller, Abir Mullick, Elaine Ostroff, Jon Sanford, Ed Steinfeld, Molly Story,
& Gregg Vanderheiden, (c) Copyright 1997 NC State University, The Center for
Universal Design, an initiative of the College of Design.
27
L'origine di questo termine e' da ricercarsi in America nella seconda meta'
degli anni Cinquanta e coincide con i primi tentativi di rimuovere le barriere
architettoniche.
Di recente la dicitura Barrier-free design ha assunto
una connotazione negativa e stigmatizzante, in quanto sottintende che un
prodotto venga utilizzato esclusivamente da una persona con
disabilita'.
28 G. del Zanna, Progettare nella logica
dell'Utenza Ampliata, in A. Arenghi (a cura di), Edifici storici,
turismo, utenza ampliata, Edizioni New Press, Como 1999, pp.
9-13.
29 A. Arenghi, Accessibilita' degli edifici storici e
vincolati, 2005 (dal sito
www.progettarepertutti.org).
____________
2.2 Le soluzioni
alternative
Fino a pochi anni fa la normativa tecnica italiana era
costituita da numerose disposizioni che individuavano le misure da intraprendere
in funzione principalmente della destinazione d'uso degli ambienti,
indipendentemente dalle caratteristiche intrinseche degli ambienti stessi. Si
tratta, soprattutto per i provvedimenti meno recenti, ma in alcuni casi tuttora
in vigore, di disposizioni di carattere prescrittivo, basate sul soddisfacimento
di determinati standard. Il parametro sintetico ha il pregio di poter essere
controllato in maniera semplice attraverso una prescrizione poco articolata,
garantendo univocita' ed uniformita' di trattamento. Ovviamente sconta la sua
aspecificita', il suo carattere "medio", ossia poco propenso ad adattarsi alle
situazioni particolari che inevitabilmente si incontrano nella pratica
professionale.
Questo approccio male si adatta agli edifici esistenti, in
particolar modo se riconosciuti di interesse culturale, caratterizzati per la
loro natura da un notevole grado di singolarita'. Se, infatti, nel caso di
costruzioni nuove sta all'abilita' del progettista trasformare i "vincoli"
imposti dalla normativa in un'occasione per sfruttare la propria creativita',
nel caso di edifici esistenti, non conformati su standard moderni, il rispetto
di tali parametri puo' comportare interventi radicali e, nel caso di beni
culturali, lesivi delle peculiarita' materiche e formali che si vogliono
salvaguardare. Il tutto ampliato dalla molteplicita' e sovrapposizione delle
problematiche da affrontare e delle conseguenti normative tecniche di settore da
soddisfare, che vanno dagli aspetti strutturali e di sicurezza in caso
d'incendio a tutte le problematiche connesse con la fruizione vera e propria,
quali l'affollamento, il risparmio energetico, il microclima, l'illuminazione,
il rumore, gli impianti tecnologici, la sicurezza antintrusione e ovviamente
l'accessibilita'.
L'applicazione indiscriminata dell'approccio prescrittivo
ha portato spesso ad interventi molto invasivi, realizzati affinche' gli edifici
fossero "a norma" piu' che per effettive necessita'. Un esempio evidente e'
costituito dalle numerose scale antincendio che ancora oggi segnano il profilo
di molti edifici monumentali.
Dai primi anni Ottanta si e' fatta rilevante la
necessita' di definire misure specifiche, in quei casi che, oggettivamente, non
potevano essere resi conformi alle disposizioni generali. Nei primi
provvedimenti normativi in tal senso il problema veniva affrontato
prevalentemente sotto forma di deroga con la possibilita' di ricorrere a misure
alternative, purche' ne fosse dimostrata l'equivalenza con i requisiti di
legge.
E' il caso per esempio della legislazione per la sicurezza
antincendio, nell'ambito della quale e' stata introdotta la possibilita' di
andare in deroga all'osservanza della norma, proponendo misure di "sicurezza
equivalente" da adottare per raggiungere il livello minimo di sicurezza
richiesto dai provvedimenti vigenti, o della normativa per la sicurezza
antisismica che ha previsto la possibilita' di ricorrere nel caso di beni di
interesse culturale ad interventi di "miglioramento" strutturale in loco dell'
"adeguamento" agli standard.
La normativa per il superamento delle barriere
architettoniche non e' stata da meno prevedendo con gli artt. 4 e 5 della legge
13/89 la possibilita' di andare in deroga negando l'autorizzazione
all'esecuzione degli interventi qualora "non sia possibile realizzare le
opere senza serio pregiudizio del bene tutelato". Successivamente - con
l'art. 24 della legge 104/92, ripreso dall'art. 82 del D.P.R. 380/01, e l'art.
19 del D.P.R. 503/96 - e' stato precisato che in caso di ricorso alla deroga, il
soddisfacimento del requisito di accessibilita' deve essere comunque realizzato
attraverso opere provvisionali ovvero, in subordine, con attrezzature d'ausilio
e apparecchiature mobili non stabilmente ancorate alle strutture edilizie
30. La lettura di tali articoli ha creato non poche perplessita' in
merito alla loro interpretazione: la provvisorieta', intesa come reversibilita'
delle opere garantisce la tutela del bene stesso, perche' consente di
ripristinare in ogni momento la condizione originaria, senza danni alle opere.
Troppo spesso, tuttavia, e' stata interpretata come una soluzione temporanea e
veloce, quasi un palliativo: nel timore di "deturpare" l'edificio storico si e'
ricorso a sistemazioni posticce, manualistiche e scontate, spesso mal
progettate, realizzate con materiali scadenti e non consoni al contesto in cui
si inseriscono. Quando si opera in un contesto prestigioso e delicato come
quello dell'edilizia storica e', invece, importante che si trovino delle
soluzioni di elevata qualita' architettonica rispetto alla rampa provvisoria o
alla inopportuna installazione di un servoscala.
Partendo proprio da una
interpretazione soggettiva degli articoli di legge e in mancanza di indicazioni
sulle modalita' di valutazione delle soluzioni alternative proposte, il ricorso
alla deroga e' stato spesso inteso come una specie di "sconto" nei confronti dei
beni culturali, ossia come la possibilita' di limitare gli interventi da
eseguire se non addirittura di esserne esonerati. Il caso della normativa per il
superamento delle barriere architettoniche e' sotto questo aspetto lampante:
troppo spesso si vedono ancora interventi con strutture provvisorie e posticce,
quando non si deve purtroppo constatare la totale impossibilita' di accesso a
molti edifici e siti di interesse culturale.
Ovviamente il ricorso
generalizzato alla deroga non e' la soluzione, in quanto la fruizione di un bene
culturale nelle migliori condizioni di comfort e sicurezza (intesa non solo
verso i fruitori ma anche dell'immobile e del suo contenuto) e' parte essenziale
della sua valorizzazione e quindi della ragione della sua tutela.
Nelle
disposizioni normative di emanazione recente l'approccio prestazionale, anche
sull'esempio dei provvedimenti comunitari, ha acquistato un valore di strumento
generale. Non si impone piu' l'adozione di una specifica misura (fatte salve
alcune prescrizioni minime stabilite per legge), ma si chiede di dimostrare
l'adeguatezza delle scelte compiute alla luce degli obiettivi prefissati.
Partendo dall'analisi caso per caso delle caratteristiche di un bene culturale
se ne possono evidenziare le potenzialita' e le relative prestazioni.
Se tali
prestazioni non sono conformi alle disposizioni normative, si possono valutare
gli interventi da eseguire nel rispetto delle istanze del progetto di restauro,
ricorrendo anche a soluzioni originali ed innovative studiate ad hoc; in
alternativa, qualora gli interventi siano comunque di notevole impatto si puo'
valutare di "limitare" la fruibilita' del bene.
Da quanto sopra ne consegue
l'importanza, soprattutto nel caso di immobili d'interesse culturale, dell'art.
7.2 del D.M. 236/89, ripreso anche dagli artt. 19 e 20 del D.P.R. 503/96, "in
sede di progetto possono essere proposte soluzioni alternative alle
specificazioni e alle soluzioni tecniche, purche' rispondano alle esigenze
sottintese dai criteri di progettazione. In questo caso, la dichiarazione
(di conformita) di cui all'art. 1 comma 4 della legge n. 13 del 9 gennaio
1989 deve essere accompagnata da una relazione, corredata dai grafici necessari,
con la quale viene illustrata l'alternativa proposta e l'equivalente o migliore
qualita' degli esiti ottenibili". L'idoneita' di quanto proposto deve essere
certificata dal progettista e verificata dall'amministrazione cui e' demandata
l'approvazione del progetto, come specificato al successivo comma 7.3 del D.M.
236/89 31 nonche' dall'art. 21 del D.P.R. 503/96
32.
Gli enti locali, gli istituti universitari, i singoli
professionisti possono proporre le soluzioni tecniche alternative ad una
"Commissione permanente" istituita presso il Ministero delle Infrastrutture, la
quale, nel caso di riconosciuta idoneita', puo' utilizzarle per l'aggiornamento
delle norme stesse, mediante un successivo decreto 33.
Quando le
caratteristiche plano-altimetriche degli spazi e degli ambienti non consentono
di ricorrere alle usuali "soluzioni da manuale" o quando gli interventi da
eseguire sono tali da modificare e stravolgere l'organismo architettonico,
snaturandolo e svuotandolo dei suoi valori storico-artistici, si possono
studiare "soluzioni alternative" originali, innovative e di alta qualita'
architettonica, compensando le riduzioni dimensionali e funzionali con
particolari soluzioni spaziali o organizzative, ricorrendo anche ai continui
progressi delle tecnologie e all'uso di nuovi materiali o attrezzature.
Le
prescrizioni normative vigenti in materia di superamento delle barriere
architettoniche devono, quindi, essere accolte come dei requisiti minimi da
migliorare per realizzare interventi in cui gli aspetti estetico-formali
sappiano affiancarsi a quelli funzionali, privilegiando, di fatto, una logica
esigenziale e prestazionale rispetto ad una logica meramente prescrittiva.
Questo aspetto qualitativo deve essere tenuto in conto, assieme alle altre
specifiche discipline di settore e fin dalle prime fasi di predisposizione di un
qualunque progetto.
"In una visione di restauro a fondamento 'critico e
creativo', secondo la lezione che ci proviene da Roberto Pane, da Carlo L.
Ragghianti e da Renato Bonelli, i vincoli costituiscono altrettanti stimoli alla
fantasia del progettista, lo inducono ad approfondire la ricerca, ad affinare
sempre piu' le proprie soluzioni. Secondo la similitudine usata da Leon Battista
Alberti nel suo trattato sull'architettura, questa ha il padre nel committente,
il quale pone il seme delle proprie esigenze (economiche, funzionali,
rappresentative ecc.), in altre parole i vincoli di cui si e' detto, e la madre
nell'architetto, cui e' affidato un compito d'integrazione e di gestazione
dell'idea architettonica, fino al suo completo sviluppo(...). Cio' per mezzo
d'un lavoro non di meccanica e spesso devastante rispondenza ai dettati di legge
ma d'aggiustamento e discussione sulla concreta realta' materiale e figurale del
bene stesso; vale a dire tramite un'opera di ottimizzazione e di continuo
contemperamento d'istanze, anche diverse, tutte meritevoli e tutte sostenute da
leggi dello Stato parimenti ordinate. Da qui la necessita' di ragionare, sempre
dialogando, per progetti e per 'sistemi', non per singoli aggiustamenti,
attivando ogni possibile sinergia a fini, per esempio, di riduzione
dell'intrusivita' degli accorgimenti da adottare. (...). Ogni difficolta' si
risolve in unita' figurale e formale, "senza residuo" avrebbe detto Cesare
Brandi, come se le cose si fossero naturalmente sviluppate e organizzate nel
modo giusto. Ma non di natura si tratta quanto di buona capacita' e d'attenzione
professionale colta e specialistica.
Il progetto e' infatti la sintesi
creativa delle diverse esigenze, dove cio' che si fa per rimuovere le barriere
assume, come tante altre necessita' funzionali, il ruolo di normale provvidenza
destinata ad assicurare, a tutti, la migliore fruizione del bene"
34.
Cio' che si richiede al progettista e', quindi, un compito
doppiamente difficile, non piu' quello di accettare passivamente un vincolo
normativo e di applicarlo, quanto di fare di esso una risorsa che sproni alla
ricerca di una soluzione alternativa altrettanto valida. Cio' comporta anche una
notevole assunzione di responsabilita' rispetto all'applicazione cieca di una
norma, ma rappresenta la base stessa della progettazione e della disciplina del
restauro.
____________
30 Cfr. paragrafo 1.3 Quadro delle
principali disposizioni normative.
31 Art. 7 comma 3 del D.M.
236/89: "La conformita' del progetto alle prescrizioni dettate dal presente
decreto, e l'idoneita' delle eventuali soluzioni alternative alle specificazioni
e alle soluzioni tecniche di cui sopra sono certificate dal professionista
abilitato ai sensi dell'art. 1 della legge. Il rilascio dell'autorizzazione o
della concessione edilizia e' subordinato alla verifica di tale conformita'
compiuta dall'Ufficio Tecnico o dal Tecnico incaricato dal Comune competente ad
adottare tali atti".
32 Art. 21 comma 2 del D.P.R 503/96: "Spetta
all'amministrazione cui e' demandata l'approvazione del progetto, l'accertamento
e l'attestazione di conformita';
l'eventuale attestazione di non conformita'
del progetto o il mancato accoglimento di eventuali deroghe o soluzioni tecniche
alternative devono essere motivati".
33 Art. 12 del D.M. 236/89:
"La soluzione dei problemi tecnici derivanti dall'applicazione della presente
normativa, nonche' l'esame o l'elaborazione delle proposte di aggiornamento e
modifica, sono attribuite ad una Commissione permanente istituita con decreto
interministeriale dei Ministri dei lavori pubblici e degli affari sociali, di
concerto con il Ministro del tesoro. Gli enti locali, gli istituti universitari,
i singoli professionisti possono proporre soluzioni tecniche alternative a tale
Commissione permanente la quale, in caso di riconosciuta idoneita', puo'
utilizzarle per l'aggiornamento del presente decreto". Art. 22 del D.P.R 503/96:
"Sono attribuiti alla commissione permanente istituita a sensi dell'art. 12 del
decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236, la soluzione
dei problemi tecnici derivanti dall'applicazione della presente normativa,
l'esame o l'elaborazione delle proposte di aggiornamento e modifica, nonche' il
parere per le proposte di aggiornamento delle normative specifiche di cui
all'art. 13. Gli enti locali, gli istituti universitari, i singoli
professionisti possono proporre soluzioni alternative alla commissione la quale,
in caso di riconosciuta idoneita', puo' utilizzarle per le proposte di
aggiornamento del presente regolamento".
34 G. Carbonara, Testo
della lezione tenuta alla X edizione del corso post-lauream "Progettare per
tutti senza barriere architettoniche", Roma 2002 (dal sito
www.progettarepertutti.org).
____________
2.3 Criteri per la
progettazione e la gestione
2.3.1 Orientamento
Per
quanto riguarda la progettazione degli spazi e la relativa gestione degli
stessi, sotto lo specifico profilo dell'orientamento, non esistono allo stato
attuale precisi riferimenti normativi. Il tema risulta peraltro molto importante
per una possibile fruizione agevole dei beni culturali da parte di chiunque e
non si riferisce solo alle persone con deficit visivi.
Non disponendo di
esplicite prescrizioni normative, se non per quanto concerne la sicurezza, tale
aspetto viene spesso sottovalutato ritenendolo svincolato dall'obbligo della
cosiddetta "messa a norma".
In questo sottoparagrafo, pertanto, viene
affrontato il tema dell'orientamento dal punto di vista della riconoscibilita' e
fruibilita' dei luoghi e in particolare di quelli di interesse
culturale.
Come gia' detto nel capitolo introduttivo, si definisce barriera
architettonica anche "la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che
permettono l'orientamento e la riconoscibilita' dei luoghi e delle fonti di
pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e
per i sordi" 35. Ci si riferisce quindi alla comunicativita'
ambientale e all'orientamento, inteso non solo come la capacita' soggettiva di
conoscere la propria collocazione nell'ambiente, sia in senso assoluto sia
rispetto al punto di partenza e a quello d'arrivo, ma anche come esperienza
"intimamente legata al senso di benessere", in quanto coinvolgente aspetti
cognitivo-percettivi nonche' emotivi. Un processo, quindi, di raccolta ed
elaborazione delle informazioni sensoriali provenienti dall'ambiente e dal
proprio corpo, importante per chiunque.
A conferma di quanto il senso
dell'orientamento sia centrale per il nostro benessere psicofisico, basta
rileggere le parole di Kevin Lynch: "Sentirsi completamente persi e' una
esperienza non molto comune nelle citta' moderne. Possiamo usufruire della
presenza di altre persone e di una serie di dispositivi che ci aiutano a trovare
una strada: gli stradari, i numeri civici, i cartelli stradali, le mappe delle
compagnie del servizio pubblico. Capita lo stesso di sentirsi disorientati e in
quei frangenti il senso di ansieta' e qualche volta di terrore che lo accompagna
ci rivela quanto "l'orientamento" sia intimamente legato al nostro senso di
equilibrio e di benessere. In realta' la parola "perso" nel nostro linguaggio
significa ben piu' della semplice incertezza geografica; essa evoca un senso di
totale disastro" 36.
Le espressioni di Lynch evocano con
grande immediatezza come la capacita' di orientamento, quindi la sensazione di
conoscere con ragionevole esattezza la nostra posizione rispetto all'ambiente,
sia un elemento determinante.
Le incertezze e le perplessita' dovute alla non
conoscenza dei luoghi provocano in chiunque un aumento dell'affaticamento fisico
e psichico: aumenta l'ansia e lo stress e, quindi, come sosteneva anche Klaus
Koenig, si produce un conseguente abbassamento della "qualita' della vita"
37. Pensiamo anche a chi, avendo una ridotta autonomia individuale,
deve utilizzare al meglio le limitate energie disponibili per raggiungere una
determinata meta.
L'importanza del senso dell'orientamento diventa evidente
quando, per cause legate all'individuo o all'ambiente, questa abilita' decade.
Ci riferiamo, ad esempio, all'ansia provata dalle persone anziane che, a causa
di una patologia progressiva, perdono il senso dell'orientamento anche in luoghi
molto familiari; o alle persone che a causa di deficit sensoriali non possono
usufruire appieno, o per nulla, delle informazioni ambientali o piu'
semplicemente pensiamo al senso di malessere e di contrarieta' che ognuno di noi
puo' aver sperimentato nel perdersi in una citta' sconosciuta.
Abbiamo
definito l'Orientamento come la capacita' di determinare e controllare la
propria e l'altrui posizione e/o spostamento all'interno di un quadro
concettuale di riferimento spaziale, nonche' una disposizione ad affrontare
ambienti e persone sia noti che sconosciuti. Questa definizione ha valore
generale: tutti noi siamo in possesso di una certa mobilita' e di una capacita'
piu' o meno sviluppata di orientamento. Ma quando mancano le preziose
informazioni visive, puo' risultare difficile orientarsi e muoversi in autonomia
e sicurezza.
Per facilitare l'orientamento e' necessario che l'ambiente
fornisca quante piu' informazioni utili per determinare con ragionevole
esattezza la propria posizione rispetto all'ambiente medesimo e per individuare
il percorso piu' efficace per raggiungere la meta desiderata.
All'interno dei
luoghi di interesse culturale, per permettere e favorire l'orientamento, ci si
puo' avvalere di varie strategie, tra cui le principali sono l'individuazione di
punti e linee di riferimento, la progettazione di una adeguata
segnaletica e l'utilizzo di mappe che rappresentino efficacemente
l'ambiente in cui ci troviamo.
Punti di riferimento
La
facilita' con cui una persona puo' orientarsi in un ambiente non conosciuto e'
legata anche alla leggibilita' dell'impianto planimetrico e alla
identificabilita' delle parti che lo compongono, quindi ai concetti di
caratterizzazione e riconoscibilita', definendo questi ultimi come la
possibilita' per il soggetto di stabilire una relazione immediata con l'ambiente
e con gli oggetti che lo circondano. Ogni ambiente urbano (edificio o spazio
aperto), infatti, dovrebbe essere in grado di stimolare positivamente la
capacita' di percezione dello spazio e dovrebbe risultare interessante, cioe'
ricco di stimoli sensoriali esterni. La persona dovrebbe essere in grado di
riconoscere con facilita' la connotazione dell'ambiente; ad esempio, la
tipologia, la gerarchia degli ingressi, la collocazione degli ambienti interni,
la loro funzione, la suddivisione e la identificabilita' degli spazi privati e/o
pubblici 38. I suggerimenti progettuali possono riguardare l'uso di
forme, materiali, colori ed elementi simbolici, attraverso i quali
caratterizzare lo spazio ridando un senso compiuto a quanto e' presente
nell'ambiente.
I punti di riferimento sono informazioni discrete, di ogni
tipo (vestibolari, visive, tattili, acustiche, olfattive, cinestesiche) facili
da percepire e sempre ritrovabili nell'ambiente, che le persone possono
utilizzare per riconoscere luoghi precisi.
Anche la persona non vedente, per
orientarsi, utilizza le informazioni provenienti dall'ambiente, ma utilizza
soprattutto le informazioni che raccoglie attraverso i sensi residui extravisivi
e le trasforma in punti o linee guida di riferimento.
Esempi di punti di
riferimento possono essere: una cabina per l'attesa degli autobus (indizio
tattile, rilevabile attraverso il bastone, e acustico, rilevabile attraverso la
riflessione del suono), la pendenza di una rampa (indizio vestibolare), una
fontana (indizio acustico), un bar o ristorante (indizio acustico e olfattivo),
una sala proiezioni (indizio acustico), ecc. Alcune informazioni ambientali,
pero', possono anche essere d'aiuto alla persona cieca per mantenere la
direzione di marcia. Le linee guida, infatti, sono quegli elementi continui
presenti nell'ambiente che consentono alla persona con grave deficit visivo di
orientarsi e di mantenere la direzione di marcia; possono essere naturalmente
presenti nell'ambiente (linee guida naturali) o costruite appositamente (linee
guida artificiali).
Esempi di linee guida naturali sono: il muro continuo di
un edificio (percepibile con il bastone o attraverso la riflessione sonora o
termica, un muretto basso, il cordolo di un'aiuola, una siepe (percepibili con
il bastone), un porticato (percepibile attraverso la riflessione acustica e gli
indizi termici), il rumore del traffico (informazione acustica).
Negli
ambienti in cui non vi e' alcuna guida naturale, dove pertanto l'orientamento
per la persona con deficit visivo risulta particolarmente difficile, puo' essere
utile inserire accorgimenti nella pavimentazione che possano fungere da guida o
fornire indicazioni, quali ad esempio una corsia di tappeto, stuoia o materiali
diversi, oppure prevedere elementi in elevazione quali corrimani o arredi
adeguatamente segnalati al non vedente. In particolare negli immobili di
interesse culturale, questi elementi naturali e comunque ben riconoscibili dal
punto di vista tatto-plantare sono preferibili a linee guida artificiali che
possono avere un impatto troppo invasivo.
Segnaletica
In un
luogo di interesse culturale la segnaletica riveste un ruolo fondamentale per
l'orientamento dei visitatori. La segnaletica, infatti, intesa come un insieme
di segnali coordinati, ha la funzione di guidare il visitatore, comunicando con
un linguaggio universale, fatto di segni, pittogrammi e brevi parole, aiutandolo
a individuare accessi e uscite, i servizi e i percorsi desiderati.
Nella
progettazione della segnaletica e' importante evitare le informazioni ridondanti
che possono provocare confusione e ansieta' (il cosiddetto "inquinamento
visivo"). In un luogo di interesse culturale la segnaletica ambientale
rappresenta il biglietto da visita piu' importante, deve mettere a proprio agio
il visitatore, essere decifrabile dal maggior numero di persone, nonche' essere
coerente, per immagini e per significato, a tutte le forme di comunicazione
presenti: cartacea e non, come ad esempio le brochure informative, la carta dei
servizi, i cataloghi, il sito internet.
La scienza che si occupa della
progettazione di sistemi di segnaletica di orientamento si chiama
"wayfinding". Wayfinding significa anche scegliere e seguire un
percorso che porti ad una destinazione definita, in maniera efficiente; e' in
definitiva l'insieme dei segnali che utilizziamo per capire dove siamo e dove
stiamo andando. Migliorare l'esperienza di wayfinding di un visitatore
equivale a migliorare i segnali ambientali che gli vengono offerti per
orientarsi e che veicolano l'informazione spaziale.
Un buon progetto di
segnaletica deve quindi essere concepito fin dalla fase di progettazione
architettonica e/o di restauro dell'edificio. A partire dalla mappa del bene
occorre analizzare i flussi dei visitatori e individuare i percorsi e i punti
dove e' necessario garantire loro le informazioni o l'eventuale ripetizione di
una indicazione, per offrire alternative di percorso. Il progetto deve essere
strutturato su tre livelli di informazioni: la segnaletica informativa,
la segnaletica direzionale e la segnaletica identificativa, in
raccordo comunque con la segnaletica di sicurezza prevista per legge nei
luoghi pubblici.
La segnaletica informativa, o di orientamento, e'
collocata generalmente all'ingresso principale e in altri punti strategici
dell'edificio; in essa sono riportate le indicazioni principali delle funzioni
che vi si svolgono e solitamente viene integrata da una o piu' mappe per
facilitare la lettura degli spazi e l'orientamento del visitatore.
La
segnaletica direzionale, o di smistamento, e' caratterizzata da segnali e
frecce che indicano una direzione da seguire; essa viene generalmente collocata
nei percorsi, sia interni che esterni, in prossimita' degli incroci o dei cambi
di direzione. E' importante quindi che abbia una sequenza logica e coerente dal
punto iniziale a quello finale dei percorsi.
La segnaletica
identificativa, o di conferma, serve a identificare un luogo o un edificio,
o una porzione di esso. Viene di solito collocata in prossimita' dell'ingresso,
ad altezza d'occhio umano.
Un progetto di segnaletica e' efficace se e' in
grado di favorire l'orientamento di chiunque, anche di chi ha un deficit visivo
o una carenza di tipo psico-cognitivo. Dal punto di vista grafico, i fattori che
determinano l'efficacia e la leggibilita' della segnaletica sono molteplici. Tra
i piu' importanti ricordiamo:
- i messaggi e i segnali devono essere brevi,
leggibili e comprensibili;
- occorre prestare la massima attenzione alla
scelta dei colori, del tipo e della dimensione dei caratteri tipografici (font),
dei contrasti;
- i segnali devono essere visibili anche da distanze superiori
ai 10 metri, e anche in movimento.
Anche la collocazione della segnaletica
riveste un ruolo importante. E' necessario percio':
- assicurarsi che i
segnali non vengano nascosti da altri elementi provvisori;
- assicurarsi che
gli stessi segnali non costituiscano un ostacolo alla visibilita' di altri
elementi o alla mobilita' di chiunque;
- verificare la loro leggibilita' da
lontano e da vicino;
- verificare il tipo di illuminazione presente in ogni
parte del bene;
- assicurarsi che i segnali vengano posizionati ad un'altezza
media compresa tra 1,40 e 1,70 m, mentre per i segnali sospesi a un'altezza
massima di 2,30 m (l'altezza media degli occhi di un adulto in piedi e' di 1,60
m, mentre quella di una persona su sedia a ruote e' di 1,25 m);
- evitare
l'utilizzo di supporti inadeguati, quali superfici riflettenti (vetro, metalli
lucidi, specchi, ecc.), privilegiando percio' le finiture opache.
La
leggibilita' del testo dipende anche da molti altri fattori:
dalla spaziatura
tra le lettere alla spaziatura tra le parole, dall'interlinea, ecc.
39 Nella segnaletica direzionale e' utile che il testo sia allineato
secondo la direzione della freccia.
I margini intorno alle scritte devono
essere tali da permettere un maggiore contrasto tra lo sfondo e il
messaggio.
Un bordo intorno ad una scritta puo' essere utile solo nel caso
sia necessario garantire il contrasto rispetto alla parete in cui il segnale e'
collocato, ma il bordo non deve sovrastare la scritta.
Le scritte sono piu'
leggibili e facili da ricordare se si usano le lettere minuscole. Numerosi test
di leggibilita' hanno dimostrato che le persone quando leggono parole e frasi da
lontano riconoscono piu' facilmente la loro forma che il contenuto. Le
"ascendenti" e le "discendenti" del carattere minuscolo offrono infatti molte
piu' informazioni rispetto al carattere tutto maiuscolo, rendendo la lettura
piu' veloce e il messaggio piu' facile da ricordare.
La brevita' e' molto
importante: troppe parole in un segnale, o troppi messaggi su un blocco di
segnali, compromettono la comprensione e la memorizzazione del messaggio (per
una buona leggibilita' non si dovrebbero utilizzare piu' di 12/15 lettere per
riga, inclusi gli spazi, ovvero 2/3 parole).
Dal punto di vista dei
contenuti, la segnaletica deve essere chiara e comprensibile 40:
-
le informazioni vanno raggruppate e ordinate alfabeticamente per piano;
-
evitare di inserire troppi messaggi su un unico segnale. Piccoli gruppi di
messaggi sono piu' leggibili di una lunga lista;
- i numeri e i pittogrammi
sono piu' facilmente riconoscibili rispetto alle parole;
- il linguaggio deve
essere chiaro e conciso, anche se la brevita' non deve comprometterne la
comprensione;
- la leggibilita' aumenta se la prima lettera e'
maiuscola;
- i titoli e le iniziali sono piu' leggibili se si omette il punto
tra le iniziali;
- la punteggiatura va usata solo dove e'
indispensabile;
- evitare le abbreviazioni.
I pittogrammi, ovvero
quei simboli a cui viene associato un significato, sono parte costituente del
linguaggio della segnaletica.
Essi sono da un lato abbreviazioni visive,
mentre dall'altro costituiscono un nuovo linguaggio di semplificazione di
contenuti complessi. Devono pertanto essere efficaci e immediatamente
comprensibili alla maggior parte delle persone. A tale scopo il segno grafico
rappresentato nel pittogramma deve avvicinarsi il piu' possibile all'azione a
cui cerca di riferirsi e rappresentarne il livello piu' semplice e quasi
astratto. L'uso sapiente dei pittogrammi e' ancora piu' utile all'interno dei
luoghi di interesse culturale, dove il visitatore rappresenta solitamente
culture e linguaggi diversi. "Con i pittogrammi evitiamo, nella comunicazione
internazionale, di dovere ripetere gli stessi contenuti in varie lingue, ad
esempio, come accade nelle etichette dei vestiti o nelle istruzioni a corredo di
apparecchi elettrici ..... In un ospedale, una stazione ferroviaria, un
aeroporto internazionale... il solo linguaggio che abbia qualche probabilita' di
venire compreso da un cinese, uno statunitense o da un nord africano non e'
verbale, ma visuale" 41.
L'efficienza grafica di un sistema di
segnaletica dipende infine dal contrasto fra il testo delle scritte e lo sfondo,
nonche' dall'uso sapiente dei colori. Il colore nella segnaletica e', quindi, un
fattore molto importante e strategico. in quanto influisce anche nel rendere un
ambiente accogliente; nella scelta del colore devono essere valutate le
condizioni di illuminazione e le tonalita' dominanti dell'ambiente, rispetto a
cui deve produrre un efficace contrasto. E' inoltre importante ricordare che
molte persone hanno deficit nella percezione dei colori (spesso i rossi e i
verdi) e possono trovare difficolta' nel distinguere colori simili tra loro dal
punto di vista tonale; occorre percio' prestare attenzione alle combinazioni di
colori, che devono assicurare un elevato contrasto di luminanza.
Un'ultima
considerazione va fatta a proposito della manutenzione del sistema della
segnaletica: si tratta di un aspetto che va preso in esame sin dalla fase di
progettazione, ricorrendo possibilmente a soluzioni che prevedano flessibilita'
ed intercambiabilita', per una maggiore facilita' di montaggio, manutenzione e
pulizia.
Mappe
Una mappa e' una rappresentazione simbolica
semplificata dello spazio che evidenzia relazioni tra le componenti dello stesso
(oggetti, regioni). Comunemente essa e' costituita da una rappresentazione
bidimensionale, geometricamente accurata, di uno spazio tridimensionale. Per
aumentarne la leggibilita' e per facilitarne la comprensione si utilizzano
alcune convenzioni grafiche, simboli e legende, fornendo anche informazioni che
vanno oltre la mera rappresentazione grafica.
In relazione al tipo di
comunicazione e di informazioni che si intende fornire la mappa rappresenta
porzioni diverse di territorio;
descrivendo solo alcuni degli elementi
presenti in un determinato spazio. Ad esempio, in una mappa turistica vengono
evidenziati gli elementi di interesse per il visitatore, ma questa
rappresentazione non ha una valenza metrica ne' analitica del territorio, bensi'
e' volta ad evidenziare, con la maggior chiarezza possibile, tutte le
informazioni utili, e per far cio' e' necessario tralasciarne molte
altre.
Inoltre gli oggetti rappresentati (ovvero i temi), ma anche le
modalita' espressive, possono cambiare, cambiando i destinatari e le funzioni
delle mappe. La scelta del tipo di rappresentazione e di disegno di una mappa
dipende, quindi, non solo dalle informazioni che essa deve contenere ed
esprimere, ma anche dai destinatari a cui si rivolge.
Per quanto concerne la
loro collocazione, le mappe possono essere fisse, collocate in punti strategici
e utilizzate da tutti, oppure essere "portatili" a disposizione di una singola
persona.
All'interno dei luoghi di interesse culturale, sicuramente in
prossimita' dell'ingresso, ma anche in altri punti strategici (ad esempio in
prossimita' degli elementi di collegamento verticale, incroci, cambi di
direzione, ecc.), e' necessario garantire la presenza di una mappa fissa chiara
ed accessibile al maggior numero di persone, comprese le persone anziane o
quelle che hanno una scarsa consuetudine con la lettura di piante e planimetrie.
La stessa mappa deve essere fornita, opportunamente adattata alla diversa scala
di rappresentazione, anche su carta, per consentire al visitatore di poter
verificare in ogni momento la propria posizione all'interno del bene e, in
definitiva, di fruire al meglio dei servizi e degli spazi.
Tale mappa sara'
contenuta all'interno della brochure informativa del bene, solitamente
distribuita in piu' lingue al visitatore all'ingresso dell'edificio o dell'area.
Le stesse informazioni dovranno inoltre essere consultabili anche on line, nel
sito web dedicato.
In alcuni siti culturali, soprattutto nel caso in cui
questi offrano servizi speciali per i non vedenti, la mappa tattile puo'
rappresentare un valido ausilio per l'orientamento. Nell'ottica del Universal
Design, e' tuttavia auspicabile progettare e realizzare mappe
tattilo-visive, ossia mappe "per tutti", che contengano accorgimenti aggiuntivi
per la lettura dello spazio anche da parte dei non vedenti: spessori e linee a
rilievo, scritte in braille e "in nero" a rilievo, texture riconoscibili
al tatto.
In siti particolari quali parchi, giardini storici, piazze, aree
archeologici, chiese, ecc., inoltre, puo' essere molto efficace per i non
vedenti, ma anche per tutti gli altri visitatori, l'utilizzo della
rappresentazione tridimensionale del luogo (plastici o modelli in scala) in
quanto tale modalita' di lettura rinforza nel non vedente la concretezza
dell'esperienza esplorativa, agevola la rappresentazione mentale dello spazio e
la creazione di un patrimonio immaginativo aderente alla realta'.
Nella
progettazione di una mappa tattile occorre innanzi tutto considerare che il
tatto e' analitico e la percezione dell'insieme si ottiene attraverso
l'organizzazione della sequenza delle informazioni parziali. La sintesi e'
dunque un processo complesso e puo' diventare difficile se la rappresentazione
supera certe dimensioni (pari all'apertura completa di due mani
accostate).
Inoltre la discriminazione tattile e' limitata e incapace di
cogliere particolari molto piccoli, per cui questi devono essere rappresentati
sicuramente piu' grandi rispetto a quelli percepibili dalla vista (punto braille
1 mm; linea a rilievo non e' percepibile al di sotto di 0,5 mm di
spessore).
I requisiti che una mappa tattile deve avere per la lettura da
parte dei non vedenti si possono riassumere nelle seguenti indicazioni: il
disegno dovra' essere semplice ed essenziale e lo spessore del segno non dovra'
andare al di sotto della soglia minima di percepibilita'; si dovra' porre
attenzione non solo alla chiarezza delle forme proposte, ma anche alla
gradevolezza delle superfici e alla robustezza, alla sicurezza e alla
igienicita' del supporto (e' indispensabile a tale proposito garantirne la loro
costante pulizia e la manutenzione).
Nel caso di un sistema integrato di
mappe all'interno di un sito di interesse culturale occorre porre attenzione
alla omogeneita' dei simboli e alla coerenza delle informazioni.
Anche le
mappe tattili possono essere fisse, collocate in punti strategici del bene e
utilizzate da tutti, oppure essere portatili al servizio di una singola
persona.
Nel caso di mappe fisse, esse dovranno essere orientate
correttamente rispetto allo spazio in cui si trovano, evitando il piu' possibile
la collocazione all'esterno dell'edificio, per evitare problemi di igiene, ma
anche di usura e di degrado indotto dagli agenti atmosferici.
Le tecniche
oggi disponibili per realizzare mappe fisse con rappresentazioni a rilievo di
spazi ed edifici sono molteplici. Ogni tecnica presenta potenzialita' e/o limiti
a seconda del contesto applicativo, delle risorse finanziarie a disposizione,
degli specifici contenuti della rappresentazione, della professionalita' di cui
si puo' disporre, dell'utenza a cui ci si rivolge, ecc. Non si puo' affermare
che una tecnica sia migliore delle altre: per la scelta della tecnica da
utilizzare, occorre quindi valutare di volta in volta quanto incidono le
variabili in campo.
Considerato che la lettura di una mappa fissa non permane
a lungo nella mente di chiunque, si ritiene possa essere utile ed efficace poter
offrire, a sua integrazione, una mappa a rilievo portatile che, attraverso una
consultazione continua ed una verifica costante della propria posizione
all'interno dello spazio, favorisce l'orientamento.
Si propongono mappe a
rilievo di piccole dimensioni, stampate con le tecniche della serigrafia o della
carta a micro-capsule. Molto usata dai musei inglesi e francesi, quest'ultima
tecnica, pur necessitando di una specifica rielaborazione e adattamento del
disegno per la lettura a rilievo da parte dei non vedenti, presenta alcuni
aspetti molto interessanti: da un lato la semplicita' della riproduzione del
rilievo (chiunque infatti e' in grado di usare il fornetto necessario
42, dall'altro lato il costo limitatissimo della carta speciale usata
per la stampa e del fornetto medesimo. Ma la piu' interessante potenzialita' di
questa tecnica e' rappresentata dalla possibilita' di scaricare il disegno della
mappa dalla rete e quindi di poterla condividere e studiare in anticipo e in
piena autonomia.
Per definire le strategie e le metodologie atte a favorire
l'orientamento della persona cieca in un luogo di interesse culturale, appare
tuttavia utile fare una riflessione sul tipo di bene che questa puo' visitare in
completa autonomia (senza accompagnatore), nonche' sulla opportunita' di
prevedere in ogni contesto museale le soluzioni tecniche dedicate alla
comunicazione degli spazi e delle opere d'arte. Ad esempio, in una pinacoteca, o
nei casi in cui le opere d'arte esposte (sculture, oggetti, scavi archeologici,
ecc.) non possono essere toccate, puo' non essere necessario garantire la totale
autonomia dei visitatori non vedenti.
Queste indicazioni non valgono, invece,
nei casi in cui siano allestiti all'interno del museo uno o piu' percorsi che
consentano ai non vedenti una fruizione speciale (tattile) di opere e manufatti,
anche attraverso il supporto di iniziative didattiche, di mediazione e di
comunicazione mirata. In tal caso deve essere garantita non solo
l'accessibilita' urbana al sito culturale (dalla fermata dei mezzi di trasporto
pubblico un percorso sicuro permettera' al non vedente di raggiungere in
autonomia il bene), ma anche quella interna al bene (dall'ingresso il "percorso
speciale" sara' raggiungibile in autonomia, mediante specifici accorgimenti e
soluzioni progettuali).
In ogni caso e' consigliabile permettere ai non
vedenti di raggiungere con facilita' un punto informativo in cui trovare
assistenza da parte di personale opportunamente
formato.
____________
35 Art. 1 del D.M.
236/89.
36 K. Lynch, L'immagine della citta', Marsilio,
Venezia 1960.
37 F. Vescovo, "Accessibilita', orientamento e
usabilita' agevole degli spazi urbani", in "Paesaggio urbano", n. 4,
2000.
38 F. Tosi, L'ambiente fisico e relazionale, in
"Giornale di Gerontologia", n. 5, vol. 52, ottobre 2004, pp. 418-422 (anche sul
sito della Societa' Italiana di Gerontologia e Geriatria: www.sigg.it)
39 F. Fogarolo, I fattori che condizionano la
leggibilita', in Questione di leggibilita'. Se non riesco a leggere non
e' solo colpa dei miei occhi, Comune di Venezia, Venezia 2008, pp.
41-77.
40 P. Barker, J. Fraser, Sign Design Guide, Royal
National Institute for the Blind, Londra 1995.
41 P. F. Licari,
Comunicazione e orientamento, in "Narrare il gruppo: prospettive cliniche
e sociali", a. III, vol. I, marzo 2008.
42 Il fornetto per la
stampa a rilievo e' un'attrezzatura di semplicissimo utilizzo, normalmente
reperibile nelle sedi territoriali delle associazioni rappresentative dei
disabili della vista e nei Centri di consulenza tiflodidattica, ed e' sempre
piu' diffuso nelle biblioteche, nelle scuole, nelle associazioni, ecc. Dato il
suo limitato costo, il fornetto potrebbe essere acquistato dal museo o dal
gestore del bene, che, oltre alla produzione di mappe a rilievo, potrebbe
utilizzarlo per attivita' di comunicazione e di mediazione, offrendo tavole
didattiche, planimetrie e ogni altro elaborato, da scaricare all'occorrenza dal
proprio sito web.
____________
2.3.2 Superamento delle distanze
Percorrere a piedi tratti di notevole estensione per raggiungere un
obiettivo prefissato costituisce per molti una situazione di forte disagio
psico-fisico ed un serio problema di affaticamento. La presenza di lunghi
percorsi orizzontali caratterizza molti luoghi di interesse culturale, dai
grandi complessi museali, ai centri storici, alle aree archeologiche, ai parchi
e giardini storici, fino ai siti di interesse paesaggistico. Il superamento
delle distanze puo' dunque costituire una significativa barriera architettonica
per tutte le persone con ridotta capacita' motoria, tra cui gli anziani e i
cardiopatici, per i quali anche un percorso superiore ai 50 metri, pur privo di
pendenza, puo' risultare molto difficoltoso. Al contrario, le persone su sedia a
ruote sono spesso in grado di superare anche notevoli distanze.
Tali
condizioni peggiorano ulteriormente quando il percorso presenta un andamento
altimetrico variabile, ma anche quando e' caratterizzato da un fondo irregolare
o disomogeneo, costituito da elementi di pavimentazione non complanari come
acciottolati o ghiaia, circostanze tutte piuttosto frequenti nelle aree
archeologiche e nei centri storici, se non si prevedono opportuni accorgimenti
43.
In tutti i casi di distanze non troppo estese, e' necessario
predisporre percorsi con pavimentazioni il piu' possibile omogenee ed
antisdrucciolevoli, prevedendo inoltre opportune zone di riposo e di servizi
ogni 50-100 metri 44, possibilmente al coperto e dotate di sistemi di
seduta (panchine) o appoggi ischiatici 45, anche al fine di ridurre
gli effetti negativi indotti da una visione monotona ed omogenea, che accentua
psicologicamente le sensazioni di affaticamento e di disagio.
Per gli aspetti
relativi alle pavimentazioni, si possono individuare due diverse direttrici
operative, a seconda che si proceda ad una parziale sostituzione della
pavimentazione storica, motivata anche da esigenze impiantistiche, o ad una
sovrapposizione di elementi reversibili al di sopra dei materiali originari. Per
il primo caso, un esempio e' fornito dal percorso Pantheon-Fontana di Trevi nel
centro storico di Roma, dove sono state realizzate, in affiancamento alle zone
pavimentate con sanpietrini, delle corsie in pietra basaltina. Queste ultime, in
accordo con le indicazioni del D.P.R. 503/96 (che impongono per le
pavimentazioni di contenere i salti di quota entro i 2 mm e la distanza tra un
elemento e l'altro entro i 5 mm), consentono un piu' agevole percorso da parte
delle persone su sedia a ruote o con ridotta capacita' motoria. Nel secondo
caso, invece, si puo' fare riferimento a sistemi costituiti da pedane in
materiale privo di irregolarita' ed antisdrucciolevole, da sovrapporre alle
pavimentazioni storiche esistenti, ma anche, negli spazi interni,
all'apposizione di corsie-guida costituite da tappeti o stuoie che, oltre a
facilitare il movimento di persone su sedia a ruote, consentano un migliore
orientamento per i disabili sensoriali, per i quali puo' essere opportuno
disporre anche informazioni integrative con l'uso di corrimano contenenti delle
informazioni tattili (si veda il paragrafo precedente
sull'orientamento).
Particolare attenzione deve essere posta alla riduzione
degli ostacoli lungo i percorsi. Tale accorgimento, essenziale per tutte le
persone con disabilita' visiva, vale anche per l'intera utenza di un luogo di
interesse culturale, se si considera che una recente ricerca dell'Universita' di
Roma colloca al 76% la percentuale di incidenti alle ossa dovuti a difficolta'
di percezione visiva degli ostacoli e delle fonti di pericolo. Per i non vedenti
e gli ipovedenti, in particolare, e' necessario curare la rimozione di ogni
ostacolo lungo il percorso (veicoli, biciclette in sosta, tavolini, fioriere,
cestini portarifiuti), nonche' di verificare la presenza e la chiara
riconoscibilita' dei marciapiedi (il suo rivestimento deve essere ben
riconoscibile rispetto alla carreggiata, il relativo dislivello deve essere
superiore a 2 cm). E' opportuno ricordare che la percezione degli eventuali
ostacoli da parte della persona non vedente e' affidata all'uso del bastone,
attraverso il quale si individuano agevolmente gli elementi collocati a terra,
ma non si riescono a percepire quelli sospesi ad oltre 50 cm dal suolo, senza il
rischio di intercettarli direttamente con il proprio corpo, mentre tutto cio'
che e' sospeso ad oltre 95 cm costituisce un serio pericolo per chi non vede. In
quest'ambito rientrano diversi ostacoli, potenzialmente pericolosi per chiunque,
come espositori, cabine telefoniche a fungo, tendalini, vetrine e bacheche
sporgenti, tiranti metallici, cartelli e segnaletica con una luce verticale
inferiore a 2,10 m, catene e cordoni per impedire l'accesso alle auto o alle
persone, ma anche elementi architettonici aggettanti come mensole, cornicioni,
davanzali ed inferriate bombate.
Negli spazi aperti, come i siti archeologici
o i giardini storici, gli eventuali percorsi creati con passerelle fisse o
rimovibili devono presentare elementi che consentano di individuarne i
margini.
La larghezza di questi percorsi deve prevedere il passaggio di sedie
a ruote, di passeggini ed anche di due persone affiancate. Nei casi di
passerelle esterne, inoltre, l'eventuale grigliato utilizzato per la
pavimentazione deve presentare caratteristiche geometriche e dimensionali che
tengano conto dell'eventuale uso di bastoni o stampelle, il cui impiego non deve
incontrare difficolta' nell'appoggio a terra. E' necessario, infine, disporre
lungo tutte le passerelle appositi corrimano a doppia altezza, secondo le
indicazioni della normativa.
Nello specifico caso di parchi o giardini
storici, oltre alle osservazioni gia' svolte, e' importante considerare gli
aspetti acustici, al fine di limitare la presenza di rumori esterni eccessivi,
ricorrendo a barriere naturali ed artificiali come siepi e, ove possibile,
muretti. Anche il progetto della piantumazione, in tal senso, puo' agevolare
l'identificazione dei diversi momenti della visita: l'utilizzo di siepi e aiuole
odorose consente infatti di qualificare i diversi tipi di spazi, mentre le
sorgenti d'acqua o fontane possono diventare, attraverso il rumore, punti di
riferimento ed orientamento. Tali indizi vanno tuttavia intesi come elementi
aggiuntivi e non sostitutivi di informazioni maggiormente affidabili, dato che
un semplice raffreddore o una corrente d'aria contraria possono vanificare
l'indizio olfattivo e la mancanza occasionale del getto d'acqua puo' annullare
quello uditivo.
Piu' articolati, invece, devono essere gli interventi da
attuare in presenza di distanze notevoli, soprattutto nelle aree esterne come i
centri storici, i parchi e i siti di interesse paesaggistico, dove e' opportuno
pensare a soluzioni che contemplino l'uso facilitato, ed in successione, di
diversi dispositivi di trasporto e di ausilio alla mobilita', come minibus
elettrici, club-car come quelli utilizzati nei campi da golf, elettroscooter
46, che consentano di definire una mini-intermodalita', con la
possibilita', a seconda delle abilita' individuali, di passare agevolmente da un
mezzo all'altro per raggiungere un determinato obiettivo, senza incontrare
ostacoli o situazioni defatiganti. La presenza di percorsi particolarmente
lunghi puo' caratterizzare anche i grandi complessi museali, dove e'
fondamentale prevedere la disponibilita' di sedie a ruote, da fornire a tutte le
persone che ne facciano richiesta. Negli stessi luoghi e' possibile anche
valutare l'installazione di un servizio di piccoli elettroscooter, verificando
tuttavia attentamente, in via preventiva, la presenza di idonei spazi di
manovra, nonche' gli eventuali rischi per le persone e per i beni oggetto di
tutela.
Piu' in generale, per quanto riguarda le aree archeologiche ed i siti
di interesse paesaggistico caratterizzati da percorsi molto estesi ed articolati
con pavimentazioni non complanari, sdrucciolevoli e sconnesse, e' opportuno
affiancare agli accorgimenti citati - spesso praticabili soltanto per zone
limitate dei complessi stessi - l'individuazione di luoghi o postazioni adatti a
favorire una visione d'insieme o panoramica del sito, agevolando la comprensione
della sua struttura morfologica, edilizia, stratigrafica o paesaggistica. Tali
accorgimenti consentono di garantire la fruizione del sito almeno in rapporto ai
suoi elementi piu' qualificanti e significativi, perseguendo, quando la piena
accessibilita' appare difficilmente praticabile, quantomeno l'obiettivo della
visitabilita'.
____________
43 Tra i primi studi dedicati
all'accessibilita' urbana di un centro storico, con particolare attenzione alle
persone con mobilita' ridotta, va citato il Progetto pilota per il centro
storico di Roma, presentato dalla Societa' Infrasud Progetti nel 1991 e
coordinato da Fabrizio Vescovo. (Cfr. F. Vescovo, Progetto pilota per
l'accessibilita' nel centro storico di Roma, in "Paesaggio urbano", n. 3-4,
maggio-agosto 1992, pp. 105-113).
44 Cfr. Ministero dei Lavori
Pubblici, Direttive inerenti le facilitazioni per la circolazione e la sosta
dei veicoli al servizio delle persone invalide, Roma 1985. Per questo
specifico aspetto si veda la fig. 26 a pagina 25.
45 Per appoggi
ischiatici si intendono quei "dispositivi o attrezzature, di varia foggia e
dimensione, che consentono alla persona di appoggiare il bacino (ischio)
assumendo posizione semiseduta e di scaricare, in parte, il peso del corpo,
ottenendo un notevole beneficio in condizioni di stanchezza o di affaticamento"
(Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, Linee guida per gli
enti di gestione dei Parchi nazionali italiani, Roma 2003, p. 46). Per le
caratteristiche ergonomiche di un appoggio ischiatico si rimanda alle Norme UNI
11168-1, febbraio 2006 , punto 6.4, pp. 10-11.
46 Per
elettroscooter si intende un "mezzo elettrico monoposto, a 3 o 4 ruote, di
dimensioni analoghe a quelle di una sedia a ruote, ma strutturalmente ed
esteticamente diverso da questa, con velocita' compatibile con quella del
pedone. E' adatto a diminuire l'affaticamento alle persone con problemi di
deambulazione, rispetto alle quali costituisce un determinante ausilio tecnico
per il superamento delle distanze in piano e non" (Ministero dell'Ambiente e
della Tutela del Territorio, Linee guida per gli enti di gestione dei Parchi
nazionali italiani, Roma 2003, p. 47).
____________
2.3.3
Superamento dei dislivelli
E' indubbio che il tema dei dislivelli
rappresenta uno dei nodi principali nell'ambito del superamento delle barriere
architettoniche nei luoghi di interesse culturale. A ben vedere infatti, il
problema dell'accessibilita' del costruito storico - articolato quasi sempre su
complessi sistemi di scale e rampe - si concentra prevalentemente sul tema dei
collegamenti verticali, riconosciuto da tempo come uno dei nodi cruciali
dell'intero progetto di restauro, che coinvolge scelte di natura metodologica
legate anche ai diversi orientamenti teorici della disciplina.
In questo
campo, infatti, il costruito storico presenta diverse forme di barriere
architettoniche da superare, a partire da veri e propri ostacoli fisici, come
dislivelli, scale, rampe con pendenze inadeguate, fino a situazioni fonti di
pericolo o affaticamento, come assenza di idonee protezioni per il rischio di
caduta dall'alto, assenza di corrimani e pianerottoli di riposo su scale
esistenti, dimensioni inadeguate di queste ultime. Gran parte di queste
barriere, inoltre, e' strettamente connaturata con l'edificio oggetto di
intervento, al punto da costituire spesso non soltanto buona parte della sua
identita' architettonica, ma anche della sua stessa consistenza materica e delle
sue qualita' formali, in altre parole degli stessi valori che il progetto di
restauro si prefigge di tutelare.
Considerando le diverse soluzioni
possibili, anche alla luce delle piu' recenti proposte provenienti dallo
specifico settore degli apparecchi elevatori, e' possibile individuare
essenzialmente quattro diversi sistemi di superamento di dislivelli: la
rampa, l'ascensore, la piattaforma elevatrice ed il servoscala. Si
tratta di alternative che tuttavia risultano raramente confrontabili; tutti i
dispositivi citati presentano infatti inconvenienti e limitazioni che ne
riducono l'impiego soltanto ad alcuni casi specifici.
Spesso, dunque, e'
opportuno immaginare soluzioni articolate e complesse, che siano in grado di
costituire "sistema", utilizzando cioe' un insieme di dispositivi al fine di
raggiungere il risultato da perseguire; un esempio, in tal senso, e' costituito
dagli interventi recentemente effettuati nell'area archeologica dei Mercati
Traianei a Roma. Come gia' richiamato nel capitolo precedente, inoltre, nei
confronti dei luoghi di interesse culturale emerge - piu' che in qualunque altro
ambito - l'opportunita' di ricorrere alle soluzioni alternative citate al
paragrafo 2.2, immaginando sistemi che coniughino in modo sapiente e
tecnologicamente avanzato i dispositivi prima elencati. Un esempio illuminante,
in tal senso, e' costituito dal celebre ascensore realizzato da I. M. Pei
all'ingresso del Museo del Louvre a Parigi, all'interno della
Pyramide.
Strettamente integrato con la scala elicoidale che
costituisce l'accesso principale al museo, il dispositivo citato fonde insieme
il meccanismo di un ascensore oleodinamico con alcuni elementi caratteristici di
una piattaforma elevatrice, tra cui l'assenza del vano corsa e la cabina
scoperta.
Al fine di semplificare la lettura del documento, i criteri guida
per la progettazione e le gestione sono articolati nei paragrafi che seguono
secondo i quattro dispositivi prima citati, aggiungendo specifiche
considerazioni sull'adeguamento di scale e cordonate esistenti e riferimenti al
superamento dei dislivelli a scala urbana, con cenni a dispositivi come scale
mobili, funicolari ed ascensori inclinati.
Rampe
Una rampa
progettata con accuratezza sia nella forma che nei materiali e ben integrata sul
piano architettonico con lo spazio circostante, costituisce un percorso
inclusivo valido per tutti e non una corsia riservata alle persone con
disabilita'. La rampa consente dunque di evitare ogni forma di discriminazione
verso l'utenza disabile, definendo un percorso pienamente accessibile a tutti,
ma puo' essere adottata soltanto nei confronti di dislivelli modesti, in ragione
del forte sviluppo longitudinale richiesto. Benche' infatti la normativa
consenta una lieve deroga rispetto alla pendenza massima dell'8% nel caso di
adeguamento di edifici esistenti, ammettendo di arrivare fino al 12% per
sviluppi lineari compresi entro i 3 metri, va considerato che di norma occorrono
almeno 10 metri per superare 80 centimetri di dislivello 47. La
stessa pendenza dell'8%, inoltre, e' da ritenersi gia' piuttosto ripida,
rivelandosi particolarmente pericolosa in fase di discesa, tanto da indurre
diversi autori a suggerire il 5-6% per una rampa confortevole.
Oltre una
certa lunghezza, il sistema della rampa finisce per generare affaticamento,
tanto che la stessa normativa impone un riposo almeno ogni 10 metri di sviluppo
lineare e limita l'estensione della rampa ad un massimo di 3,20 metri di
dislivello complessivo 48, parametri da considerarsi comunque gia'
troppo ampi per un confortevole impiego della rampa. Va precisato, inoltre, che
una lunga rampa risulta difficilmente praticabile da parte di persone con
particolari disabilita' motorie che non utilizzano la sedia a ruote, nonche' da
tutti coloro che vanno incontro ad un facile affaticamento, come anziani,
cardiopatici, incidentati o persone che trasportano oggetti pesanti. Per gran
parte di questi utenti, infatti, si rivela spesso piu' agevole l'utilizzo di una
breve scala, che comporta un tratto minore da percorrere 49. Ne
consegue la raccomandazione di limitare la rampa a dislivelli contenuti (entro
1,5 metri), affiancando, quando possibile, anche una scala, soprattutto quando
lo sviluppo longitudinale della rampa e' piu' esteso.
Nella generalita' dei
casi, la rampa non richiede specifici accorgimenti per il suo utilizzo da parte
di persone con disabilita' sensoriali. E' necessario tuttavia ribadire in ogni
caso la fondamentale necessita' del corrimano, al quale deve accompagnarsi,
quando non e' previsto un parapetto pieno per la difesa dal vuoto, la presenza
di un cordolo di almeno 10 cm di altezza, atto ad arrestare l'eventuale
sbandamento della sedia a ruote.
Piu' specifiche riflessioni vanno rivolte
all'impatto della rampa nei confronti delle antiche strutture e al rapporto tra
la rampa stessa e un'eventuale scala esistente, tema piuttosto ricorrente
all'ingresso degli edifici storici ed ancor piu' nell'accesso alle chiese. Dal
punto di vista strettamente percettivo, l'entita' dell'impatto appare
influenzata, piu' che dalla rampa in se', dalle scelte progettuali relative al
parapetto, dove e' necessario coniugare le esigenze di sicurezza richieste dalla
normativa con quelle della tutela 50. Piu' in generale, analizzando
gli interventi condotti negli ultimi anni, e' possibile individuare due
orientamenti opposti, l'uno teso a massimizzare la reversibilita' e l'autonomia
della nuova struttura dalla fabbrica preesistente e l'altro volto ad integrare o
mimetizzare la rampa nella scala o cordonata esistente. Nel primo caso, a fronte
di un oggettivo rispetto per la materia del bene oggetto di tutela, il rischio
frequente e' quello di conseguire un impatto fortemente lesivo della realta'
figurale delle strutture originarie, soprattutto quando lo sviluppo lineare
della rampa e' particolarmente esteso (vedi il caso del Duomo di Napoli). Nel
secondo, un limitato intervento integrativo delle antiche strutture, finalizzato
ad accostare alla scala o cordonata esistente la nuova rampa, realizzandola con
materiali analoghi o compatibili con quelli originari, sembra produrre un
risultato particolarmente felice (vedi il complesso di San Benito a Valladolid,
Spagna). In ogni caso, quando il dislivello da superare e' particolarmente forte
e l'aggiunta di una rampa di notevole sviluppo longitudinale appare chiaramente
lesiva dell'identita' architettonica dell'edificio, e' opportuno valutare tutte
le possibili alternative ad un accesso dall'ingresso principale, ancorche' meno
inclusive nei confronti delle persone con disabilita'.
In proposito, alcuni
suggerimenti progettuali applicati allo specifico caso della realizzazione di
rampe per garantire l'accessibilita' di chiese, sono stati proposti in occasione
del concorso Chiese senza barriere, promosso dalla Diocesi di
Caltanissetta nel 2007 51.
Ascensori
Anche
l'ascensore, come la rampa, consente quasi sempre di concentrare in un solo
dispositivo il problema del collegamento verticale, rivolgendosi all'intera
utenza di un edificio o di un sito. Esso, inoltre, costituisce il sistema
migliore per un uso realmente autonomo da parte della persona con
disabilita'.
Oggetto di notevole attenzione progettuale negli ultimi decenni
e disciplinato ormai da una normativa tecnica unica a livello comunitario
52, l'impianto di ascensore costituisce tuttavia il terreno di
confronto piu' acceso tra posizioni opposte, che vedono la sua localizzazione
ora come un grave elemento di disturbo, da nascondere con tutti gli espedienti
possibili, ora come una feconda occasione di confronto tra antico e nuovo. E'
frequente, infatti, rilevare nella prassi comune una sensibile preferenza per le
soluzioni mimetiche, anche a prezzo di sottrazioni di materia antica, come
demolizioni parziali o totali di volte e solai, con frequenti ricadute di ordine
strutturale 53. Per converso, in anni piu' recenti, si va diffondendo
soprattutto al di fuori dell'Italia il ricorso ad ascensori posti all'esterno
delle fabbriche, fondati sul tema dell'aggiunta e del rapporto antico/nuovo. Ne
e' un esempio il caso, per certi versi estremo, del Centro culturale Reina Sofia
di Madrid, dove in occasione degli interventi di restauro effettuati nei primi
anni Novanta, il tema dei collegamenti verticali e' stato affrontato realizzando
due grandi torri-ascensore in cristallo, poste su una delle facciate
dell'edificio. Trasformando l'impianto di elevazione in un vero e proprio
oggetto architettonico, il progetto ha conseguito un impatto visivo certamente
non trascurabile, operando tuttavia su un prospetto secondario dell'edificio,
non particolarmente pregevole sul piano architettonico.
Cio' conferma, come
gia' accennato, che il tema del superamento dei dislivelli costituisce spesso un
nodo cruciale dell'intero progetto di restauro, coinvolgendo scelte di carattere
metodologico ed operativo da affrontare nella loro complessita' 54.
In proposito, si puo' ancora citare il caso di palazzo Poli a Roma, recentemente
ricordato da Giovanni Carbonara, dove il "il cantiere di adeguamento ha
previsto di reinserire nel percorso di visita due moderni ascensori,
completamente trasparenti", la cui struttura portante "contribuisce anche a
risolvere un difficile problema di messa in sicurezza strutturale dell'antica
scala adiacente" 55.
Tornando al problema della
localizzazione, va comunque evidenziato come la gamma degli ascensori in
commercio si sia notevolmente ampliata negli ultimi anni, comprendendo - oltre
ai tradizionali sistemi a fune e a pistone - anche piu' innovativi impianti
privi di locale macchine e con ridotta profondita' della fossa e del vano
extracorsa. Si tratta di soluzioni che riducono ulteriormente l'impatto della
componente impiantistica dell'ascensore, superando anche alcune limitazioni dei
sistemi idraulici, come la presenza di una forte spinta indotta dal pistone sul
terreno 56. Restano tuttavia le difficolta' di inserire un impianto
in contesti fortemente stratificati, come quelli degli edifici compresi nei
centri storici, dove la possibilita' di collocare il vano corsa in esterno e'
limitata ai cortili o agli eventuali vuoti presenti all'interno del corpo scala,
con rischi di notevoli alterazioni dei valori spaziali delle fabbriche.
Un
cenno va infine rivolto agli aspetti dimensionali, che costituiscono senza
dubbio un limite significativo all'impiego degli ascensori, soprattutto in
riferimento alla necessita' di prevedere una fossa ed un consistente vano
extracorsa. Per le dimensioni del vano corsa e della cabina la normativa prevede
una deroga in caso di edifici preesistenti, consentendo - in caso di
impossibilita' di installare impianti di dimensioni superiori - una misura
minima della cabina pari a 1,20 m di profondita' e 0,80 di larghezza, con porta
installata sul lato corto 57. Va comunque sottolineato che si tratta
di una soluzione estrema, che rende piuttosto difficoltoso l'ingresso e l'uscita
della persona disabile su sedia a ruote dalla cabina. Ove possibile, vanno
preferite soluzioni che prevedano una parete trasparente del vano corsa, o
almeno una parte di essa, al fine di diminuire la sensazione di claustrofobia.
Per quanto riguarda lo spazio di sbarco ad ogni piano, infine, per il quale il
D.M.
236/89 indica un'area minima di 140x140 cm in caso di adeguamento di
edifici esistenti, si rammenta comunque la possibilita' di ricorrere a soluzioni
alternative, fondate sul rispetto degli spazi di manovra della persona su sedia
a ruote definiti dalla stessa normativa al punto 8.0.2.
Diversamente dalla
rampa, l'ascensore richiede idonei accorgimenti per la riconoscibilita' da parte
delle persone con disabilita' visive, ed ulteriori dispositivi per consentirne
l'uso sicuro da parte di persone con disabilita' uditive. L'individuazione degli
ascensori puo' essere favorita semplicemente con un trattamento diverso della
pavimentazione nello spazio antistante il vano corsa, con materiali
riconoscibili sia dal punto di vista tattilo-plantare (corsie di tappeto,
stuoini incassati, materiali gommosi, materiali trattati con diverse
texture o bocciardatura, purche' non in contrasto con le esigenze dei
disabili su sedia a ruote), sia dal punto di vista percettivo (accostamento di
materiali ad elevato contrasto di luminanza). Anche l'utilizzo di una sapiente
illuminazione o di particolari materiali o colori di rivestimento del manufatto
puo' agevolare le persone ipovedenti ad individuare l'impianto di elevazione.
All'interno e all'esterno del vano ascensore le pulsantiere di chiamata e
movimentazione devono essere rintracciabili con il tatto, presentare scritte in
braille con numeri dei piani a rilievo e scritti con un carattere chiaro e
leggibile al tatto. In ogni caso i numeri dei piani dovranno essere molto
contrastati rispetto allo sfondo del tasto, anche mediante retro-illuminazione
dello stesso 58. Le pulsantiere devono inoltre essere poste ad
un'altezza adeguata alle esigenze delle persone su sedia a ruote, possibilmente
in orizzontale per consentire l'agevole raggiungimento di tutti i pulsanti, ma
tale da consentirne la leggibilita' da parte delle persone anziane e di
chiunque. Anche l'illuminazione interna della cabina dovra' agevolare l'uso
della pulsantiera e la fruizione di tutte le informazioni di servizio presenti
da parte di chi ha ridotta capacita' visiva. Sono inoltre necessari gli annunci
vocali di arrivo al piano. Per le persone con disabilita' uditive, infine, e'
opportuna l'installazione di una telecamera a circuito chiuso o di un impianto
di videocitofono, in luogo del semplice citofono previsto dalla normativa, con
segnalazione di chiamata ricevuta tramite display; dovrebbero inoltre essere
presenti segnali luminosi relativi a tutte le informazioni di
funzionamento.
Piattaforme elevatrici
Tra le altre soluzioni
indicate per i collegamenti verticali vi e' poi la piattaforma elevatrice, che
puo' essere installata in maniera molto efficace in presenza di dislivelli
modesti, garantendo vantaggi analoghi all'ascensore in termini di fruibilita',
con un impatto meno invasivo nei confronti delle antiche strutture. In tutti i
casi, infatti, la piattaforma elevatrice richiede una fossa di dimensioni pari a
pochi centimetri, mentre per lo sviluppo del vano extracorsa, sempre piu'
contenuto di quello richiesto dall'ascensore, occorre distinguere tra gli
impianti a pantografo, dotati di cabina aperta ed idonei a superare dislivelli
piu' contenuti, e quelli a pistone, dotati di cabina ed in grado di coprire
anche 10-12 metri di dislivello 59. Rispetto all'ascensore, la
piattaforma elevatrice e' caratterizzata da una minore velocita' di esercizio e
richiede, per esigenze di sicurezza, la pressione costante del comando di
azionamento da parte dell'utente per tutta la durata della corsa.
Tale
dispositivo puo' dunque risolvere il problema del superamento di dislivelli di
media entita', come quelli presenti agli ingressi degli edifici ed e'
particolarmente indicato in presenza di rampe di scale isolate, alle quali puo'
essere opportunamente accostato, come nel caso della piattaforma che consente
l'accesso al British Museum a Londra 60.
Un breve cenno, infine,
va rivolto agli ascensori di cantiere, idonei a risolvere il superamento di
dislivelli anche consistenti in occasione di manifestazioni culturali a
carattere temporaneo 61.
Per gli accorgimenti relativi alle
persone con disabilita' sensoriali valgono tutte le considerazioni gia' svolte
per gli ascensori, avendo cura di garantire la chiarezza delle istruzioni per il
funzionamento dell'impianto.
Servoscala e montascale
Resta da
accennare al caso del servoscala, soluzione verso la quale sembra
paradossalmente orientare la stessa normativa vigente in riferimento agli
edifici vincolati dalle leggi di tutela, nel caso in cui l'intervento di
adeguamento possa arrecare pregiudizio nei confronti dei valori "storici ed
estetici" del bene 62. Se si puo' convenire sulla parziale
reversibilita' di un simile dispositivo e sulla sua minore incidenza nei
confronti della materia della fabbrica, non si possono disconoscere i numerosi e
gravi inconvenienti legati a questo tipo di impianto, come il forte disagio
psicologico indotto nei confronti dell'utente, la difficolta' di gestione
dell'apparecchio (spesso inutilizzato per lunghi periodi), il suo carattere di
soluzione "posticcia", la riduzione della larghezza utile della scala
preesistente (condizione di parziale rischio per gli utenti che la percorrono,
particolarmente accentuata in condizioni di emergenza) e soprattutto il suo
forte impatto percettivo, che finisce quasi sempre per alterare gli spazi che
l'impianto viene ad occupare 63. Si sconsiglia quindi vivamente
l'applicazione di servoscala, da considerare come ipotesi estrema, da impiegare
esclusivamente nei casi in cui non sia praticabile alcuna altra soluzione.
Incompatibili con le istanze della tutela appaiono poi i cosiddetti montascale,
costituiti da meccanismi d'ausilio da applicare al di sotto della sedia a ruote,
dotati di elementi cingolati o ruote in grado di percorrere i gradini, cui
potrebbero facilmente arrecare evidenti danni. Le stesse apparecchiature, del
resto, presentano forti limiti per l'impossibilita' di un impiego autonomo da
parte delle persone con disabilita' e per i notevoli problemi di sicurezza
connessi col loro uso 64.
Adeguamento e miglioramento di
scale, cordonate e rampe esistenti
Particolarmente diffusa, tanto negli
edifici che nei centri storici, ma anche nelle aree archeologiche e nei giardini
storici, e' la presenza di scale, cordonate, rampe, le cui caratteristiche
geometriche e dimensionali consentono, attraverso misurati interventi, di
renderle utilizzabili almeno da parte di persone con disabilita' visive o con
parziali deficit motori. E' indubbio, infatti, che una scala storica costituira'
sempre una barriera nei confronti della persona su sedia a ruote, costringendo
all'individuazione di un percorso alternativo e dunque ad una seppur limitata
discriminazione della persona con disabilita'. Pur superando la "barriera"
attraverso altri dispositivi, infatti, la persona con disabilita' finira'
comunque per non fruire pienamente dei valori architettonici che compongono
l'identita' di un edificio o un sito (si pensi a tante scale monumentali la cui
spazialita' costituisce una buona parte del pregio di una fabbrica). Allo stesso
tempo, tuttavia, limitati accorgimenti atti a risolvere alcuni inconvenienti
propri di tali strutture (come gli anomali rapporti di pedata e alzata,
l'assenza di corrimani e protezioni per la caduta dall'alto, la difficile o
impossibile riconoscibilita' delle rampe per le persone con disabilita' visive),
possono migliorarne notevolmente la fruibilita' per ampie categorie di
utenti.
Una prima valutazione, in tal senso, concerne i rapporti geometrici e
dimensionali di scale, rampe e cordonate esistenti. Considerando che le persone
con limitata capacita' motoria riescono a percorrere brevi tratti di scale se
caratterizzati da pendenza adeguata ed alzate contenute, si puo' desumere che
numerosi elementi presenti nell'architettura storica, considerati
tradizionalmente come ostacoli, possono costituire un percorso parzialmente
superabile per alcune forme di disabilita'. Uno dei principali inconvenienti, in
questi casi, e' l'assenza di corrimani, essenziali invece per consentire la
fruizione di tali limitati tratti di scale, cordonate o rampe da parte di
chiunque, la cui integrazione costituisce in molti casi un intervento semplice e
poco invasivo.
Analogamente, un problema ricorrente e' l'assenza di
riconoscibilita' delle scale esistenti da parte delle persone con disabilita'
visive, considerando che di norma le scale non costituiscono una barriera per i
non vedenti, purche' siano presenti accorgimenti idonei per la loro
individuazione. Tra questi, occorre ricordare la necessita' di segnalare con un
indicatore tattile a terra tanto la partenza che l'arrivo di ciascuna rampa, con
particolare riguardo all'arrivo (parte alta), data la maggiore pericolosita' di
tale posizione. Anche un'accurata progettazione del corrimano puo' agevolare
notevolmente il percorso di una scala per un non vedente. Estremamente utile, a
questo scopo, e' la corretta inclinazione dei 30 cm di corrimano che, secondo la
normativa vigente, devono precedere e seguire l'inizio e la fine delle
rampe:
tali segmenti devono cessare di essere paralleli alla rampa e divenire
orizzontali in corrispondenza del riposo o del piano raggiunto, avvisando quindi
il non vedente dell'inizio e della fine delle scale. In presenza di brevi
pianerottoli, inoltre, e' opportuno che il corrimano prosegua in orizzontale
fino all'inizio del successivo tratto di scale, in modo che il non vedente
mantenga viva la sua attenzione comprendendo che la scalinata non e'
terminata.
Ulteriori indicazioni, particolarmente utili in caso di corrimano
esistenti, possono essere fornite attraverso segnali tattili come numeri a
rilievo, "tacchette" o scanalature poste su alcuni tratti di corrimano,
consentendo di informare il non vedente sul piano di arrivo.
Piu' in
generale, va posta particolare attenzione alla leggibilita' delle scale, cioe'
alla percezione della loro struttura, sia nel caso di scale interne agli edifici
che nel caso di quelle esterne. I problemi di lettura dell'andamento di una
scala o di qualsiasi dislivello sono maggiori in discesa, dato che in salita
l'occhio riceve molte piu' informazioni visive dall'alternarsi di alzate e
pedate, quindi da piani distinti che riflettono la luce in modo diverso. In
discesa, invece, l'assenza di un marca-gradino ben discriminabile e contrastato
rispetto al resto della pedata crea un effetto di "piano continuo", che puo'
indurre in chi vede poco sensazioni di autentico panico, o, nel migliore dei
casi, un forte disagio e una insicurezza nella deambulazione 65. E'
necessario dunque prevedere un marca-gradino in prossimita' della parte esterna
della pedata, con profondita' adeguata (5-7 cm), realizzato con materiali
antisdrucciolo e ad elevato contrasto di luminanza. Nei confronti di scale
storiche, tuttavia, caratterizzate quasi sempre da gradini lapidei,
l'apposizione di tale marca-gradino deve rispettare la compatibilita' con il
materiale originario e garantirne la reversibilita'.
Una specifica
osservazione va infine rivolta alle numerose cordonate esistenti, diffuse tanto
negli edifici antichi che nei centri storici, caratterizzate da una pedata molto
profonda e da un'alzata di dimensioni modeste. Anche in questi casi, un'attenta
valutazione delle caratteristiche geometriche delle strutture esistenti puo'
trasformare un apparente ostacolo in una soluzione che consente almeno una
parziale fruibilita', nel caso sia impossibile conseguire la piena
accessibilita' con altri mezzi. Se i gradini sono caratterizzati da un'alzata
contenuta entro gli 8 cm, ed il loro profilo presenta un raccordo con toro
smussato, la cordonata esistente puo' infatti assimilarsi ad una soluzione
definibile come "rampa con gradino agevolato". Tale soluzione risulta
accessibile alle persone su sedia a ruote, purche' in presenza di
accompagnatore, o se dotate di carrozzina elettrica, come dimostrano numerosi
esempi di tali strutture espressamente realizzate a Venezia e a Burano in
adiacenza ai ponti, nell'impossibilita' di disporre dello spazio necessario per
una rampa.
Superamento dei dislivelli a scala urbana o paesaggistica
Spostando l'attenzione dal singolo edificio alla scala urbana o
paesaggistica, la questione del superamento dei dislivelli si rivela
progressivamente piu' complessa, ma non per questo priva di soluzioni
praticabili, da fondare, ancor piu' che nel caso del singolo edificio, su un
"sistema" integrato di dispositivi. Confermando dunque tutte le raccomandazioni
gia' espresse nei precedenti paragrafi, e' opportuno soffermarsi su alcune
particolari condizioni che si presentano nel superamento dei dislivelli a scala
urbana, spesso di entita' piu' modesta ma enormemente diffusi nell'ambito di un
centro storico o di un sito di interesse paesaggistico.
A partire dalle
rampe, il cui impiego consente di superare gran parte dei dislivelli contenuti
entro il metro che caratterizzano tali ambiti, si puo' accennare al sistema
"stramp". Tale struttura, spesso impiegata oggi nei paesi anglosassoni -
ma presente persino in alcune antiche soluzioni urbane di centri storici
italiani - consiste nell'intersecare trasversalmente una scala con una rampa,
ottenendo un'integrazione dei due sistemi. Se lo "stramp" produce spesso
risultati formali piacevoli, coniugando l'uso della scala con la rampa, vanno
segnalati i rischi che esso puo' presentare nei confronti dei non vedenti e
degli ipovedenti, a meno di adeguate informazioni tattili e di contrasto
cromatico 66. In questo tipo di strutture, inoltre, la rampa risulta
quasi sempre priva del relativo parapetto-corrimano, elemento fondamentale per
la sicurezza e l'utilizzo del percorso su rampa da parte di chiunque.
Per
quanto riguarda gli ascensori, invece, oltre ai sistemi e alle raccomandazioni
gia' citate, si possono menzionare i cosiddetti impianti inclinati, idonei ad
essere affiancati a lunghe scale esistenti, o ad attraversare percorsi
accidentati anche naturali, come nel caso dell'ascensore urbano di Todi, che
consente di raggiungere il centro storico dal parcheggio situato piu' a valle
attraversando un'area verde parzialmente boschiva.
Piu' in generale, occorre
ribadire che nel superamento delle barriere architettoniche a scala urbana o
paesaggistica e' piu' che mai necessario immaginare un sistema integrato di
dispositivi, come mostrano i felici esempi di numerosi centri collinari
dell'Umbria o i borghi di altre regioni italiane. Questi ultimi sono stati resi
accessibili attraverso un'articolata combinazione di sistemi di risalita
meccanizzata (come ascensori verticali o inclinati, funicolari, ecc.), collocati
a valle dell'abitato in corrispondenza di idonee aree di parcheggio, con sistemi
di trasporto alternativo a monte, costituiti da minibus accessibili o da servizi
di noleggio di elettro-scooters 67.
Brevi cenni infine, vanno
rivolti a dispositivi molto diffusi a scala urbana, come le scale mobili e i
tapis-roulants, il cui impiego presenta tuttavia molti limiti: le scale mobili
risultano infatti inaccessibili e pericolose per un gran numero di persone con
disabilita' motoria, analogamente ai tapis-roulant, accessibili solo
parzialmente da parte di persone con sedia a ruote, quando la loro pendenza e'
contenuta. In entrambi i casi, quindi, quando questo tipo di impianti e' gia'
presente, e' opportuno affiancarvi altri dispositivi idonei a garantire
l'accessibilita'.
I sistemi meccanizzati appena esposti, naturalmente, vanno
attentamente vagliati in rapporto alla compatibilita' con i luoghi di interesse
culturale, tenendo bene in conto il loro forte impatto visivo, strutturale e
materico, che ne limita sicuramente l'impiego in contesti molto
stratificati.
____________
47 L'articolo 8.1.11 del D.M.
236/89 prevede una pendenza massima delle rampe pari all'8%, salvo i casi di
adeguamento di edifici esistenti, dove sono ammesse pendenze superiori
rapportate allo sviluppo lineare effettivo della rampa, espresse attraverso un
grafico allegato alla norma. Ulteriori prescrizioni riguardano la larghezza
minima della rampa, pari ad almeno 90 cm, la presenza di un riposo di dimensioni
minime pari a 1,50x1,50 m ogni 10 metri di sviluppo lineare e la necessita' di
un cordolo di 10 cm di altezza in assenza di un parapetto
pieno.
48 Art. 8 del D.M. 236/89: "Non viene considerato
accessibile il superamento di un dislivello superiore a 3,20 m ottenuto
esclusivamente mediante rampe inclinate poste in successione".
49
A. Arenghi, Il progetto delle unita' ambientali, in Id. (a cura di),
Design for all. Progettare senza barriere architettoniche, Utet, Torino
2007, pp. 40-41.
50 Il D.M. 236/89 prescrive specifiche
caratteristiche per il parapetto in riferimento alle scale: "Il parapetto che
costituisce la difesa verso il vuoto deve avere altezza minima di 1,00 m ed
essere inattraversabile da una sfera di diametro di cm 10" (art. 8.1.10). La
stessa norma, tuttavia, indica all'articolo 4.1.11 che "valgono in generale per
le rampe accorgimenti analoghi a quelli definiti per le scale".
51
In occasione del concorso Chiese senza barriere promosso dalla Diocesi di
Caltanissetta, concluso il 20 aprile 2007 con lo svolgimento di una giornata di
studio e di una mostra, Fabrizio Vescovo ha proposto i seguenti criteri come
elementi da valutarsi negativamente nella realizzazione di una rampa: "1. Il
rapporto pendenza forte/impatto rampa: ove lo spazio lo consente si devono
preferire rampe con pendenze inferiori alla massima dell'8%. Questa, infatti, e'
quasi sempre superabile con la presenza di un accompagnatore, quindi allontana
dall'obiettivo dell'autonomia. Per le rampe all'esterno e' importante anche
verificare il grado di sdrucciolevolezza dei materiali previsti. 2. La riduzione
eccessiva o la totale eliminazione delle scale esistenti: e' comunque opportuna
la possibile opzione di scale o rampa per superare un dislivello, in quanto le
persone che hanno mobilita' ridotta con difficolta' nell'articolazione dei
piedi, preferiscono utilizzare le scale, con l'aiuto di validi corrimano, in
luogo della rampa. 3. La previsione di rampe o parti di esse con andamento
curvilineo: tali elementi risultano di realizzazione complessa e di superficie
non complanare quindi insicura per l'utilizzatore su sedia a ruote. 4. La
mancanza di protezioni e di cordoli, nonche' di corrimano laterali: questo
aspetto e' essenziale nei confronti della sicurezza e del controllo delle fonti
di pericolo. 5. La creazione di spazi di risulta tra rampa e spazi preesistenti:
sono di difficile pulizia periodica e manutenzione. 6. L'eccessiva
"monumentalita'" del manufatto: spesso si riscontrano soluzioni con formalismi
gratuiti criticabili allo stesso modo di quelle eccessivamente "tecniche" e
schematiche. 6.
L'eccessivo contrasto formale e/o di materiali con le
strutture preesistenti senza alcuna motivazione convincente".
52 A
partire dal 1° luglio 1999 tutti gli ascensori costruiti nei singoli paesi
europei devono infatti ottemperare ai requisiti minimi definiti nell'allegato I
della Direttiva Ascensori 95/16/CE, integrati dai requisiti di sicurezza dettati
dall'allegato I della Direttiva Macchine (F. Bianchi, Impianti elevatori,
in G. Carbonara (a cura di), Restauro architettonico e impianti, Utet,
Torino 2001, vol. II, p. 235).
53 E' il caso del taglio parziale
di strutture voltate, che oltre a sottrarre materia antica e a modificare
radicalmente la spazialita' originaria degli ambienti, comporta quasi sempre la
necessita' di effettuare massicci interventi di consolidamento strutturale,
finalizzati a contenere la spinta della parte residua della volta, che quindi
risulta fortemente compromessa ed alterata nel suo comportamento statico. Cfr.
anche A. Bellini, La pura contemplazione, cit., p. 3.
54
Cfr. A. Bellini, La pura contemplazione, cit., p. 4; S. Della Torre, Il
progetto di una conservazione senza barriere, cit., pp.
19-20.
55 G. Carbonara, Restauro architettonico. Alcuni
richiami di metodo e due questioni aperte: le strutture, gli impianti, in
"Paesaggio urbano", n. 5, 2002, p. 16.
56 A. Arenghi, Gli
apparecchi elevatori. Criteri di scelta, nuove proposte e stato della
normativa, in "Tema", n. 1, 1998, pp. 72-74.
57 Art. 8 del
D.M. 236/89.
58 L. Baracco, Il rischio di nuove barriere per i
cittadini, in Comune di Venezia, Questione di leggibilita'. Se non riesco
a leggere non e' solo colpa dei miei occhi, Venezia 2008, p.
25.
59 A. Arenghi, Il progetto delle unita' ambientali,
cit., pp. 46-47.
60 I. Argentin, M. Clemente, T. Empler,
Eliminazione barriere architettoniche. Progettare per un'utenza ampliata,
Dei, Roma 2004, p. 318.
61 Il ricorso ad elevatori da cantiere per
garantire temporaneamente l'accessibilita' in presenza di notevoli dislivelli e'
stato approvato dalla Commissione di Studio istituita presso il Ministero dei
Lavori Pubblici ai sensi dell'art. 12 del D.M. 236/89 (nota prot. n. 32 del
13.12.2000 pubblicata sul Supplemento ordinario n. 3 al Bollettino Ufficiale
della Regione Lazio, n. 7 del 10 marzo 2003, pp. 58-70).
62
L'articolo 19 del D.P.R. 503 del 1996 prevede infatti che "per gli edifici
soggetti al vincolo di cui all'art. 1 della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e
all'art. 2 della legge 1° giugno 1939, n. 1089, la deroga e' consentita nel caso
in cui le opere di adeguamento costituiscono pregiudizio per valori storici ed
estetici del bene tutelato; in tal caso il soddisfacimento del requisito di
accessibilita' e' realizzato attraverso opere provvisionali ovvero, in
subordine, con attrezzature d'ausilio e apparecchiature mobili non stabilmente
ancorate alle strutture edilizie".
63 Cfr. A. Arenghi, Gli
apparecchi elevatori, cit., p. 76.
64 Cfr. S. Maurizio,
L'uso degli ausili per la mobilita' negli edifici pubblici e privati, in
AA.VV., La progettazione accessibile, Franco Angeli, Milano 2004, p.
107.
65 L. Baracco, Occhio al gradino!, in "Mobilita'", n.
47, 2006, pp. 1-4.
66 A. Arenghi, Il progetto delle unita'
ambientali, cit., pp. 41-42.
67 F. Vescovo, Sistemi di
trasporto alternativo, in Id. (a cura di), Progettare per tutti senza
barriere architettoniche, Maggioli editore, Rimini 1997, pp. 207-212; P.
Belardi, I percorsi pedonali meccanizzati, ivi, pp. 214-216; F. Vescovo,
Schema organizzativo della mobilita' nell'ambito dei centri urbani
"collinari", in Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio
Linee guida per gli enti di gestione dei Parchi nazionali italiani, Roma
2003, p. 11.
____________
2.3.4 Fruizione delle unita' ambientali e
delle attrezzature
Garantire l'accessibilita' ad un edificio
significa assicurare la piena fruizione anche delle varie unita' ambientali che
lo compongono (corridoi, disimpegni, ascensori, servizi igienici, sale,
ecc.).
Ovviamente nel caso di un edificio esistente l'accessibilita' di
qualsiasi spazio puo' risultare nella maggior parte dei casi un requisito
impossibile da raggiungere. Nel caso si ricorra al livello qualitativo inferiore
della visitabilita', la normativa individua, a seconda della destinazione d'uso,
alcuni ambienti che devono comunque risultare accessibili quali la zona di
soggiorno, pranzo e un servizio igienico per le residenze, gli spazi comuni e
almeno 2 ogni 40 stanze o frazioni di 40 per le strutture ricettive, almeno una
zona della sala per le funzioni religiose nei luoghi di culto, ecc
68. In particolare negli edifici e complessi architettonici di
interesse culturale, al di la' delle disposizioni normative e compatibilmente
con le istanze della tutela, si dovrebbe fare di tutto per garantire
l'accessibilita' anche agli ambienti piu' significativi in quanto fondamentale
per la loro stessa valorizzazione.
Non si entrera' in questo paragrafo nel
merito di tutte le possibili situazioni che a seconda della destinazione d'uso
si potrebbero presentare, rinviando all'ampia bibliografia disponibile, si
ritiene comunque opportuno riportare alcune considerazioni sulle situazioni piu'
frequenti e non affrontate in altri punti di queste Linee Guida. In
particolare:
Ingressi
L'ingresso principale agli edifici
storici e' il primo e spesso il piu' gravoso ostacolo da superare a causa della
presenza di scalinate monumentali, gradini dilazionati in androni spesso stretti
o porticati. Nel caso il numero di gradini sia minimo e vi sia spazio
sufficiente la soluzione piu' semplice e' costituita dalla realizzazione di una
rampa con sviluppo e pendenza adeguata. In alternativa o nell'impossibilita' di
realizzare la rampa a causa del dislivello eccessivo o per mancanza di uno
spazio adeguato, si puo' ricorrere, come gia' evidenziato nel paragrafo 2.3.3 a
piattaforme elevatrici, ascensori e, solo ultima ratio, ai servoscala. Da non
sottovalutare anche la possibilita' di ricorrere a soluzioni alternative
progettate ad hoc e che, se particolarmente innovative e di alta qualita'
architettonica, possono costituire un ulteriore elemento di "pregio"
dell'edificio. Altra soluzione, soprattutto quando qualsiasi intervento oltre
che di difficile realizzazione risulterebbe comunque di notevole impatto in
presenza di un prospetto di particolare rilievo artistico, puo' essere
l'individuazione di piu' ingressi, alternativi a quello principale, utilizzabili
da tutti e non dedicati esclusivamente alle persone con
disabilita'.
Importante, come gia' evidenziato nei paragrafi precedenti, la
segnaletica per facilitare l'orientamento e l'individuazione degli ausili
presenti.
Servizi igienici
Indipendentemente dalla
destinazione d'uso e dalle esigenze di tutela, in qualsiasi edificio e'
essenziale realizzare servizi igienici accessibili. La soluzione che viene di
solito adottata consiste nel progettare un unico bagno, ad uso esclusivo degli
"handicappati", ultra accessoriato con maniglioni, lavabi inclinabili e
quant'altro previsto e non dalla normativa. Tale soluzione, oltre che poco
logica e discriminante, dovrebbe essere anche considerata non a norma laddove le
disposizioni legislative vigenti impongono la distinzione dei servizi igienici
per sesso. Pertanto qualora sia sufficiente realizzare un solo servizio igienico
per ciascun sesso, al posto della scontata soluzione a tre
(uomo-donna-disabile), si dovrebbero realizzare semplicemente due bagni di
dimensioni piu' ampie dello standard, attrezzati anche per l'utilizzo da parte
di persone su sedia a ruote, ma comunque fruibili da tutti e quindi comodamente
utilizzabili anche da persone obese, genitori con bambini piccoli, persone con
bastoni o stampelle e quant'altri che, pur non utilizzando una sedia a ruote,
hanno comunque difficolta' a muoversi in spazi molto ristretti. Tale soluzione
consente anche di risparmiare in termini di spazio oltre che di costi di
realizzazione e gestione.
Nel caso sia necessario realizzare un blocco con
piu' servizi e' opportuno valutare, anche in funzione della conformazione dei
luoghi, la possibilita' di realizzare comunque un servizio igienico attrezzato
in un antibagno comune al fine di evitare situazioni imbarazzanti in presenza di
persone con disabilita' che si avvalgono dell'assistenza di un accompagnatore di
sesso diverso dal proprio. In tale bagno potrebbe trovare utile collocazione
anche il fasciatoio, posizionato nella maggioranza dei casi esclusivamente nel
bagno delle donne per una prassi ormai superata che presuppone che sia solo la
mamma ad accompagnare e cambiare i figli.
Nel caso di complessi monumentali
molto articolati e' necessario valutare attentamente la dislocazione del blocco
dei servizi igienici per evitare di dover percorrere lunghe distanze e per
facilitarne l'individuazione. In tale logica appare piu' opportuno, anche a
scapito di maggiori oneri di realizzazione e gestione, realizzare piu' nuclei
con un numero limitato di box, sfruttando ambienti di minor pregio anche di
ridotte dimensioni, in loco di un'unica soluzione centralizzata.
Per quanto
riguarda le dimensioni, si ritiene opportuno evidenziare che non esistono misure
standard imposte per legge. Spesso si vede ancora il richiamo, come rigido
obbligo normativo, allo schema 1,80x1,80 riportato in un vecchio testo di legge
ormai abrogato da molti anni; le disposizioni normative attualmente vigenti si
limitano ad indicare alcune distanze e altezze che devono essere rispettate nel
montaggio dei pezzi igienici, al fine di consentirne l'uso anche da parte di
persone su sedia a ruote. Qualora si disponga, come spesso avviene negli edifici
esistenti, di spazi limitati puo' essere opportuno ricorrere a "soluzioni
alternative", compensando le riduzioni dimensionali e funzionali con particolari
soluzioni spaziali o organizzative. Nella maggioranza dei casi sono sufficienti
semplici accorgimenti come, ad esempio, valutare attentamente il senso di
apertura della porta o ricorrere a porte scorrevoli, ipotizzare che la manovra
di inversione di marcia venga effettuata nell'antibagno e l'ingresso al box
avvenga a marcia indietro, disporre i lavandini solo nell'antibagno, ecc.
Le
norme non impongono, inoltre, di utilizzare pezzi igienici e rubinetterie
speciali, come spesso si vede, con notevoli costi aggiuntivi; la maggior parte
dei sanitari di uso comune e' conforme purche', come gia' evidenziato, essi
siano installati tenendo conto degli spazi di manovra e d'uso delle persone su
sedie a ruote.
Importante e' prevedere anche ausili per le persone con
disabilita' sensoriali quali adeguate segnalazioni e indicazioni tattili a
terra, mappe tattili all'ingresso che indichino la posizione dei sanitari,
corrimano, contrasti cromatici ottenuti mediante l'utilizzo di rivestimenti di
colori diversi (chiari e scuri) per meglio individuare i vari componenti (aree,
arredi, sanitari, interruttori e ausilii), una corretta illuminazione,
ecc.
Arredi
Secondo la definizione normativa costituiscono
barriere architettoniche anche "gli ostacoli che limitano o impediscono a
chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o
componenti". Un ambiente e', quindi, accessibile anche se e' dotato di
arredi ed attrezzature ad uso di tutti. Questo aspetto viene, purtroppo, spesso
trascurato facendo prevalere, gia' a livello progettuale, gli aspetti estetici
su quelli funzionali e di usabilita', con il risultato di ottenere oggetti a
volte visivamente apprezzabili, ma nella maggioranza dei casi scomodi e di
difficile utilizzo. Complice in tale senso anche la mancanza di disposizioni
normative al riguardo, se non per alcuni dettagli relativi alla sicurezza.
Un
esempio significativo e' costituito dalle varie panchine sparse un po' ovunque,
sia in ambienti chiusi che all'aperto, progettate con le conformazioni piu'
varie in cui la tendenza a farne un oggetto di design prevale quasi sempre sulla
loro effettiva funzionalita'. Una panchina fruibile da chiunque dovrebbe sempre
avere alcuni elementi essenziali quali uno spazio circostante tale da consentire
l'accostamento di una sedia a ruote, la presenza di uno schienale, almeno due
braccioli, oltre che rispettare determinati rapporti di altezza e
profondita'.
Lo stesso discorso si potrebbe estendere anche alle fontanelle,
ai cestini portarifiuti, ai tavoli, ai banconi, ai punti informativi, ai
terminali per servizi di vario genere, ecc. quotidianamente utilizzati da tutti
ma, quasi mai realizzati pensando alla molteplicita' delle esigenze dei
potenziali fruitori.
Al di la' della loro conformazione, gli arredi e le
attrezzature, specie se fissi, devono, inoltre, essere posizionati in modo da
non costituire essi stessi ostacoli ostruendo i percorsi o diventando fonte di
pericolo laddove non percepibili (elementi sospesi, spigoli sporgenti, ecc.). Al
contrario scegliendone opportunamente la collocazione, le dimensioni e i colori,
possono diventare fondamentali ausili per facilitare l'orientamento come punti e
linee di riferimento.
____________
68 Cfr. per
l'elenco completo l'art. 5 del D.M. 236/89.
____________
2.3.5
Raccordo con la normativa di sicurezza e antincendio
Qualunque
progetto venga elaborato al fine di realizzare un nuovo edificio o di adeguare
un immobile preesistente alle esigenze delle persone con disabilita' deve
prevedere soluzioni tecniche e gestionali che costituiscano un raccordo ed una
sintesi delle diverse prescrizioni normative contestualmente vigenti nei vari
settori.
Questa capacita' di sintesi e' emblematica della progettazione di
"qualita'" in cui le varie problematiche connesse ad aspetti tecnici specifici
devono costituire parte integrante del progetto finale e non essere, come spesso
accade, analizzate a comparti stagni (le tante tavole progettuali che in genere
vengono "allegate" al progetto "architettonico", nella maggior parte dei casi
elaborate da differenti professionisti senza alcun confronto tra di loro). Tale
aspetto diventa particolarmente significativo, se non fondamentale, nell'ambito
del progetto di restauro dove, non ci si stanchera' mai di ripeterlo, la sintesi
dei vari interventi diventa fondamentale per la tutela stessa del bene.
Accettando l'idea che rendere conforme un qualsiasi immobile ad una nuova
destinazione d'uso, per quanto ritenuta compatibile, comporta comunque delle
azioni piu' o meno invasive, ne discende l'importanza di ridurre al minimo tali
"traumi" attraverso la realizzazione di interventi quanto piu' possibile
flessibili, ossia in grado di soddisfare contemporaneamente piu' esigenze.
Le
considerazioni di cui sopra hanno un evidente riscontro nel rapporto tra le
disposizioni normative per il superamento delle barriere architettoniche e
quelle relative alla sicurezza, in particolare in caso d'incendio. Nella stessa
definizione normativa, specificando che sono barriere architettoniche anche
"...gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura
utilizzazione di parti, attrezzature o componenti; la mancanza di accorgimenti e
segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilita' dei luoghi e
delle fonti di pericolo..." 69, viene evidenziata la stretta
interconnessione che sussiste gia' a livello concettuale tra accessibilita' e
sicurezza. Basti pensare che il panico conseguente al verificarsi di una
situazione di emergenza, puo' rendere chiunque "disabile" impedendogli di
effettuare le operazioni piu' elementari, per cui i percorsi e la segnaletica
realizzati per facilitare l'accessibilita' possono diventare utili riferimenti
anche ai fini della predisposizione delle vie d'esodo.
Viceversa
l'installazione di servoscala dovrebbe essere a maggior ragione evitata,
risultando spesso in contrasto con la normativa antincendio in quanto il
relativo ingombro, in particolare modo quando in funzione, determina un notevole
restringimento del passaggio lungo le scale, oltre ad essere di difficile
gestione e quindi non particolarmente idoneo in situazioni di emergenza anche
per le stesse persone con disabilita'.
Entrando piu' nello specifico degli
aspetti progettuali 70 connessi con gli interventi per il superamento
delle barriere architettoniche che tengano conto anche degli aspetti della
sicurezza o, per quanto sopra, di un progetto della sicurezza che tenga conto
anche delle esigenze dell'accessibilita', va tenuto presente che in caso di
emergenza le persone che hanno ridotte o impedite capacita' di movimento,
sensoriali o psico-cognitive non sono in grado di norma di poter usufruire
rapidamente delle misure di sicurezza a meno che non siano previsti appositi
accorgimenti.
Normalmente le vie d'esodo portano a scale di sicurezza (luogo
sicuro dinamico) nella maggior parte dei casi esterne, che risultano spesso
inutilizzabili per coloro che hanno ridotte capacita' di movimento. Le vie
d'esodo piu' sicure sarebbero quelle costituite da rampe al posto di scale.
Dette rampe, dovendo avere pendenza contenuta come evidenziato nel paragrafo
2.3.3, possono essere una soluzione solo se si e' in presenza di un dislivello
massimo di un piano. La realizzazione di scale o rampe di sicurezza esterne
tuttavia costituisce solo raramente una soluzione compatibile con le istanze del
restauro. Imposte in passato da una normativa antincendio estremamente
prescrittiva e restrittiva, hanno portato a interventi di notevole impatto: si
pensi ad esempio alle due scale d'acciaio che ostruivano completamente il
cortile interno di palazzo Strozzi a Firenze, oggi fortunatamente rimosse, o
alle numerose strutture che segnano il profilo di molti edifici monumentali
71.
Nel caso di edifici multipiano molto piu' utile puo' risultare
poter disporre di un ascensore antincendio o di soccorso 72. In
questi casi tale ascensore potrebbe essere realizzato in modo da soddisfare per
caratteristiche tecniche e dimensionali, nonche' scegliendone accuratamente la
localizzazione, contemporaneamente i requisiti imposti dalle disposizioni
normative inerenti il superamento delle barriere architettoniche e la sicurezza
antincendio. Come gia' evidenziato nel paragrafo 2.3.3, tale intervento risulta,
inoltre, molto piu' compatibile per le istanze della tutela rispetto alle scale
antincendio.
Se i complessi monumentali sono caratterizzati da impianti
planimetrici complessi con notevoli distanze da percorrere, potrebbe risultare
necessario prevedere anche degli ambienti compartimentati in cui le persone
impossibilitate a lasciare l'edificio in breve tempo possano attendere in
sicurezza l'arrivo dei soccorsi (luoghi sicuri statici) 73. Tali
compartimenti, in caso di emergenza, devono essere raggiungibili agevolmente
anche da persone con disabilita' con percorsi massimi non superiori a 30-40 m.
Detti spazi possono opportunamente essere realizzati in maniera da essere
utilizzati abitualmente (sale di attesa, sale di riunione, ecc.) e pertanto non
costituiscono una risorsa da usare solo in caso d'incendio. Nell'ambito del
progetto di restauro possono inoltre essere facilmente individuati e realizzati
con interventi minimi, dal momento che spesso i notevoli spessori murari delle
fabbriche storiche garantiscono gia' di per se una buona resistenza al
fuoco.
Determinanti al fine di ridurre al minimo gli interventi edilizi sono
le misure gestionali, con personale adeguatamente formato anche per seguire
situazioni di emergenza in presenza di persone con disabilita', e i sistemi di
segnalazione e allarme automatici.
Nell'ottica della "sicurezza equivalente"
tali misure si configurano come soluzioni alternative laddove le prescrizioni
normative imporrebbero interventi piu' drastici e di maggiore impatto.
E'
importante al riguardo assicurarsi che chiunque, in qualsiasi situazione si
trovi, possa percepire e interpretare le segnalazioni d'allarme. E', pertanto,
necessario prevedere sempre un sistema di allarme integrato su piu' canali
(luminoso, acustico e a vibrazione).
Una persona con deficit uditivi ha,
infatti, difficolta' a percepire una segnalazione sonora, ma la stessa cosa vale
anche per chi indossa delle cuffie o si trovi in un ambiente particolarmente
rumoroso; idem per le segnalazioni luminose nel caso di persone con disabilita'
visive o se ci si trova in ambienti molto illuminati e soggetti a fenomeni di
abbagliamento.
Anche la segnaletica per favorire l'orientamento durante le
fasi di esodo deve comprendere un sistema integrato di informazioni visive,
sonore e tattili: cartellonistica con indicazioni semplici e chiare, dispositivi
acustici e luminosi, indicazioni tattili a pavimento, uso di fasce colorate per
individuare i diversi percorsi, segnalazione dei dislivelli, semplici o
complessi, con marcagradino che renda piu' sicura la discesa, ecc. Ovviamente
tali misure non sono utili solo per le persone con disabilita': in condizioni di
emergenza esse diventano fondamentali per chiunque, si pensi, ad esempio, ai
casi di evacuazione in condizioni di scarsa luminosita' (fumo, black-out
elettrici, ecc.).
Non meno fondamentale e' l'analisi del contesto ambientale
e la configurazione dei luoghi al fine di valutare le migliori alternative per
la predisposizione di adeguati percorsi orizzontali e verticali (lunghezza,
larghezza, presenza di dislivelli e gradini, stato e caratteristiche delle
pavimentazioni ecc). Da non sottovalutare gli elementi di dettaglio come la
facile individuazione delle uscite di sicurezza (eventualmente evidenziandole
laddove possibile con colori contrastanti rispetto alle pareti) e la semplicita'
d'uso del relativo sistema di apertura 74.
Questione parallela e',
infine, la gestione delle fasi di emergenza in presenza di persone con
disabilita' e in merito alla quale, andando oltre il contesto di queste Linee
Guida, si rimanda ai documenti elaborati dai Vigili del Fuoco in collaborazione
con la Consulta Nazionale delle Persone Disabili e delle loro Famiglie. In
particolare, si segnala:
- "Linee guida per la valutazione della sicurezza
antincendio nei luoghi di lavoro ove siano presenti persone disabili" (Circolare
del Ministero dell'Interno n. 4 del 1 marzo 2002);
- "La sicurezza
antincendio nei luoghi di lavoro ove siano presenti persone disabili: strumento
di verifica e controllo (check-list)" (Lettera Circolare n. 880/4122 del 18
agosto 2006);
- "Il soccorso alle persone disabili: indicazioni per la
gestione dell'emergenza" (pubblicazione). 75
____________
69 Art. 1 del D.P.R. 503/96 e art. 2 punto A
del D.M. 236/89.
70 Sui richiami normativi si rimanda al capitolo
1 paragrafo 1.3.1.
71 R. Cecchi, I Beni Culturali, Spirali,
Milano 2006, p. 98: "Non esisteva ancora la sensibilita' data dal principio
della sicurezza equivalente quando, alcuni anni fa, il Cortile del Cronaca di
Palazzo Strozzi fu completamente invaso da una struttura in acciaio che portava
due grandi scale. Le norme dicevano che, per aprire al pubblico le sale della
mostra dell'antiquariato, erano necessarie delle scale esterne; l'unica
possibilita' era farle nel cortile.
E cosi' fu fatto. La stessa cosa, devo
dirlo con molta franchezza, l'abbiamo fatta anche nel nostro Ministero dei Beni
Culturali, nella sede di via di San Michele, dove c'e' una scala antincendio
esterna che grida vendetta".
72 D. M. 10 marzo 1998, art. 8.3 -
Assistenza alle persone disabili in caso di incendio, comma 4 - Utilizzo di
ascensori: "Persone disabili possono utilizzare un ascensore solo se e' un
ascensore predisposto per l'evacuazione o e' un ascensore antincendio, ed
inoltre tale impiego deve avvenire solo sotto il controllo di personale
pienamente a conoscenza delle procedure di evacuazione". Per i dettagli sulle
caratteristiche tecnico-costruttive degli ascensori antincendio si rimanda al
Decreto del Ministero dell'Interno 15 Settembre 2005 "Approvazione della regola
tecnica di prevenzione incendi per i vani degli impianti di sollevamento ubicati
nelle attivita' soggette ai controlli di prevenzione incendi", in particolare
artt. 3.3, 7 e 8.
73 Questi luoghi non devono avere pareti
finestrate, in modo da evitare che vengano interessati dal fumo, ed essere
dotati, invece, di un sistema di ventilazione a prova di fumo e in
sovrapressione. Dovrebbero inoltre avere all'esterno un dispositivo luminoso
azionabile dall'interno in modo da essere facilmente individuato dai
soccorritori.
74 Per maggiori approfondimenti si vedano: F.
Vescovo, Sicurezza e raccordi con la normativa antincendio in Id. (a cura
di), Progettare per tutti senza barriere architettoniche, cit.; A. Amico,
G. Amico, Progettare con la sicurezza antincendio senza barriere
architettoniche, Dario Flaccovio Editore, Palermo 1999; S. Marsella, G.
Callocchia, Barriere architettoniche e prevenzione incendi, Il Sole 24
Ore, Milano 2000; S. Zanut, Rischio incendio e progettazione ambientale,
in A. Morisi e F. Scotti, Assistite Technology. Tecnologie di supporto per
una vita indipendente, Maggioli Editore, Roma 2005.
75 I
documenti elaborati dalla Commissione sono disponibili in formato pdf sul sito
dei Vigili del Fuoco (www.vigilfuoco.it) nella pagina "la sicurezza delle
persone disabili".
____________
2.3.6 Allestimento di spazi
espositivi
Questo sottoparagrafo vuole richiamare alcune
problematiche concernenti l'allestimento di spazi espositivi, in quanto tale
funzione e' una tra quelle prevalenti nell'attivita' del Ministero per i Beni e
le Attivita' Culturali; molti principi sono gia' presenti nell'"Atto di
Indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e
sviluppo dei musei" (Decreto del Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali
del 10 maggio 2001) di cui si riporta parte della premessa all'Ambito VII:
"Ogni museo affianca al dovere della conservazione del proprio patrimonio la
missione, rivolta a varie e diversificate fasce di utenti, di renderne possibile
la fruizione a scopo educativo, culturale, ricreativo e altro ancora.
Interpretare il suo patrimonio e renderlo fruibile da parte dei visitatori,
specialmente esponendolo, e' dunque parte integrante della sua ragion
d'essere." Tra i beni d'interesse culturale, le strutture espositive
presentano delle peculiarita' legate alla loro funzione di contenitore e di
divulgatore dei significati degli oggetti esposti;
quindi hanno il difficile
compito di comunicare un contenuto estraneo a quello intrinseco al bene,
attraverso una serie di apparati che, da una parte devono istituire un rapporto
dialettico con le caratteristiche del contenitore e dall'altra devono possedere
quelle caratteristiche necessarie alla migliore comunicazione delle opere
esposte. Questo avviene attraverso la progettazione dell'allestimento, cioe'
tutto quell'apparato di arredi, segnaletiche, percorsi e servizi che realizzano
la fruibilita' di un'esposizione. In particolare gli apprestamenti necessari
all'allestimento non devono essi stessi costituire barriere architettoniche
creando, di conseguenza, l'inaccessibilita' dei luoghi espositivi anche laddove
questa non ci sarebbe; al contrario la progettazione dell'allestimento deve
mirare al miglioramento dell'orientamento e della fruizione dei luoghi di
interesse culturale. Nel caso di mostre o esposizioni temporanee, e' necessario
considerare prioritariamente l'accessibilita' del luogo quale requisito
essenziale della sede anche rispetto alle possibilita' di allestimento,
prevedendo se necessario anche soluzioni temporanee.
Il percorso espositivo
per prima cosa dovrebbe essere privo di ostacoli, con assenza di strettoie e
spazi angusti che possano mettere in difficolta' il visitatore. La presenza di
elementi architettonici propri dell'allestimento, quali totem, pannelli e setti
per l'ambientazione degli oggetti esposti, non devono creare ambiguita' nel
percorso, ma, come gia' evidenziato, dovrebbero essere essi stessi strumenti di
guida della visita. A volte gli allestimenti sono anche essi espressione
artistica, ma l'effetto scenografico non deve prevalere sulla sua funzione di
supporto ad una visita confortevole per tutti.
L'allestimento e' accessibile,
quindi, se e' progettato in modo da rendere la visita fruibile da tutti,
presentando alcuni elementi ausiliari finalizzati a rendere il percorso
espositivo sicuro, facilitando il movimento delle persone negli
ambienti.
L'accessibilita' di un allestimento e' condizionata da molti
fattori, tra cui i principali sono: lo sviluppo dei percorsi, la collocazione
degli oggetti e degli espositori, l'illuminazione, le zone di sosta.
Per una
migliore fruizione del contenuto dei musei, e' consigliabile che i non vedenti
facciano precedere la visita da una preparazione teorica sui luoghi e sui
contenuti, acquisendo possibilmente anche delle competenze in ordine alle
modalita' piu' idonee per una efficace orientamento.
Nei casi in cui sono
previsti dei percorsi tattili, l'allestimento dovra' prevedere tutti gli
apprestamenti necessari affinche' i non vedenti possano seguire il percorso di
visita in completa autonomia.
Accessi accoglienza e servizi
Si
richiamano brevemente alcuni concetti piu' ampiamente ed esaurientemente
trattati nei sottoparagrafi 2.3.1 e 2.3.4.
Per loro natura i beni d'interesse
culturale sono dotati di piu' ingressi di cui, spesso, quello principale puo'
risultare chiuso al pubblico che viene dirottato su un ingresso secondario (per
diversi motivi che possono essere legati alla tutela del bene o alla migliore
accessibilita), per questo l'entrata al luogo culturale potrebbe essere non
immediatamente identificabile. Per ovviare a questo e rendere l'accesso al
pubblico chiaro e non creare ambiguita', si puo' intervenire sia apponendo
un'adeguata segnaletica di carattere informativo, sia con accorgimenti di tipo
architettonico e di arredo che consentano di percepire con chiarezza il percorso
di entrata al luogo. Gli interventi, principalmente, potranno riguardare la
pavimentazione che dovra' permettere di intercettare, attraverso un percorso
diversificato e predominante nel contesto, la strada verso l'accesso e il
corretto e visibile posizionamento della segnaletica, nonche' l'utilizzo di
oggetti di arredo che fungano da ulteriori orientatori e riferimenti visivi (es.
strisce di diverso materiale, con lavorazione superficiale percepibile dai non
vedenti, e diverso colore inserite nella pavimentazione, paletti contenenti
l'illuminazione, utilizzo di aiuole).
Dall'ingresso deve essere visibile e
segnalato il desk dell'accoglienza dove si possono avere le informazioni sia
relative alle esposizioni in corso che alle attivita' culturali collegate
(didattica, eventi, pubblicazioni). Il desk dell'accoglienza deve prevedere
almeno una parte, di sufficienti dimensioni, di altezza adeguata per la
fruizione da parte di persone su sedia a ruote e bambini, in quanto e' molto
importante garantire l'autonomia degli utenti nell'accesso alle informazioni e,
di conseguenza, alle varie possibilita' di fruizione del bene. Tutti gli
elementi di nuova progettazione dovranno tenere conto del contesto in cui si
inseriscono, rispettandone le caratteristiche storico-artistiche, per cui, ad
esempio, se il pavimento di un determinato bene e' di alto valore e, di
conseguenza, non puo' essere alterato, si potrebbe optare per l'uso di
segnaletica mobile, di guide semplicemente appoggiate a terra o di
pannelli.
Infine anche i servizi devono presentare arredi accessibili, come
il bancone e la cassa, che prevedano altezze fruibili anche da persone su sedia
a ruote e da bambini, le parti dedicate alla consumazione dovranno prevedere
spazi adeguati all'agevole circolazione anche di sedie a ruote e passeggini; e'
inoltre opportuno nei luoghi di sosta prevedere delle macchinette distributrici
di bevande e snack, per evitare lunghi percorsi e interruzioni della
visita.
Percorsi
Le mostre spesso presentano dei percorsi
espositivi che si snodano per distanze lunghe con diversi passaggi di quota. I
dislivelli vanno adeguatamente segnalati attraverso la differenziazione dei
materiali e del colore delle pavimentazioni, anche i cambi di direzione vanno
segnalati con materiali o colori a contrasto.
Al fine di agevolare la visita
ad un'utenza ampliata risulta opportuno prevedere al centro delle sale delle
zone di sosta per poter godere delle opere evitando un eccessivo affaticamento.
Queste zone, qualora la sala non presentasse uno spazio adeguato, possono essere
dotate anche esclusivamente di appoggi ischiatici che hanno il vantaggio di
occupare meno spazio e di evitare l'affaticamento della seduta/alzata. Inoltre
in ciascun ambiente e' necessario considerare i posti per la sedia a ruote,
passeggini o mezzi similari. Altra strategia e' quella di diversificare i
percorsi per permettere all'utenza di effettuare delle visite brevi, ma mirate.
In questo modo e' necessario che i diversi livelli di percorribilita' siano
chiaramente distinti e identificabili, attraverso l'uso appropriato di un'idonea
segnaletica, delle luci, dei colori, dei pittogrammi che guidino l'utente per
tutta la durata della visita. E' sempre opportuno utilizzare piu' canali di
comunicazione delle informazioni sia visivi sia sonori. Infine vanno progettati
tutta una serie di sussidi alla visita quali, mappe, tattili e non, brochure e
audioguide da mettere a disposizione del visitatore elaborate in modo da
rispettare i principi della leggibilita' e accessibilita'.
Esposizione
delle opere
L'elemento fondamentale dell'allestimento espositivo sono le
modalita' con cui e' presentato l'oggetto da esporre che puo' avvenire
attraverso espositori che assolvono a molteplici funzioni tra cui le principali
sono quelle di contenitore e conservatore degli oggetti esposti e di
comunicatore degli stessi. Quest'ultima funzione fa si' che l'espositore debba
risultare necessariamente accessibile per essere efficace. L'altezza dei ripiani
espositivi e' fondamentale per la loro accessibilita': e' evidente che ripiani
troppo alti sono inaccessibili a persone su sedia a ruote, a bambini o a persone
di statura ridotta, come anche ripiani troppo bassi risultano scomodi per tutti.
Ci sono casi in cui la progettazione dell'espositore puo' risultare non efficace
o addirittura fonte di pericolo: in caso di espositori sospesi o aggettanti, in
particolare per i non vedenti, ipovedenti, bambini, persone anziane e persone
distratte che potrebbero non percepirne la presenza, in caso di spigoli di forme
irregolari e di basi sporgenti poiche' il visitatore puo' facilmente venirne a
contatto. I materiali usati per l'espositore devono presentare caratteristiche
tali da non recare disturbo all'osservazione dell'opera esposta come ad esempio
riflessi e fenomeni di abbagliamento, mentre all'interno della vetrina i
materiali usati dovrebbero creare un contrasto con l'oggetto esposto al fine di
esaltarne le caratteristiche e di facilitarne la lettura.
Didascalie
Ogni opera esposta deve essere dotata di una didascalia esplicativa
redatta in modo leggibile, con caratteri di grandezza adeguata alla distanza
minima prevista, con il giusto contrasto tra i caratteri e lo sfondo e su
supporti non riflettenti o abbaglianti. Inoltre anche la posizione delle
didascalie e' importante per la loro efficacia:
prima di tutto va considerata
l'altezza che deve essere accessibile sia per l'utente su sedia a ruote che per
l'utente con lieve minorazione visiva. Qualora la didascalia sia posta di lato
ad un espositore, deve essere leggibile senza richiedere ulteriori avvicinamenti
che possono recare disturbo agli altri visitatori, se, invece, la didascalia e'
posta sull'espositore non deve disturbare la visione degli oggetti esposti e non
deve essere messa in ombra dall'illuminazione interna della vetrina. I supporti
delle didascalie devono essere facilmente distinguibili all'interno del contesto
in cui sono collocati e non devono essere riflettenti e fonte di abbagliamento.
Inoltre molta attenzione va posta alla leggibilita' delle didascalie e dei
pannelli illustrativi per la quale si rimanda al sottoparagrafo 2.3.1
sull'orientamento.
Non si deve, infine, sottovalutare la chiarezza del
contenuto delle didascalie, che deve risultare sintetico e comprensibile a un
pubblico di diversificata formazione culturale.
Illuminazione
L'illuminazione e' un elemento fondamentale dell'allestimento in quanto
permette il godimento delle opere esposte e aiuta a non affaticarsi durante
tutto il percorso di visita.
In generale l'illuminazione delle didascalie e
dei pannelli esplicativi deve essere diretta. Nell'allestimento la luce e' un
importante strumento estetico e suggestivo, ma bisogna tenere conto delle
esigenze di orientamento e di leggibilita' dei percorsi che devono prevalere
sugli effetti ricercati, al fine di rendere piacevole la visita. La luce che
illumina sia le opere che i pannelli esplicativi non deve mai interferire con i
visitatori che potrebbero creare zone d'ombra. Compatibilmente con le esigenze
di tutela delle opere esposte, l'illuminazione deve esaltare le caratteristiche
degli oggetti facilitandone la lettura sia delle forme che dei
materiali.
L'illuminazione interna delle vetrine non deve, come detto sopra,
rendere difficoltosa la lettura dei testi e la visione degli oggetti, evitando
zone d'ombra, fenomeni di abbagliamento o richiedendo sforzi eccessivi da parte
del visitatore.
2.3.7 Monitoraggio e manutenzione
La
corretta gestione degli interventi attuati per rendere accessibile un bene
d'interesse culturale e' d'importanza fondamentale per garantirne una reale
fruibilita'. E' opportuno richiamare questo concetto, anche se sembra scontato,
in quanto la maggior parte delle volte e' proprio la cattiva gestione a rendere
non fruibili i luoghi d'interesse culturale, che a norma di legge sarebbero
invece accessibili. Come gia' evidenziato nei paragrafi precedenti, non basta
istallare un ascensore per rendere accessibile un edificio se poi questo
ascensore rimane fermo per lunghi periodi per interventi di riparazione o per
carenza di fondi per la sua manutenzione, cosi' come non serve a niente
realizzare rampe o percorsi accessibili se questi sono inutilizzabili in quanto
ostruiti da oggetti vari, cantieri temporanei o in condizioni di degrado per
mancanza di interventi di pulizia e manutenzione.
Nella scelta tra piu'
soluzioni progettuali ci si sofferma in genere su criteri di ordine funzionale e
estetico-formale o sul rispetto delle istanze della tutela, che costituiscono in
ogni caso elementi fondamentali del giudizio finale, tralasciando pero' spesso
di valutare anche gli oneri connessi con la successiva gestione, sia in termini
tecnici che economici, di quanto realizzato.
Il Piano di Manutenzione deve,
invece, costituire elemento fondamentale per la scelta tra piu' opzioni
progettuali sia che si tratti della realizzazione di una semplice rampa che di
interventi piu' complessi. Analizzare preventivamente le problematiche
gestionali fa si che gia' a livello progettuale si possano introdurre alcuni
accorgimenti che semplifichino le successive operazioni:
evitare di creare
interstizi difficili da pulire ma al contempo facili ricettacoli di sporcizia
(si pensi ad esempio alle zone sotto le rampe), usare materiali meno soggetti ad
usura e facilmente lavabili, prevedere sistemi di ancoraggio dei vari componenti
che ne facilitano la sostituzione e la pulizia, ecc. Eventuali maggiori oneri in
fase di realizzazione sarebbero comunque giustificati dai successivi
risparmi.
Parti essenziali di una efficiente gestione sono il monitoraggio e
la manutenzione. Il monitoraggio permette, infatti, di valutare nel tempo
l'efficacia degli interventi realizzati e, quindi, la loro corrispondenza o meno
alle reali esigenze, permettendo di intervenire tempestivamente per eventuali
integrazioni o sostituzioni. La manutenzione comporta, invece, tutte quelle
operazioni atte a garantire l'efficienza, la pulizia e il corretto funzionamento
degli interventi e apprestamenti realizzati.
Si danno di seguito, alcuni
semplici input a titolo esemplificativo che non esauriscono la materia che va
valutata caso per caso:
Informazioni
Tutte le informazioni
riguardanti le dotazioni e servizi di una struttura aperta al pubblico devono
essere divulgate nel modo piu' ampio e chiaro possibile, utilizzando modalita'
diversificate (cartaceo, siti web, sportelli per il pubblico, call center, ecc.)
e coordinate tra loro. Tutte le informazioni devono essere esaurienti,
attendibili e costantemente aggiornate; si segnala in particolare l'importanza
di verificare la corrispondenza dei siti web alle norme vigenti in materia di
accessibilita' informatica.
Parcheggi
Se esiste un parcheggio
di pertinenza, bisogna assicurarsi che i posti riservati siano sempre
disponibili e posizionati il piu' vicino possibile
all'ingresso.
Superamento delle distanze e dei dislivelli
I
percorsi accessibili devono essere sgombri da qualsiasi tipo oggetto che
potrebbe costituire ostacolo e fonte di pericolo (cestini portarifiuti, piante,
arredi, ecc.); va costantemente verificato lo stato di usura delle
pavimentazioni riparando tempestivamente eventuali sconnessioni cosi come dei
corrimano lungo le scale;
garantire la tempestiva realizzazione degli
interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti gli impianti di
risalita.
Ingressi dedicati
Qualora sia necessario, quale
unica soluzione possibile, usufruire di un ingresso dedicato e' necessario
assicurarsi che esso sia adeguatamente segnalato e che sia sempre
accessibile.
Segnaletica
Per la migliore comunicazione dei
servizi e' necessario che i segnali, le mappe e i pannelli siano mantenuti in
perfetta efficienza e pulizia, in particolare quelli destinati ad essere
esplorati tattilmente e che siano in posizioni accessibili a
tutti.
Cantieri temporanei
In presenza di cantieri temporanei
verificare che essi non interferiscano con l'accessibilita', predisponendo se
necessario percorsi o ausili alternativi, adeguatamente
segnalati.
Servizi igienici
Evitare che i servizi igienici per
le persone con disabilita' diventino luoghi di deposito con conseguente ingombro
di oggetti che ne vanificano la fruizione e verificare che siano sempre aperti e
dotati di serratura.
Per tutti quegli apprestamenti per cui e' necessario
del personale addetto, come ad esempio passaggi obbligati attraverso luoghi
chiusi a chiave, portoni ad uso esclusivo per l'accesso ai posti auto riservati,
il prestito di sedie a ruote ed altri ausili messi a disposizione, e' necessario
che ci sia un responsabile che garantisca il corretto funzionamento di questi
servizi
3. Casi di studio
In questo capitolo vengono
analizzate nello specifico alcune delle tipologie piu' diffuse di beni
culturali. Per evitare di ripetere concetti gia' esaminati in precedenza, i vari
paragrafi sono stati impostati sotto forma di sintetiche raccomandazioni; per
maggiori dettagli si rinvia al paragrafo 2.3 "Criteri per la progettazione e la
gestione".
I casi evidenziati vanno, comunque, intesi a titolo di esempio sia
per quanto riguarda le tipologie di beni culturali e paesaggistici selezionate
che per i suggerimenti indicati. Come piu' volte evidenziato, la molteplicita' e
singolarita' dei beni che costituiscono il patrimonio culturale italiano e' tale
da non consentire la definizione di soluzioni standardizzate da applicare
pedissequamente. Fondamentale e' la lettura puntuale del bene e l'analisi delle
esigenze dei potenziali fruitori a fronte della destinazione d'uso scelta. Largo
spazio va dato, dunque, alla ricerca di soluzioni originali ed innovative, di
alta qualita' architettonica, studiate ad hoc nell'ottica di un approccio,
suggerito anche dalla normativa in vigore, di tipo prestazionale.
3.1
Parchi e giardini storici, aree e parchi archeologici
Le difficolta'
che si incontrano nel percorrere aree archeologiche o parchi e giardini storici
sono costituite generalmente dalla necessita' di percorrere a piedi distanze di
svariate centinaia di metri, spesso su percorsi disomogenei e scomodi per
chiunque, e di superare dislivelli dovuti alle differenze di quota tra le varie
aree o all'interno di immobili eventualmente presenti. Questi disagi sono
ovviamente potenziati dal fatto di trovarsi all'aria aperta (pioggia, caldo
eccessivo, ecc.).
Linee guida:
- Valutare, eventualmente con il
coinvolgimento delle amministrazioni locali e delle aziende di gestione del
trasporto pubblico, l'accessibilita' urbana al sito facilitando il
raggiungimento della sede sia con i mezzi pubblici che con quelli privati
garantendo, in quest'ultimo caso, parcheggi riservati nelle immediate vicinanze
di almeno uno degli ingressi per il pubblico.
- Creare un percorso
accessibile tra l'area parcheggio/fermata mezzi di trasporto pubblico e
l'ingresso alla struttura.
- Individuare uno o piu' ingressi all'area
naturale protetta accessibili per tutti nelle vicinanze immediate di parcheggi
riservati a persone con disabilita'.
- Con un attento studio dei luoghi
cercare di individuare degli itinerari piu' agevolmente percorribili lungo i
quali indirizzare il pubblico disabile. Se la conformazione dei luoghi lo
permette, dovrebbero essere individuati anche dei punti panoramici, con sistemi
di seduta, dai quali siano possibili vedute d'insieme dell'area o comunque degli
elementi piu' significativi.
- Eventuali dislivelli di lieve entita' possono
essere superati con rampe provvisorie, facilmente removibili a seconda delle
necessita'. In presenza di notevoli dislivelli possono, invece, prevedersi degli
impianti di sollevamento quali ascensori (verticali o inclinati) o piattaforme
elevatrici, adeguatamente inseriti nel contesto circostante. Posizionare rampe
anche in presenza di dislivelli minimi (ad esempio un singolo gradino) e
corrimano lungo le rampe stesse e le scale.
- Il fondo dei percorsi deve
essere il piu' possibile compatto e ben livellato per consentire il passaggio di
sedie a ruote, passeggini, ecc. Qualora il percorso sia costituito da
pavimentazioni storiche particolarmente accidentate e irregolari, e' opportuno
definire almeno una porzione del percorso stesso, di larghezza sufficiente al
transito di una sedia a ruote, con pavimentazione adeguata, in adiacenza o in
sovrapposizione reversibile sugli elementi originari. Se la conformazione dei
luoghi non lo permette, si puo' prevedere la realizzazione di passerelle.
-
Lungo i percorsi devono essere evitati tutti gli ostacoli, soprattutto al di
sopra dei 50 cm dal suolo (non percepibili dai non vedenti).
- Lungo i
percorsi, specie se in pendenza, dovrebbero essere presenti dei solidi
corrimano, se possibile meglio su entrambi i lati, che fungano sia da sostegno
per coloro che hanno difficolta' motorie che da linea guida per le persone con
deficit sensoriali.
- All'ingresso e lungo i percorsi dovra' essere
predisposta un'adeguata segnaletica chiara e facilmente percepibile anche da
ipovedenti; dovranno, inoltre, essere previsti pannelli informativi con scritte
in rilievo o in braille, mappe tattili e linee guida per non vedenti, facendo
ricorso prioritariamente alle linee guida naturali, quando siano di significato
univoco. Ad integrazione della segnaletica si potranno prevedere ulteriori
riferimenti quali rumore di fontane, segnali luminosi, essenze profumate.
-
Dovranno essere individuate delle aree di sosta e riposo dotate di panchine o di
appoggi ischiatici, ombreggiate e possibilmente protette dalle intemperie.
-
Si dovranno prevedere attrezzature e servizi quali telefoni, fontanelle,
cestini, punti informativi, servizi igienici, progettati in modo da poter essere
utilizzati da chiunque.
- Per le aree caratterizzate da percorsi di visita di
notevole estensione, e' opportuno prevedere nelle vicinanze degli ingressi
accessibili e dei parcheggi riservati un "servizio di assistenza" presso i quali
siano eventualmente disponibili ausili di supporto, quali sedie a ruote, piccoli
mezzi elettrici individuali (elettroscooter) e/o veicoli elettrici per 3 o 4
persone (club-cars) condotti, su richiesta, da personale addetto. Se i percorsi
lo permettono si puo' pensare anche a minibus elettrici.
3.2 Spazi
urbani
Il problema dell'accessibilita' riguarda indistintamente
tutte le citta', soprattutto quelle piu' piccole e collinari con un impianto
urbano caratterizzato da stradine tortuose e accidentate, ripidi pendii di
collegamento, stretti vicoli, pavimentazioni irregolari e sconnesse, anguste e
inefficienti aree di sosta, assenza di parcheggi.
Il problema dei notevoli
dislivelli che caratterizzano molti centri storici e' difficilmente risolvibile
nel suo complesso a meno di non ricorrere a notevoli impianti tecnologici
(ascensori, scale mobili) il cui impatto sul territorio e nel sottosuolo va
adeguatamente valutato.
Linee Guida:
- Valutare, eventualmente con il
coinvolgimento delle amministrazioni locali e delle aziende di gestione del
trasporto pubblico, l'accessibilita' delle principali aree urbane facilitandone
il raggiungimento sia con i mezzi pubblici che con quelli privati garantendo, in
quest'ultimo caso, parcheggi riservati adeguatamente distribuiti.
- Con un
attento studio dei luoghi cercare di individuare degli itinerari piu'
agevolmente percorribili lungo i quali indirizzare il pubblico disabile.
-
Eventuali dislivelli di lieve entita' possono essere superati con rampe
provvisorie, facilmente removibili a seconda delle necessita'. In presenza di
notevoli dislivelli possono, invece, prevedersi degli impianti di sollevamento
quali ascensori (verticali o inclinati) o piattaforme elevatrici, adeguatamente
inseriti nel contesto circostante.
- Le pavimentazioni devono essere il piu'
possibile compatte e ben livellate per consentire il passaggio di sedie a ruote,
passeggini, ecc. Nel caso di pavimentazioni storiche particolarmente accidentate
e irregolari, e' opportuno definire almeno una porzione del percorso stesso, di
larghezza sufficiente al transito di una sedia a ruote, con pavimentazione
adeguata, in adiacenza o in sovrapposizione reversibile sugli elementi
originari.
- Devono essere evitati tutti gli ostacoli, soprattutto al di
sopra dei 50 cm dal suolo (non percepibili dai non vedenti).
- Laddove
possibile, specie nei tratti in pendenza, posizionare solidi corrimani, che
fungano sia da sostegno per coloro che hanno difficolta' motorie che da linea
guida per le persone con limitazioni sensoriali.
- Predisporre nei punti
strategici un'adeguata segnaletica chiara e facilmente percepibile anche da
ipovedenti; dovranno inoltre essere previsti pannelli informativi con scritte in
rilievo o in braille, mappe tattili e linee guida per non vedenti, facendo
prioritariamente ricorso alle linee guida naturali, quando siano di significato
univoco.
- Dovranno essere individuate delle aree di sosta e riposo dotate di
panchine o di appoggi ischiatici, ombreggiate e possibilmente protette dalle
intemperie.
- Si dovranno prevedere attrezzature e servizi quali telefoni,
fontanelle, cestini, punti informativi, progettati in modo da poter essere
utilizzati da chiunque.
3.3 Edifici e complessi monumentali
Negli edifici storici e nei complessi monumentali l'ingresso
principale costituisce il primo e spesso piu' gravoso ostacolo da superare,
soprattutto per i disabili motori, a causa della presenza di scalinate
monumentali, androni con gradini, porticati, ecc. Tali barriere, inoltre, sono
quasi sempre strettamente connaturate con l'edificio storico, al punto da
costituire spesso non soltanto buona parte della sua identita' architettonica,
ma anche della sua stessa consistenza materica e delle sue qualita' formali, in
altre parole degli stessi valori che il progetto di restauro si prefigge di
tutelare. Nella generalita' dei casi, l'entita' dei dislivelli all'ingresso
varia dal semplice gradino ai 2 metri, rendendo possibile la realizzazione di
rampe accuratamente progettate o di piattaforme elevatrici, nel rispetto della
compatibilita' strutturale, materica e percettiva della fabbrica originaria. Per
dislivelli maggiori, o in caso di forte impatto percettivo e materico di una
eventuale nuova rampa o piattaforma elevatrice, e' opportuno valutare tutte le
possibili alternative ad un accesso dall'ingresso principale, ancorche' meno
inclusive nei confronti delle persone con disabilita'.
Considerando che molti
edifici storici presentano sviluppi planimetrici abbastanza complessi, altre
esigenze primarie da soddisfare al loro interno sono la possibilita' di
orientarsi, di circolare, di uscire dagli stessi in caso di emergenza, nonche'
di poter utilizzare almeno un servizio igienico.
Nel caso di edifici su piu'
piani subentra anche il problema di raggiungere i diversi livelli, che puo'
essere risolto quasi esclusivamente con l'inserimento di ausili meccanici
(ascensori, piattaforme elevatrici, ecc.) collocandoli in vani scala aperti,
cortili interni, o eventuali ambienti di minor pregio. In quest'ultimo caso,
tuttavia, e' opportuno limitarsi ad intervenire in ambienti coperti con solai
piani, evitando il piu' possibile il taglio di strutture voltate, che, oltre al
sacrificio di materia originaria della fabbrica, comporta spesso pesanti
ricadute di ordine strutturale.
Resta infine il problema di percorrere lunghe
distanze, frequente nei grandi complessi monumentali, che puo' essere causa di
affaticamento per molte persone, soprattutto anziani o cardiopatici.
In
questi casi e' fondamentale prevedere all'ingresso dell'edificio la
disponibilita' di sedie a ruote, da fornire a tutte le persone che ne facciano
richiesta, valutando inoltre la possibilita' di installare un servizio di
piccoli elettroscooter, previa verifica della presenza degli idonei spazi di
manovra, nonche' degli eventuali rischi per le persone e per i beni oggetto di
tutela.
Linee Guida:
- Valutare, eventualmente con il coinvolgimento
delle amministrazioni locali e delle aziende di gestione del trasporto pubblico,
l'accessibilita' urbana alla struttura facilitando il raggiungimento della sede
sia con i mezzi pubblici che con quelli privati garantendo, in quest'ultimo
caso, parcheggi riservati nelle immediate vicinanze di almeno uno degli ingressi
per il pubblico.
- Se possibile individuare ingressi accessibili per tutti,
oppure, nell'impossibilita' di collocare rampe o piattaforme elevatrici per
vincoli di tipo strutturale, materico e percettivo, individuare un percorso
alternativo che garantisca in ogni caso l'accessibilita'.
- Con un attento
studio degli ambienti cercare di individuare degli itinerari piu' agevolmente
percorribili lungo i quali indirizzare il pubblico disabile al fine di garantire
la visitabilita' dell'edificio.
- Eventuali dislivelli di lieve entita'
possono essere superati con rampe provvisorie, facilmente removibili a seconda
delle necessita'. In presenza di notevoli dislivelli possono, invece, prevedersi
degli impianti di sollevamento quali ascensori o piattaforme elevatrici,
adeguatamente inseriti nel contesto circostante.
- Lungo i percorsi devono
essere evitati tutti gli ostacoli, soprattutto al di sopra dei 50 cm dal suolo
(non percepibili dai non vedenti).
- Lungo le rampe o le scale, dovrebbero
essere presenti dei solidi corrimani, se possibile meglio su entrambi i lati,
che fungano da sostegno per coloro che hanno difficolta' motorie.
-
All'ingresso e lungo i percorsi dovra' essere predisposta un'adeguata
segnaletica chiara e facilmente percepibile anche da ipovedenti, dovranno
inoltre essere previsti pannelli informativi con scritte in rilievo o in
braille, mappe tattili e linee guida per non vedenti, facendo preferibilmente
ricorso alle linee guida naturali, quando siano di significato univoco.
- Se
i complessi monumentali sono caratterizzati da impianti planimetrici complessi
con notevoli distanze da percorrere, individuare delle aree di sosta e riposo
dotate di sistemi di seduta.
- Prevedere attrezzature e servizi quali
telefoni, cestini, punti informativi, servizi igienici, zone di ristoro
progettati in modo da poter essere utilizzati da chiunque.
- Nella scelta di
arredi e attrezzature, nonche' negli allestimenti di vario genere, verificare
sempre che gli stessi siano funzionali per un agevole uso da parte di chiunque e
collocarli in modo che non siano d'ostacolo o costituire fonte di
pericolo;
sfruttarli anche come punti di riferimento e linee
guida.
3.4 Luoghi di culto
Il problema dell'accessibilita'
ai luoghi di culto e' legato principalmente alle scalinate poste all'ingresso
delle fabbriche.
Cio' comporta una difficolta' maggiore, poiche' la facciata
e' spesso uno degli elementi di maggior interesse artistico e architettonico dei
luoghi di culto. In proposito, alcuni suggerimenti progettuali applicati allo
specifico caso della realizzazione di rampe per garantire l'accessibilita' di
chiese sono stati proposti in occasione del concorso Chiese senza
barriere, promosso dalla Diocesi di Caltanissetta nel 2007(vedi paragrafo
2.3.3).
Al di la' dell'obbligo normativo di rendere accessibile almeno
un'area dell'aula per le celebrazioni, sarebbe opportuno, compatibilmente con la
configurazione dei luoghi, rendere accessibile anche la zona dell'altare, sia
perche' gli stessi celebranti potrebbero essere persone con disabilita', sia in
quanto essa costituisce una parte significativa dell'edificio ("spazio
prezioso").
Gli accessi alla cripta e al campanile comportano generalmente un
intervento di forte impatto formale e strutturale visti i considerevoli
dislivelli da superare. In questi casi, quindi, l'intervento puo' essere
giustificato dalla presenza in quota di un significativo e raro panorama o di un
percorso attrezzato che permetta occasionalmente la visita in parti altrimenti
inaccessibili della struttura 76.
Linee Guida:
- Cercare di
rendere accessibile l'ingresso principale, compatibilmente con le istanze della
tutela del monumento. In alternativa si puo' fare ricorso ad un ingresso
laterale, inserendo gli interventi su un prospetto di minore importanza
storico-artistica o, in ultima analisi, far ricorso a ingressi secondari,
passando eventualmente attraverso locali di servizio quali la sacrestia.
-
Cercare di garantire, laddove possibile, anche l'accessibilita' al presbiterio e
alla zona absidale, eventualmente, trattandosi in genere di dislivelli ridotti,
con rampe anche da montare all'occasione.
- Prevedere anche degli elementi di
ausilio per l'orientamento.
____________
76 A. Arenghi,
L'adeguamento finalizzato all'accessibilita', in S. Della Torre, V.
Pracchi, Le chiese come beni culturali. Suggerimenti per la
conservazione, Electa, Milano 2003, pp. 90-99.
____________
3.5
Spazi espositivi, musei, archivi e biblioteche
Questi ambienti,
oltre a presentare le stesse problematiche degli edifici e dei complessi
monumentali, hanno il compito di comunicare valori culturali aggiuntivi a quelli
intrinseci. Generalmente le problematiche peculiari sono legate agli elementi di
arredo e agli allestimenti.
Linee Guida:
- Tutti i percorsi devono
essere privi di ostacoli; vanno inoltre evitati passaggi angusti ed elementi
sospesi difficilmente percepibili, specialmente dai non vedenti; eventuali
dislivelli vanno adeguatamente segnalati.
- Creare percorsi diversificati per
permettere anche visite brevi, limitatamente alle opere di maggiore valore;
identificare i vari percorsi attraverso l'uso appropriato di un'idonea
segnaletica, delle luci, dei colori, dei pittogrammi che guidino l'utente per
tutta la durata della visita.
- Nella scelta di arredi e attrezzature,
verificare sempre che gli stessi siano funzionali per un agevole uso da parte di
chiunque e collocarli in modo che non siano d'ostacolo o costituire fonte di
pericolo, sfruttandoli anche come punti di riferimento e linee guida.
-
Espositori, vetrine, scaffalature e quant'altro devono essere accessibili ad un
utenza con caratteristiche diversificate; in particolare deve essere valutata la
possibilita' di accostamento anche da parte delle persone che necessitano di
ausili; vanno accuratamente valutate le dimensioni, la forma, l'altezza dei
ripiani, i materiali da utilizzare e quant'altro necessario affinche' non
costituiscano essi stessi barriera architettonica o fonte di pericolo.
-
Studiare accuratamente l'illuminazione sia dei percorsi che degli oggetti.
-
Prevedere al centro delle sale delle zone di sosta per poter godere delle opere,
evitando un eccessivo affaticamento; predisporre, almeno nelle sale di maggiore
afflusso dei visitatori, anche adeguati sistemi di seduta; prevedere anche spazi
in cui persone con la sedia a ruote, passeggini o mezzi similari possano sostare
senza ostacolare il passaggio degli altri visitatori.
- Prevedere
idonei sussidi quali, mappe, tattili e non, brochure e audioguide da mettere a
disposizione del visitatore elaborate in modo da rispettare i principi della
leggibilita' e accessibilita';
prevedere anche un numero adeguato di
postazioni multimediali accessibili.
______________